Maria Celeste Crucillà, Oggi, n. 30, 28 luglio 2010, 28 luglio 2010
LA MORATTI CHE NON TI ASPETTI
«Oh, basta con questa mia immagine di donna fredda e perfettina. Non corrisponde alla realtà. chiaro che bisogna distinguere fra il mondo del lavoro e quello privato. Ho sempre avuto ruoli di responsabilità e dovevo, devo mantenere un certo atteggiamento. Sono esigente: con me stessa e con i collaboratori. Ma in privato sono un’altra donna: allegra, espansiva, solare. E poi... ho aspetti che uno non immagina».
Per esempio?
«Sa quante volte mi sono travestita e con mio figlio Gabriele, travestito pure lui, ce ne siamo andati di notte in giro per le vie a rischio di Milano, dove c’è droga, prostituzione, delinquenza, per capire che cosa succede veramente e poi prendere provvedimenti?».
Non ci posso credere! Lei, Letizia Moratti, sindaco Pdl di Milano, travestita di notte per la città? Ma come si traveste?
«Non glielo dico. Se no la prossima volta mi riconoscono. Ho intenzione, infatti, dopo l’estate, di ritornare negli stessi quartieri per vedere se sono stato presi i provvedimenti, se qualcosa è cambiato».
Per non farsi riconoscere indosserà berretti e giacconi andanti?
«Più o meno [sorride, ndr]. Faccio controlli anche sugli autobus, sulle linee a rischio».
Cioè va di notte sulla 90-91, il filobus di furti e risse?
«No, di notte no. Ci vado di giorno. E poi faccio visite a sorpresa nelle mense scolastiche».
Sempre travestita?
«Non ce n’è bisogno [sorride di nuovo, ndr]. Arrivo all’improvviso, all’ora di pranzo, e mangio con i bambini. Per controllare la qualità del cibo».
Questa intervista a Letizia Moratti, sindaco di Milano per il Pdl, sta prendendo una piega davvero inconsueta. L’ho capito subito quando sono arrivata con il fotografo nella sua splendida casa vicino a piazza del Duomo. Ci hanno fatti salire nella grande terrazza, con piccola piscina, giardino e orto botanico, e dopo pochi minuti è arrivata lei, in pantaloni color lavanda, top e svolazzante camicetta bianca. Niente tailleur severi. Insieme con lei è arrivata l’affascinante figlia Gilda, che vive nella stessa casa e si occupa di arte contemporanea, con al guinzaglio tre cani scatenati: il bassotto Cassapanca, il cane nero trovato per strada Bianca e il timido Alabama, recuperato in un canile con le ossa rotte. Poi, tenuti in braccio da un distinto signore che si occupa della gestione della casa e ha l’elegante giacca nera ricoperta di peli bianchi, grigi e marroni, arrivano il gatto Antenna, persiano, e la gatta Gilda, soriano randagio. Tutti insieme si fiondano abbaiando e miagolando su Letizia, la quale se li prende a turno in braccio nonostante il top e la camicetta bianca.
«Vede, questo è il mio rifugio», dice. «Qui, con mio marito [il petroliere Gianmarco Moratti, ndr], i mei figli, la mia nipotina Anastasia [figlia di Gilda, ha due anni e mezzo, ndr], i cani, i gatti, i fiori, le piante, i libri, dimentico i problemi della politica. Il mio orgoglio è l’orto botanico, con le melanzane, i pomodori. Tutto coltivato senza concimi chimici».
In questo si avvicina a sua cognata Milly, ambientalista del Pd, che le fa opposizione in consiglio comunale.
«Milly ed io abbiamo molte cose in comune. Soprattutto la passione per il bio».
Però sorprende vederla in mezzo al verde, lei che è stata accusata, perfino da Adriano Celentano di voler ulteriormente cementificare Milano.
«E’ una delle accuse che mi fa più male perchè è falsa. Il verde a Milano passerà da 21 milioni a 50 milioni di metri quadri. L’Expo, sarà l’Expo della green economy, pieno di verde, acqua, piste ciclabili. Quanto a Celentano, mi piace quando canta», taglia corto sedendosi sul divano del terrazzo insieme con la figlia Gilda, i cani e i gatti.
«Un’altra cosa che mi fa male», continua, «è il disfattismo su Milano. Quelle lamentazioni secondo cui la città avrebbe perso la sua anima. Io vedo invece tanta voglia di fare, anche nel campo della solidarietà. Pensiamo all’Associazione Attivecomeprima, che cura e dà coraggio a decine di migliaia di malate di tumore. Pensiamo ad Archè fondata da padre Giuseppe Bettoni, che si occupa con totale dedizione del disagio giovanile, dei bambini sieropositivi. Due esempi fra i tanti. Milnao ha grandi slanci e grande cuore. Lo registrano anche i 50 volontari che operano nella Casa di Letizia Moratti, luogo d’incontri e dibattiti, di assistenza e manifestazioni».
In vista della ricandidatura per il 2011 e dell’Expo 2015, ha appena inaugurato sul digitale terrestre un canale televisivo che racconta la sua attività. Una sorta di TeleLetizia?
«Ma no, questa televisione non è un reality! Ci sono i miei interventi, ma anche quelli di molte altre persone».
Torniamo alla dimensione privata. E’ vero che lei considera un pò come figli suoi anche Angelo e Francesca, i ragazzi che suo marito ha avuto dalla giornalista Lina Sotis, la regina del bon ton?
«Chiaramente, la mamma di Angelo e Francesca è Lina, con la quale ho un ottimo rapporto. Ma resta il fatto che siamo una famiglia allargata. I miei figli hanno un rapporto strettissimo con i figli di Lina. Quando hanno un problema spesso lo confidano prima a loro che a me».
«Sì, ci vogliamo un gran bene», interviene Gilda. «E, compresa la mamma, siamo tutti interisti sfegatati [il cognato di Letizia, Massimo Moratti, è presidente dell’Inter, ndr]. Quando ero bambina ho fatto un albero di Natale decorato solo con i pupazzetti dei calciatori dell’Inter».
Letizia Moratti, da nubile Brichetto Arnaboldi, proviene dalla famiglia che nel 1873 fondò la prima società di brokeraggio assicurativo in Italia. A 23 anni aveva già una sua società assicurativa; ha ricoperto la carica di ministro dell’Istruzione, è stata la prima donna a essere nominata presidente della Rai.
Ma mamma Letizia, superimpegnata, aveva tempo da dedicare ai figli?
«Ma certo», assicura Gilda. «Non ha mai mancato un colloquio con i professori, una recita scolsatica».
E’ vero, signora Moratti, che le sarebbe piaciuto fare l’architetto?
«Sì, ma quando dovevo iscrivermi all’Università era il tempo del ’68, l’epoca della contestazione, Architettura era la facoltà dove regnava la massima confusione. Pensai allora d’iscrivermi a Lingue Orientali ma mio padre si oppose. Avrei dovuto trasferirmi da Milano a Napoli e a quei tempi non usava che una ragazza andasse a vivere da sola a 19 anni. Così optai per Scienze Politiche. Nel 1972 mi laureai e cominciai subito a lavorare. In quello stesso periodo conobbi Gianmarco e nel 1973 ci sposammo e ci trasferimmo in questa casa, che è il mio porto sicuro. La sera mi siedo a leggere e la politica non esiste più».
Che cosa le piace leggere?
«Amo molto i testi sull’arte, le vite dei grandi pittori».
A proposito di arte, non ha nostalgia per quella testa calda di Vittorio Sgarbi?
[Sgarbi, assessore alla Cultura del comune di Milano fra il 2006 e il 2008, venne licenziato dalla Moratti dopo una lite degenerata in insulti con il giornalista Marco Travaglio alla trasmissione Annozero e per aver ottenuto in modo giudicato ingannevole il consenso della Giunta a una rassegna di teatro omosessuale. Ma già da tempo le cronache registravano puntualmente le intemperanze che il critico dimostrava verso la giunta, ndr].
«Mi dispicae per come è andata con Sgarbi. E’ una persona di grande talento. Però il suo comportamento non era consono al ruolo pubblico che ricoprica».
Traduzione: era una mina vagante. Parlando di politica, fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini chi sceglie?
«Silvio Berlusconi».
Quali persone, fra le tante che ha conosciuto, l’hanno più colpita?
«Voglio ricordarne due in particolare. Mio suocero Angelo Moratti: ha trasmesso ai suoi figli l’immagine di una famiglia forte, unita, affettuosa, rendendo mio marito Gianmarco la splendida persona che è, e mi ha incoraggiata a creare a 23 anni la mia società di assicurazioni. E poi Vincenzo Muccioli, il fondatore della comunità di San Patrignano per il recupero dei tossicodipendenti. Un uomo straordinario. Mi ha aperto gli occhi su un mondo che non conoscevo e mal giudicavo. Pensavo che chi si drogava se la fosse andata a cercare. Lui una volta mi disse: "Sei proprio sicura che una ragazzina di 12 anni possa scegliere?". E allora capii che il mio atteggiamento era sbagliato. In lui c’erano tanto amore e solidarietà. Muccioli è stato un grande maestro: mi ha insegnato l’umiltà del giudizio».