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 2010  luglio 22 Giovedì calendario

LA SPIA CHE VENNE DAL WEB

La sacra arte dello spionaggio è ogni giorno più laica: i templi dell’intelligence, una volta riservati a specialisti formati nelle rigide scuole di regime, hanno visto ergersi nuovi mausolei che al pari di comuni centri commerciali dispensano a chicchessia qualsivoglia prodotto o conoscenza.
L’era della globalizzazione la si può saggiare anche nell’ambito della ricerca informativa: chiunque può entrare in possesso di qualunque dato o notizia ovunque si trovi. I fascinosi personaggi, che hanno dato vita a immortali epopee letterarie e cinematografiche, si sono ritrovati a cedere il posto ad anonimi, effimeri e altrettanto pericolosi
quisque de populo. Le gesta di questi ultimi hanno recentemente catalizzato l’attenzione, proiettando il pubblico in atmosfere ormai desuete: era dai tempi della Guerra fredda che la parola "spia" non veniva pronunciata con tanta insistenza.
L’accessibilità a questo genere di professione è garantita da inossidabili interessi da parte di governi e multinazionali: segreti industriali e commerciali non conoscono crisi e la loro appetibilità è indiscussa. Lo scenario vede così due tipologie di operatori: organizzazioni stabili ( in cui si spazia dai "servizi" istituzionali alle entità di "intelligence & security" delle imprese) ed estemporanei prestatori d’opera (categoria che include i "free-lance" ma anche i soggetti che occasionalmente si prestano per il raggiungimento di un determinato obiettivo).
I "co.co.co." dello spionaggio sono i più imprevedibili: utilizzano la rete, hanno normalmente grandi capacità di programmazione informatica, sono alla ricerca di un "colpo" che cambi la loro vita, si palesano estremamente discontinui e la loro affidabilità non è mai certificabile. Analogamente alle strutture "professionali" possono accedere a larga parte dell’offerta di strumenti indispensabili per "lavorare" e al "know-how" necessario per chi vuole intraprendere questa non facile carriera. Mentre i "servizi" selezionano persone con caratteristiche corrispondenti al profilo ritenuto idoneo per lo svolgimento di una certa missione o per l’assolvimento di un determinato ruolo e preparano le proprie risorse umane con cicli didattici mirati, gli "avventizi" approdano a questo mestiere facendo perno sulla propria curiosità o su una certa predisposizione a esercitare inganno, mimetismo e persuasione.
Alla base di questo lavoro – a dispetto dell’imperversare di gadget tecnologici – c’è la cosiddetta Humint, o Human Intelligence, la cui forza è strettamente correlata con le abilità del singolo individuo: il candidato deve orientarsi in qualunque contesto sociale e sapersi creare un’identità in grado di inserirsi e insinuarsi.
La fase di studio preliminare impone la raccolta di materiale e documentazione, l’esame di storia e tradizioni, l’overview del quadro di situazione e la disponibilità di un quadro previsionale di possibili evoluzioni a breve-medio termine. ovvio che l’aspirante 007 deve conoscere la lingua del posto in cui intende cimentarsi, parlare senza inflessioni che riconducano alla sua reale origine, avere dimestichezza con dialetti e forme gergali di uso quotidiano.
Come sul palcoscenico di un teatro (nella consapevolezza di avere un pubblico ben più attento e diffidente), la "spia" novella sceglie il ruolo da recitare, il personaggio da interpretare e in cui immedesimarsi. Comincia con la costruzione del "passato" del suo avatar, tracciandone una storia incontestabile, abbinando alla linea cronologica riscontri con eventi realmente avvenuti, forgiando relazioni e amicizie con soggetti chiave che ”magari defunti – non possano smentire la versione dei fatti proposta, predisponendo pezzi di carta e fotografie che possano rendere credibile quel che sarà chiamata a raccontare.
Acquisito il physique du rôle, occorre riempire la propria cassetta degli attrezzi. Senza particolare fatica, chi vuole preparare la trousse dei ferri può fare la spesa in uno dei tanti "spy store" presenti su internet, in cui è messo in vendita ogni genere di ritrovato tecnico per il soddisfacimento delle più diverse esigenze. Una spia ha bisogno di acquisire immagini e registrare voci pur trovandosi a grande distanza o addirittura senza essere sul posto. Le immagini richiedono la disponibilità di strumenti di ripresa capaci di operare a centinaia di metri oppure in condizioni di luminosità talmente ridotte da lasciare poche speranze: apparati cinefotografici molto sofisticati sono in grado di "avvicinare" il bersaglio e tecnologie a infrarossi permettono di "fare giorno" anche nel buio più totale. In rete c’è solo l’imbarazzo dellascelta e soluzioni per ogni tasca.
I dispositivi possono anche essere miniaturizzati al punto di essere contenuti in insospettabili oggetti davvero minuscoli: chi deve spiare quel che avviene in una sala riunioni – complice il personale delle pulizie dello stabile ”riesce a sistemare il proprio "occhio" all’interno di un rilevatore di fumi sul soffitto della stanza o in suppellettili collocate in buona posizione di visuale. Lo stesso discorso vale per "catturare" le voci: non mancano microfoni laser che sentono da grande distanza o piccolissime microspie da piazzare in prossimità del proprio target. I cataloghi online riescono ad andare ben oltre la più fervida immaginazione.