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 2010  luglio 22 Giovedì calendario

SCHEDONE SULLA RIFORMA UNIVERSITARIA

(aggiornato il 22/7/2010) -

È iniziato il 22 luglio al Senato l’esame del disegno di legge che riforma gli atenei italiani. Sono stati presentati 396 emendamenti. Il 29 luglio il Senato ha approvato con 152 sì, 94 no e 1 astenuto il ddl Gelmini di riforma dell’università che ora passa alla Camera. Hanno votato a favore, insieme alla maggioranza, Pdl e Lega Nord, anche l’Api di Francesco Rutelli e l’Svp. Contrariamente a quanto proposto dal ddl, al Senato è stato bocciato l’abbassamento dell’età pensionabile da 70 a 65 anni. È stato fissato a 68 anni il limite per gli associati.

Ecco cosa prevede la riforma Gelmini:

1) L’incarico del rettore diventa a tempo determinato: sono possibili al massimo due incarichi consecutivi da quattro anni ciascuno, per un totale di otto anni. Il rettore sarà scelto dai professori ordinari in servizio. Oggi, invece, non è previsto alcun limite e ogni università decide come regolarsi: ci sono casi di rettori anche al quarto mandato. La norma sarà subito applicabile: i rettori che, al momento dell’entrata in vigore della riforma, saranno al secondo mandato non potranno candidarsi di nuovo. Se il rettore ha amministrato male l’ateneo, il senato accademico lo può sfiduciare con una maggioranza di 3/4 (ciò però potrà accadere non prima che siano trascorsi almeno due anni dall’inizio del suo mandato).
2) Differenziazione dei ruoli di Cda e Senato accademico. Il Senato accademico avrà la competenza a formulare proposte e pareri in materia di didattica e ricerca, di attivazione o disattivazione di corsi e sedi. Il Senato, inoltre, potrà esprimere parere sul bilancio di previsione annuale e triennale, nonché sul conto consuntivo dell’università. Il Consiglio di amministrazione invece avrà il compito di approvare la programmazione finanziaria annuale e triennale e del personale, di vigilare sulla sostenibilità finanziaria delle attività di ricerca e di deliberare sull’attivazione e la sospensione di corsi e sedi. Questo organo sarà composto al massimo da undici membri, inclusi il rettore e una rappresentanza elettiva degli studenti. Di questi membri almeno tre (due nel caso di un Cda meno numeroso) devono essere esterni all’ateneo (al momento tutti i membri sono rappresentanti interni dell’università).
3) Arriva il direttore generale. Al posto dell’attuale direttore amministrativo ci sarà un direttore generale con responsabilità dirette (per esempio la firma del bilancio), anche se sulla base di indicazioni fornite dal Consiglio di amministrazione. Avrà un contratto di lavoro a tempo determinato non superiore a quattro anni, rinnovabile.
4) Codice etico anti-parentopoli. Tutti gli atenei, per evitare situazioni di conflitti di interesse legati a parentele o per eliminare quelle esistenti nonché per gestire le risorse in maniera trasparente, dovranno adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge un codice deontologico.
5) Bilanci trasparenti. Verrà introdotta una contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra i ministeri dell’Istruzione e del Tesoro. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio. È previsto il commissariamento per gli atenei in dissesto finanziario. Se le università capiranno di non farcela, potranno fondersi tra loro per evitare duplicazioni. L’unione potrà avvenire su base federativa, tra università vicine, o anche in relazione a singoli settori di attività, per aumentare la qualità, evitare le duplicazioni e abbattere i costi. In ogni caso, gli atenei potranno avere al massimo 12 facoltà. Il progetto di fusione e di federazione deve essere approvato dal ministero dell’Istruzione e dell’Università. I fondi risparmiati possono restare nella disponibilità degli atenei solo con il parere favorevole dello stesso ministero e a patto di indicare in quale modo saranno utilizzati nel progetto sottoposto all’approvazione.
6) Anvur. L’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario esaminerà periodicamente le università dal punto di vista della gestione economica e finanziaria, dei risultati, della trasparenza e della promozione del merito secondo criteri di qualità. Una valutazione negativa può compromettere l’erogazione dei fondi previsti da parte del ministero. Per quanto riguarda la valutazione degli atenei è prevista l’introduzione di un sistema di accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato. Lo scopo è verificare il possesso, da parte delle università, dei requisiti necessari all’attività didattica e di ricerca, nonché della sostenibilità economico-finanziaria.
7) Valutazione dei docenti. I professori saranno tenuti a firmare e timbrare le loro ore di lezione. L’obbligo è quello di fare 1.500 ore l’anno, di cui 350 dedicate alla didattica (250 nel caso di professori a tempo definito). Il provvedimento abbassa l’età in cui si entra in ruolo da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 1.800 euro. Inoltre, i docenti che riporteranno una scarsa valutazione, da parte dell’università e dell’Anvur, potrebbero non beneficiare dello scatto di stipendio - passato da biennale a triennale - e non potranno fare parte delle commissioni di valutazione degli altri docenti e dei progetti di ricerca. Anche gli studenti valuteranno i professori e questo giudizio sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero.
8) Reclutamento dei docenti. Per i docenti arriva l’abilitazione nazionale di durata quadriennale assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali. I concorsi, cioè, non saranno più banditi dalle singole università (pratica che ha spesso ostacolato il merito e la trasparenza). Si introduce l’abilitazione scientifica nazionale, una specie di concorso unico nel quale i candidati saranno valutati sulla base di specifici parametri di qualità. Il giudizio sarà affidato ad una commissione estratta a sorte e composta da professori di prima fascia. Chi ottiene l’abilitazione viene inserito in una lista. E da questa lista devono obbligatoriamente pescare le università che decidono di assumere nuovi professori. Possibilità di chiedere fino a cinque anni di aspettativa per andare a lavorare nel privato senza perdere il posto.
9) Rivoluzione per i ricercatori. Si prevedono contratti a tempo determinato di 3 anni rinnovabili soltanto altri tre. Al termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. Potranno essere ancora banditi concorsi per ricercatori a tempo indeterminato ma fino al 2011. Gli assegni verranno rivisti, aumentando lo stipendio da 1300 a 2100 euro.
10) Viene istituito il fondo per il merito, che vuole premiare gli studenti più bravi a prescindere dal livello di reddito delle loro famiglie. I ragazzi saranno individuati attraverso un test standard fatto insieme all’esame di maturità. I soldi serviranno per andare a studiare nelle università migliori. La legge non quantifica la somma che riceveranno. In ogni caso l’operazione sarà finanziata da Stato, Regioni e privati che vorranno collaborare al progetto. Il fondo per il merito sarà cumulabile con le borse di studio già previste dalla legge per gli studenti meno abbienti.

Tra gli emendamenti in discussione al Senato: l’esame obbligatorio di lingua straniera per chi vuole diventare ricercatore; l’estensione ai professori del principio dell’intra moenia (per ora valido solo per i medici): in pratica il professore di diritto che fa anche l’avvocato dovrebbe girare all’università una percentuale di quello che incassa da libero professionista; abbassamento dell’età della pensione da 70 a 65 anni.

Qualche dato sull’università italiana:

In Italia ci sono 20 atenei nel nord ovest, 12 nel nord est, 27 al centro, 23 al sud, 6 sulle isole. In totale 5.960 corsi di laurea. Gli iscritti totali sono 1.799.041; i professori 36.566; i ricercatori 22.924. (Dati 2009)

Quanto spendono i paesi per gli studenti universitari (dato annuale espresso in dollari). Francia 10.995; Germania 12.446; Giappone 12.326; Spagna 10.089; Svezia 15.946; Regno Unito 13.506; Stati Uniti 24.370; Italia 8.026. La media Ocse è di 11.512.