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 2010  luglio 22 Giovedì calendario

fare ’NDRANGHETA - PASQUALE LIBRI SI GETTATO DALL’OTTAVO PIANO DELL’OSPEDALE Il suicidio del dirigente indagato per mafia L’inchiesta di Milano: lavorava per le cosche

fare ’NDRANGHETA - PASQUALE LIBRI SI GETTATO DALL’OTTAVO PIANO DELL’OSPEDALE Il suicidio del dirigente indagato per mafia L’inchiesta di Milano: lavorava per le cosche. Contatti con il direttore dell’Asl arrestato MILANO - Non ha lasciato un biglietto. Neppure due righe alla moglie per spiegare il volo, giù per otto piani nella tromba delle scale dell’ospedale. Ma Pasquale Libri, 37 anni, dirigente del settore appalti del San Paolo di Milano, suicida lunedì scorso poco prima della pausa pranzo, è un cadavere che parla. E che sta facendo tremare i vertici della sanità lombarda. Le carte dell’inchiesta «Infinito» della Dda di Milano che insieme a quella di Reggio Calabria ha portato in carcere 304 persone giusto nove giorni fa, sono piene di intercettazioni insieme ai boss delle cosche calabresi trapiantati al Nord. E soprattutto insieme al direttore sanitario della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, il dominus delle cosche nella sanità lombarda, arrestato dalla Dia. Rilette oggi, dopo quel salto nel vuoto in uno dei poli d’eccellenza della sanità lombarda, le intercettazioni contenute negli atti della Dda hanno il suono sinistro che arriva da una galassia inquinata di affari, mafia e politica. «Putt... la ’ndrangheta», dice Chiriaco a Libri, entrambi indagati, il 13 dicembre del 2008. «Eravamo una potenza, ora ci siamo combinati così», risponde il dirigente del San Paolo. «A fare il direttore amministrativo ci siamo ridotti» chiosa Chiriaco. Quelle con Pasquale Libri, nato a Reggio Calabria il 21 agosto del 1972, sono intercettazioni «pesanti» per i pm milanesi, specie quando si parla del consigliere regionale del pdl Angelo Giammario, per il quale – secondo le accuse – la cosca raccoglie voti e preferenze. Tanto che Libri, Chiriaco e Cosimo Barranca (reggente della locale di Milano) nel tardo pomeriggio del 12 gennaio scorso vengono fotografati in via Pirelli a Milano, mentre entrano nel comitato elettorale di Giammario, in vista della tornata elettorale che porterà al quarto mandato del governatore Roberto Formigoni. E forse, ipotizzano ora i carabinieri, è stata proprio l’emersione di queste trame l’origine del suicidio di Libri. Un gesto «inspiegabile», per la moglie sentita dagli uomini del Nucleo investigativo di Milano. Lei, calabrese, figlia di Rocco Musolino, «boss della ’ndrangheta aspromontana», dice di non aver mai visto negli occhi l’ombra della depressione. Non uno screzio, tanto che negli atti dell’indagine, emerge come il marito si stesse muovendo proprio con Chiriaco per trovarle un incarico da dirigente all’Asl di Pavia. Eppure, secondo i carabinieri, non ci sono dubbi sull’ipotesi del suicidio. Lunedì mattina, a quasi una settimana dagli arresti, Libri (in passato socio di una ditta di carburanti poi fallita) era arrivato regolarmente in ufficio. Alle undici una riunione con il gruppo dirigente dell’azienda ospedaliera. Poi, poco dopo mezzogiorno, il tonfo e il corpo scoperto ai piedi delle scale che portano all’ottavo piano. Dall’ospedale nessuna voce ufficiale: «E’ un momento troppo delicato» ripetono i colleghi. Per la Procura dietro questo salto nel vuoto restano troppi misteri da chiarire. Segreti troppo scomodi, forse, in questa storia di mafia, affari sporchi e politica. Cesare Giuzzi 22 luglio 2010 INDAGINI Secondo gli investigatori l’uomo avrebbe approfittato più volta della figlia. Andava a trovarla a Porto Torres, dove la ragazza risiede con la madre. Un giro per il centro, poi quell’incontro con il genitore diventava un inferno. Lo sfogo della ragazza in famiglia, le indagini dei militari, l’informativa alla procura della Repubblica e l’ordinanza di arresto sono i passi successivi. Poi la decisione di chiudere questa tragica vicenda. Ieri pomeriggio nella cella di isolamento del carcere di San Sebastiano. bastato un lenzuolo per scrivere la parola fine sulla sua esistenza. SUICIDIO A trovare il corpo senza vita del fabbro sono stati gli agenti della polizia penitenziaria. I primi soccorsi, il tentativo di rianimarlo, ma ormai per il padre orco non c’era più niente da fare. Intorno alle 17 nella cella di San Sebastiano c’è stato un sopralluogo degli inquirenti. Presente anche il sostituto procuratore Maria Grazia Genoese. Sul cadavere nei prossimi giorni sarà effettuata l’autopsia. Sulla sua vita, cala il sipario. Rimangono dei fascicoli giudiziari e alcune pagine su internet in cui offriva ospitalità a turiste: per cene con amici, visite guidate nel centro storico e serate speciali. Probabilmente una trappola virtuale per altre vittime. MAURIZIO OLANDI Lunedì 19 luglio 2010 07.14