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 2010  luglio 22 Giovedì calendario

PER LUCA P. DA J

VALERIO MEROLA


Lì abbigliamento è casual: ber-
muda e maglietta, borsello
Vuitton, sneakers dorate con
il suo nome VALERIO stam-
pato su a grandi lettere. Il to-
no, invece, è sussiegoso. Merola pone su-
bito le sue condizioni: che non si usi la pa-
rola «merolone» nel titolo di questa inter-
vista. Il che mi lascia perplessa. Pensavo
ci fosse affezionato: l’aveva registrato co-
me marchio, ci scrisse una canzone (La
macarena del Merolone, fa niente se non
la ricordate) e la parola finì nell’elenco dei
neologismi del 1996, anno dello scandalo
detto anche «Vallettopoli I».

f abbigli;

• m,,rio

Alcune ragazze accusarono Merola (e
Gigi Sabani) di averle costrette a rappor-
ti sessuali in cambio di opportunità lavo-
rative in tivù. Merola si fece dieci giorni a
Regina Coeli, ma due mesi dopo il caso fu
archiviato, con tanto di risarcimento sia a
Merola che a Sabani. Una storia squalli-
da; niente, però, in confronto alle Valletto-
poli successive.

Resta agli atti la sorprendente linea di di-
fesa degli avvocati di Merola: le ragazze
dovevano per forza essere consenzienti,
viste le dimensioni «oltre la norma» del
membro dell’accusato.

Quando ho chiesto come gli avvoca-
ti escogitarono questa argomentazione,
Merola ha fatto lo gnorri. «Non c’ero,
non me ne parlarono», mi ha risposto
con tono che non vorrei definire irrigidito
per evitare ulteriori doppi sensi, che già,
quando si intervista il Merolone, bisogna
farci lo slalom.

L’ho incontrato ad Acri, 20 mila abitan-
ti in provincia di Cosenza: ci si arriva per
una strada tutta curve. Poca gente in gi-
ro e quei pochi ti dicono buongiorno.
C’è un edificio di fine ’600, Palazzo San-
severino-Falcone, di recente ristruttura-
to e che ospita un museo di arte contem-
poranea. Merola mi ha chiesto di venire
qui, perché qui è impegnato nelle prove
della serata inaugurale di Acrinscena, fe-
stival di musica e varietà di cui è diretto-
re artistico. Resterà in zona tutta l’estate
perché, sempre da queste parti, ma verso
Soverato, sul mare, ci sarà lo studio a cie-
lo aperto del contenitore pomeridiano di
Raidue, dal titolo R(estate) sul 2. Un ami-
co che lavora in Rai mi ha detto, una vol-
ta: «Fai sempre caso alla gente che metto-
no a condurre i programmi estivi, sono i
nomi su cui puntano le reti». Infatti, altre
voci (che Merola non conferma) lo danno
come prossimo conduttore della Vita in
diretta al posto di Lamberto Sposini in
autunno. Insomma, è il suo momento.

Pare che la sua collega di conduzione a
(R)estate sul 2 sarà Ingrid Muccitelli,
ex di Piero Chiambretti e attuale nuova
fiamma del direttore generale della Rai,
Mauro Masi.

«L’ho sentito dire anch’io. Ma non è an-
cora sicuro».

Scusi, il programma inizia tra due set-
timane e ancora non sanno chi è la
conduttrice?

«Insomma, il conduttore sono io. In-
grid, o chi per lei, mi affiancherà. Maga-
ri saranno più di una».
Che ne pensa di Ingrid?
«Ci avrò scambiato sì e no dieci parole e
l’ho vista qualche volta in tivù».
Bei vantaggio essere la nuova accompa-
gnatrice del direttore generale...
«Non direi. Lo dimostra la malizia della
sua domanda. Le relazioni con i poten-
ti non conviene pubblicizzarle, diventa-
no un ostacolo. E, comunque, non ser-
vono. Solo con il talento si arriva in al-
to, davvero».

Tra le candidate a co-conduttrici ci sa-
rebbero anche Laura Barriales e Linda
Santaguida.

«Non ne so niente, le ripeto. Tra l’altro,
forse, anziché debuttare il 26 luglio ri-
manderemo di una settimana perché,
come vede, e mi scusi se non tolgo gli
occhiali da sole mentre le parlo, io ho
fatto un intervento agli occhi».
Un ritocco estetico?

«No, roba molto più seria. Due ore in
anestesia generale, distacco della retina.
Sabato scorso sono uscito da casa mia
a Montecarlo con Jack, un Labrador a
cui sono affezionato come a un figlio, e
all’improwiso ho cominciato a vedere
delle ombre. Ho subito telefonato a un
medico amico, il dottor Guido Lesnoni,
e sono stato operato d’urgenza. Però sto
recuperando velocemente. Anche gra-
zie alla vita sana che conduco, credo».
Lei ha 55 anni, giusto?
«Non ho mai dichiarato pubblicamen-
te la mia età. Lei è libera di scriverla, se
trova l’informazione».
Io mi affido a Wikipedia ma lei, se lo la-
sci dire, è molto vanitoso.
«Mi piace confondere le idee».
Come si vede tra cinque anni?
«Sempre uguale. Grazie alla vita sana


co, come mio cugino Ales-
sandro, che oggi è amba-
sciatore. Io l’ho acconten-
tato solo in parte, laurean-
domi in Scienze Politiche.
Poi, il richiamo del mon-
do dello spettacolo per me
era troppo forte».

Che ne direbbe suo padre,
corrente Forlani-Andreot-
ti, della vicinanza di Va-
lerio Merola alla Lega, il
partito che ha distrutto la
Prima Repubblica?

«Io non faccio politica.
Sono solo amico di Ren-
zo Bossi. L’ho conosciu-
to che era ancora ragazzi-
ne una volta che andai a
presentare la serata finale
di Miss Padania, a Lona-
to, in provincia di Brescia.
Mi ammira, mi vede come
una specie di fratello mag-
giore. Siamo sempre in
contatto su Facebook. E
gli ho organizzato una di-
vertentissima cena eletto-
rale con ospiti speciali, ti-

BIIDDI I ^ A k ^ E ^JTE p0 ^)en FlaITOW’ ^ cmtan-
rUBBLICAMENTC» tè degli anni’80, e un sosia

di Elvis Presley arrivato
che conduco e ai consigli del mio die- apposta dall’America. Mi piace Renzo
tologo, il dottor Massimo Pattini, un perché è un bravo ragazzo. Studia, non
luminare», fuma, non si droga. Sarà lui a prendere
Prima del 1996, l’anno dell’inchiesta, il posto di suo padre».
lei aveva dichiarato di avere avuto 5 mi- Politicamente, è vicino alla Lega o no?
la donne. Passati 14 anni, a che numero «Apprezzo la Lega per la capacità di
è arrivato? stare vicino alla gente ma stimo mol-
«Ho smesso di contarle, dopo il ’96. E to anche l’Udc di Casini, perché porta
poi le faccio una confidenza: da qual- avanti quei valori della famiglia a cui so-
che anno sono innamorato e molto sere- no stato educato».
no. una persona che non c’entra con Ma se lei una famiglia non l’ha mai
l’ambiente e la relazione viene portata avuta...
avanti con massima discrezione, anche «Non è mica un peccato! Mi creda,
per scaramanzia», con le donne io mi sono sempre com-
Si sposerà? portato bene. Non ho mai avuto il pie-
«Non mi sento ancora pronto. Sindro- de in due scarpe, doppie vite, relazioni
me di Peter Pan, da un lato. E poi consi- parallele».
dero il matrimonio una cosa seria. Mio Dopo Vallettopoli è cambiato il suo at-
padre era un dirigente della Democra- teggiamento nei confronti delle ragazze
zia Cristiana e un attivista dell’Azione che le si avvicinano?
Cattolica, sono stato educato con certi «Molto. Sono più prudente, ho impa-
valori. Messa tutte le domeniche, scuo- rato a distinguere le persone sincere e
le religiose», quelle che non lo sono».
Suo padre non sarà stato contento di cer- vera la storia del suo flirt con Bianca
tè scelte. Berlinguer?
«Avrebbe voluto che facessi il diplomati- «Certo che è vera. La conobbi a ca-

«L MIA ET? NON
L’HO MI DICHIARATA

www
’ STYLE,

CANALE VAN1IY I

LA PAR(
PROIB

sa della ballerina dell’Opera di Roma
Margherita Parrilla. Eravamo molto
giovani, io avrò avuto 27 anni. Lei poi
mi lasciò. Bianca è l’unica donna che
avrei sposato».

Perché ora vive a Montecarlo? Motivi
fiscali?

«No: perché mi piace il posto. Ci andai
tantissimi anni fa, perché ero molto ami-
co di Stefano Casiraghi. Anch’io corre-
vo in offshore. Ho smesso dopo la mor-
te di Stefano».

A proposito di amici: è ve-
ro che, dopo l’arresto, spa-
rirono tutti per poi ricom-
parire quando il caso fu
chiuso?

«Quasi tutti. Ho una car-
tellina a casa dove ho tenu-
to l’elenco dei nomi delle per-
sone che, in quei due mesi, mi so-
no state vicine. Elenco brevissimo: non
più di dieci».

Tré anni fa, quando Gigi Sabani morì
all’improwiso, d’infarto, lei disse che
quella morte era la conseguenza di anni
di logoramento intcriore per l’ingiustizia
subita. Non le pare di esagerare?
«No. Lo credo fermamente. Io, dopo lo
scandalo, me ne andai a Cuba. Espor-
tai il formai che avevo creato. Bravissi-
ma, un talent-show ante litteram, ed eb-
bi successo. Gigi, un carattere più fra-
gile del mio, rimase qui, continuando a
vedere le stesse persone e a frequentare
gli stessi posti. Non si è dato l’opportu-
nità di rinascere e dimenticare».
Come si stava a Cuba?
«Una meraviglia. Abitavo in una vil-
la che era appartenuta all’ambasciato-
re giapponese, con quattro persone di
servizio e una Chevrolet Bei Air rossa e
bianca del’55».
Chi pagava?

«Lo Stato cubano. Perché, per la loro
legge, io non potevo ricevere soldi per il
lavoro di direttore artistico che svolgevo
in televisione. Mi pagavano vitto e allog-
gio, diciamo così».

Perché non vuole che si usi la parola
«merolone»?

«Perché vorrei togliermi di dosso questa
etichetta».

Si rende conto che è impossibile?
«Sì. Allora diciamo che, visto che dove-
va restare appiccicata, sempre meglio
Merolone che Merolino». DI

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