Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 20 Martedì calendario

LA FORZA DELLE LOBBY

Approvata a grandi linee la riforma del sistema finanziario americano, si metterà in moto una campagna di lobby tendente a influenzare la stesura delle nuove norme.
Siamo sicuri che sui giornaletti della sinistra nostrana si denuncerà il lobbysmo immorale, espressione dell’anima nera del capitalismo.
Eppure, l’azione delle lobby, regolate in parte da norme pubbliche, in parte dall’autoregolazione degli operatori, è una componente essenziale dei processi democratici. Si chiama "democrazia degli interessi", e ha dignità quanto la democrazia degli ideali. Con un’avvertenza, che la perversione degli ideali ha nuociuto agli umani ben più della perversione degli interessi.
Mario Unnia • L’ultimo numero del settimanale «Time» dedica un’ampia inchiesta al fenomeno delle lobby americane che quest’anno,solo sulla riforma finanziaria da poco approvata dal Congresso, hanno schierato per trafficarci intorno non meno di duemila persone. Complessivamente, nel 2009, i lobbisti americani hanno "investito" quasi tre miliardi e mezzo di dollari, più del doppio rispetto al 2001. Il fatto è che, come nota il lettore, là tutto avviene alla luce del sole, compresi i finanziamenti che poi premiano anche certe campagne elettorali; o i passaggi, certo non edificanti, dagli staff dei parlamentari alle società di lobby. Ma è proprio la trasparenza ad assicurare che il sistema non degeneri, nonostante pressioni sempre più forti che si manifestano, per esempio nella crescente complessità delle leggi, ogni codicillo delle quali contiene un favore a qualche gruppo d’interesse. Perciò negli Usa non servono P1, P2 e P3: gli interessi vengono a galla e ciascuno gioca duro, ma pulito. Noi, rispetto alle lobby, facciamo i puristi, salvo doverci rassegnare a consorterie e clan che solo sull’opacità possono prosperare.