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 2010  luglio 21 Mercoledì calendario

STRAGI NAZISTE, NO DELL’AJA A ROMA: BERLINO NON DEVE RISARCIRE LE VITTIME - C’ è

un diritto internazionale che non va mischiato alla morale. Su queste basi, ieri la Corte internazionale di Giustizia dell’ Aja ha bocciato una richiesta dell’ Italia che chiedeva risarcimenti alla Germania per alcune vittime di atrocità naziste durante la Seconda guerra mondiale. E ha dato ragione al governo di Berlino che era ricorso contro una sentenza della nostra Corte di Cassazione. Secondo i giudici internazionali che fanno capo alle Nazioni Unite, la domanda del governo di Roma è «irricevibile». Sia l’ Italia che la Germania potranno inviare ora le loro repliche, ma un osservatore di faccende giuridiche internazionali ieri sera riteneva che sarebbe difficile per gli italiani continuare a difendere la loro posizione. La vicenda che ha portato al giudizio è delicata e nel 2008 ha anche assunto caratteristiche politiche rilevanti nei rapporti italo-tedeschi. L’ origine del tutto è una strage che i nazisti compirono il 29 giugno 1944 nei pressi di Arezzo, a Civitella, Cornia e San Pancrazio: 203 vittime civili uccise con un colpo alla nuca da militari della divisione Hermann Göring. I famigliari di due degli uccisi, Metello Ricciarini e Ranieri Pietrelli, nel 2003 si sono costituiti parti civili durante un processo che ha condannato un sergente tedesco che partecipò alla strage: su questa base, un tribunale ha stabilito che la Germania avrebbe dovuto risarcirli con 800 mila euro. E la Cassazione ha confermato la sentenza nell’ ottobre 2008. Immediata reazione di Berlino: il governo ammise che la colpa morale della strage era tedesca, ma si rifiutò di pagare sulla base di due motivi. Primo, uno Stato gode di una immunità internazionale che gli consente di non rispondere delle azioni dei suoi cittadini, anche se sono militari del suo esercito. Diversamente, la Germania dovrebbe fallire domattina: i risarcimenti che dovrebbe sborsare per le vittime del nazismo ridurrebbero il Paese in povertà. Secondo, nel 1961 Roma e Bonn (allora capitale) firmarono un accordo sulla base del quale la Germania versava un indennizzo di 40 milioni di marchi a titolo di riparazione dei crimini di guerra. Su queste basi, nell’ ottobre 2008 Berlino ricorse alla Corte dell’ Aja contro la sentenza della Cassazione italiana. Non solo. Chiese all’ Italia un segno di condivisione e di sostegno delle sue posizioni unicamente fondate sul diritto internazionale e non sulla morale o sulla politica. Addirittura, qualche funzionario tedesco avanzò l’ ipotesi che Roma affiancasse Berlino nel ricorso all’ Aja. In realtà, il governo, già guidato da Silvio Berlusconi, si trovò nelle condizioni di difendere la sentenza della Cassazione e, a sua volta, contro-ricorse alla Corte di Giustizia. Ieri il risultato: l’ Aja ha preso la decisione di respingere l’ istanza italiana con 13 voti a favore e uno contrario. La sentenza della Cassazione italiana aveva stabilito un precedente che, se accettato, avrebbe aperto una serie di cause di risarcimento colossale. Più di un giurista, quando la sentenza italiana fu pubblicata, la salutò come una novità positiva che avrebbe messo in discussione alcune parti del diritto internazionale ritenute ingiuste. Molti altri però espressero profondo scetticismo. Soprattutto, il governo tedesco fu inflessibile. C’ è però da ricordare che, poco dopo i ricorsi, durante un vertice bilaterale tenuto a Trieste nel novembre 2008, il ministro degli Esteri Franco Frattini e l’ allora suo pari tedesco Frank-Walter Steinmeier cercarono di abbassare i toni e i contenuti della disputa, che nessuno dei due governi voleva. Ciò, nonostante che alcuni giornali tedeschi avessero attaccato l’ Italia al punto di provocare una reazione del presidente Giorgio Napolitano. Roma sostenne di rispettare «la decisione tedesca di rivolgersi alla Corte internazionale di Giustizia» e addirittura considerò che la pronuncia di questa fosse «utile al chiarimento di una complessa questione». In parallelo, Frattini e Steinmeier istituirono una commissione di storici che sta ancora lavorando allo studio dei rapporti tra nazisti e fascisti durante la Seconda guerra mondiale: le cose vanno meglio oggi.
Danilo Taino