Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 22 Giovedì calendario

GUARIRE IN FRETTA - A

piccoli passi verso la moto, tuta ad dosso e casco in testa. Il bolide sempre più vicino, la stampella che non serve più e viene allungata a un uomo del team, poi le gambe a cavallo della sella. Ancora una sistemata e via come un razzo a battersi in mondovisione sul circuito di Sachsenring. «Ecco, il momento è questo. Queste sono le immagini. I pazienti vorranno fare come lui, mi chiederanno di poter recuperare velocemente, di essere rimessi in piedi prima possibile. Succede ogni volta che un campione si fa male. Ricordo ancora il rientro di Baggio a meno di 80 giorni dalla rottura del crociato anteriore. Chi aveva lo stesso problema al ginocchio si chiedeva perché fosse condannato ad aspettare molto più tempo di lui anche solo per camminare normalmente». Il dottor Luigi Pro speri, responsabile del trauma center dell´ospedale Maggiore di Bologna, sa che, malgrado le speranze dei malati, il record di Valentino Rossi difficilmente si può replicare.
Per un campione che riesce in un recupero straordinario, ci sono decine di migliaia di vittime di traumi che fanno i conti con un corpo normale, un´assistenza sanitaria normale, un conto in banca normale. Devono avere molta pazienza prima di ricominciare a salire in bici per divertimento, a giocare a tennis con gli amici, a nuotare o semplicemente a fare la spesa sotto casa da soli. Impossibile anche che abbiano le motivazioni di uno come Rossi, la sua voglia di stare sei ore al giorno a fare riabilitazione tra piscina e palestra, il suo desiderio di tornare sulla moto, cioè dove si è fatto male. Eppure chiedono di accelerare.
Se i record degli atleti sono difficili da battere, è altrettanto vero che la traumatologia progredisce in continuazione. Forse anche grazie all´esperienza fatta dagli ortopedici con gli sportivi. E non solo in quel campo.
«Per fortuna lo sport negli ultimi anni ha dato un grande contributo alla scienza medica e non esistono più branche della medicina che non si occupino anche di chi fa agonismo», dice Diana Bianchedi, ex fiorettista plurimedagliata, che si era rotta il tendine d´Achille durante un assalto alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 e oggi fa il medico dello sport e dirige un centro di riabilitazione post traumatica a Roma.
Quindi, è anche grazie alle sperimentazioni della medicina dello sport che oggi i tempi di recupero si accorciano pure per i comuni mortali. Dieci, quindici anni fa, quando si usavano le placche, i gessi, oppure i fissatori esterni, a chi si fratturava tibia e perone come Valentino ci volevano 3 mesi per rimettere il piede in terra. Ora, con il chiodo midollare infilato al centro dell´osso basta una settimana. L´intervento di protesi al ginocchio un tempo era quasi un calvario, oggi con operazioni mini invasive, ossia con tagli di pochi centimetri, ci si alza nel giro di due giorni. «Tutti vogliono fare presto, il nostro è un mondo frenetico - racconta Marco D´Imporzano, responsabile della traumatologia d´urgenza del Gaetano Pini di Milano, che per 10 anni ha prestato servizio nello staff medico dell´Inter - Anche gli anziani hanno fretta. Oggi se operi un settantenne di protesi all´anca magari ti dice che vuole tornare a sciare e ti chiede quando potrà farlo».
Con mezzi di sintesi, cioè chiodi e viti, sempre migliori cresce anche la ricerca sui cosiddetti fattori di crescita dell´osso. «Si tratta di sostanze biochimiche che fanno rigenerare il tessuto più in fretta - aggiunge D´Imporzano - si usano nelle fratture che si consolidano con più difficoltà. Poi ci sono gli studi su fattori che inducono l´osteogenesi, come le staminali. Probabilmente il futuro è questo». Si cerca così di rispondere alla domanda di guarigione ma anche a quella di recupero rapido. Fatta da sempre più persone. «Una volta non c´erano tutti questi tennisti, non c´erano così tanti motociclisti della domenica o giocatori di calcetto - spiega Prosperi - Il numero degli infortuni è cresciuto, e di molto. Vedono Totti che ricomincia a giocare dopo la frattura alla caviglia e ci chiedono di aiutarli a tornare a divertirsi con gli amici prima possibile. Molti non si rendono conto di quanto sia difficile accelerare ancora. Eppure sono stati fatti progressi incredibili. Io stesso mi sono rotto la gamba a metà degli anni Ottanta. Dopo l´operazione mi sono fatto ben cinque mesi di gesso. Ho ricominciato a correre a un anno dall´incidente».
Quello degli sportivi professionisti resta un altro mondo, per recuperare alla loro velocità bisogna avere intanto caratteristiche fisiche particolari. Essere allenati prepara anche ad affrontare grandi traumi. «E Valentino è un grande atleta». A dirlo è Nicola Lucidi, il primario di ortopedia di Rimini che ha seguito il pilota della Yamaha dopo l´intervento del professor Roberto Buzzi al Cto di Firenze il 5 giugno. «Certo, il recupero della frattura non è al cento per cento, l´osso si deve ancora consolidare, ma in pista si trasforma». I primi 15-20 giorni Rossi è rimasto fermo tanto, con poca riabilitazione e molte sedute in camera iperbarica. «Poi ha iniziato ad andare in piscina e in palestra, sei ore al giorno - dice ancora Lucidi - sempre accompagnato dal suo fisioterapista, Carlo. Molto in gamba».
Il segreto del rientro record è anche nella motivazione. «I recuperi rapidi, anche quando si parla di non sportivi, sono sempre legati, oltre che a un buono stato di salute di partenza, alla forza di volontà - aggiunge Lucidi -. La presenza di spirito, la voglia di tornare come prima possono avvicinare anche le persone normali alla guarigione». Vale per tutti, anche per le persone molto anziane: quelle più lucide hanno maggiori possibilità di riprendersi da un trauma serio di chi ha magari problemi di demenza senile.
Motivazioni a parte, Rossi ha goduto di un´assistenza particolare in momenti fondamentali dell´infortunio. Agli altri non capita. «Sono tre le fasi importanti - dice di nuovo Prosperi - Quella subito successiva all´incidente, l´intervento, e il periodo di riabilitazione. Dobbiamo tenere conto che nella prima Valentino, come sarebbe successo a qualsiasi altro pilota del Moto gp, è stato soccorso immediatamente, stabilizzato e portato dal circuito del Mugello in ospedale con l´elicottero. Arrivare velocemente in sala è fondamentale e non a tutte le persone che si spaccano tibia e perone capita. A tanti tocca aspettare molte ore. Pensiamo a chi si rompe il femore, talvolta aspetta anche due giorni. Credo che questa sia la cosa più importante anche in prospettiva del recupero, come dimostrano varie ricerche scientifiche: prima si aggrediscono le fratture meglio è. L´intervento invece, fatto in una struttura pubblica da un bravo chirurgo, accomuna Valentino Rossi a quasi tutti gli altri che patiscono fratture simili alle sue o comunque importanti. Ma dopo arriva un´altra grande differenza. Non tutti hanno a disposizione 24 ore su 24 un fisioterapista, non tutti possono accedere alle sedute di camera iperbarica immediatamente o avere sempre a disposizione una piscina. Da noi certi malati stanno con il fisiatra 40 minuti al giorno». Del resto in Italia ci sono solo una cinquantina di centri pubblici e convenzionati che dispongono di una camera iperbarica.
Dunque, come può fare una persona normale ad accelerare i tempi del rientro? Intanto è fondamentale non essere un fumatore. «Le sigarette rallentano la riparazione dell´osso, è stato più volte provato scientificamente», dice Paquale Longobardi, il direttore sanitario del centro iperbarico di Ravenna, dove Rossi ha fatto una quindicina di sedute. «Poi oggi sappiamo che è meglio non utilizzare troppi mezzi di sintesi, come chiodi e viti, e qui è fondamentale il chirurgo». Anche riuscire a non mettere il gesso aiuta a fare prima. «Dei 1.100 pazienti che trattiamo ogni anno - continua Longobardi - un terzo ha subito traumi, soprattutto sportivi. Quasi tutti chiedono di guarire presto e di evitare le complicazioni. L´ossigeno che utilizziamo va nel midollo, fa produrre staminali che rigenerano i vasi sanguigni dell´osso. La camera iperbarica ha ottimi effetti nei pazienti di una certa età e fumatori: può ridurre di un terzo il tempo di guarigione, evitando infezioni se hanno avuto fratture esposte e aiutando l´osso a riformarsi. Però la vogliono usare tutti, anche i giovani. Ho già cominciato a ricevere chiamate di persone che chiedono di fare lo stesso trattamento di Valentino».