VARIE, 21 luglio 2010
SCHEDONE SULLO SCORPORO DI FIAT
Il consiglio di amministrazione di Fiat ha dato il via libera allo ”spin off”, la separazione dei business dei veicoli industriali, delle macchine agricole e di quelle per le costruzioni, con relativi motori e trasmissioni, dal resto del gruppo. Il progetto di scorporo era stato presentato da Marchionne lo scorso 21 aprile e dovrà essere votato dell’assemblea dei soci il prossimo 16 settembre. Da quel momento gli obbligazionisti avranno 60 giorni per presentare le loro obiezioni. Si arriverebbe a fine novembre. Da lì inizierà l’iter borsistico per la scissione del gruppo, che dovrà essere autorizzata da Consob e Borsa Italiana. Probabilmente le ”due Fiat” saranno quotate separatamente dalla prima seduta del 2011, quella di lunedì 3 gennaio.
IL PIANO. Il progetto di scorporo prevede la scissione dell’azienda in due entità:
1. Fiat Spa: qui resteranno tutti i marchi automobilistici di Fiat: Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Abarth, l’85% della Ferrari. Ai marchi auto si aggiunge la costruzione dei motori per le macchine (cioè il grosso di Fiat Powetrain Technologies), i componenti realizzati da Magneti Marelli (elettronica), i robot della Comau e l’attività di Teskid (gruppo siderurgico in cui la casa torinese è all’84,8%).
2. Fiat Industrial: sarà a tutti gli effetti l’azienda nata dallo scorporo di alcune attività: i trattori e le macchine agricole di Case New Holland (Cnh) e i veicoli commerciali di Iveco. Con i rispettivi motori, realizzati sempre dalla Powertrain, nella divisione Industrial and Marine.
GLI OBIETTIVI.
Il consiglio di amministrazione di Fiat spiega che ”la scissione darà chiarezza strategica e finanziaria ad entrambi i business e permetterà loro di svilupparsi strategicamente in modo indipendente l’uno dall’altro e consentirà la giusta valutazione sui mercati dei capitali di entrambe le società”.
In pratica gli obiettivi sono due:
1. Liberare valore: Fiat sconta il fattore ”holding”, essendo un conglomerato di aziende soffre in Borsa una sottovalutazione (che di solito ammonta al 20% del valore) rispetto al valore che avrebbero, separatamente, le sue attività.
2. Avere mani più libere per possibili nuove alleanze. Nell’auto, dove la quota degli Agnelli è destinata a diluirsi se il risanamento Chrysler funzionerà e si arriverà alla fusione, ma anche nei camion o nelle macchine agricole: l’autonomia societaria renderebbe ovviamente più semplici eventuale matrimoni, che Marchionne ritiene necessari (si mormora sempre di Peugeot).
IL VALORE.
Già nelle scorse sedute gli investitori si stavano preparando all’annuncio del cda. Ieri hanno festeggiato facendo guadagnare alle azioni Fiat il 6,7% a 9,7 euro. Questo proprio perché l’operazione potrà ”generare valore”.
Generare valore significa rivalutare le varie partecipazioni.
Oggi Fiat capitalizza circa 11 miliardi.
Cnh vale 6 miliardi di dollari, Fiat ne ha l’89%, quindi un asset da 4,3-4,5 miliardi di euro.
Chrysler, nel bilancio Fiat (che ne ha il 20% con la possibilità di salire, gratis, al 35% entro il 2011), vale quanto è stata pagata: cioè zero. L’azienda (non ancora quotata in Borsa) è in ripresa e gli analisti dicono che dovrebbe valere circa 20 miliardi. La quota di Fiat quindi vale circa 5,6 miliardi.
Fiat auto: gli operatori le danno un valore tra i 2,3 e i 4,2 miliardi di euro, a Ferrari e Maserati tra gli 1,9 e i 2,8, a Iveco tra i 2,7 e i 4, a Magneti Marelli più Comau più Powertrain più Teksid tra i 3 e i 4,5.
Totale delle attività italiane, considerando anche le attività diversificate (da La Stampa alla partecipazione nel Corriere): da un minimo di 11,1 miliardi, quindi in linea con l’effettiva capitalizzazione attuale, a un massimo di 17,2 per i superottimisti.
Le ”due Fiat”, assieme, potrebbero arrivare a valere quasi 30 miliardi.
LE CIFRE.
Il bilancio 2009 del gruppo può dare un’idea del peso di questa Fiat sdoppiata. Il gruppo nel 2009 ha avuto un fatturato complessivo di 50,1 miliardi di euro. Di questi il 20% (10,1 miliardi) è arrivato da Case New Holland, mentre il 14,2% (7,2 miliardi) sono stati prodotti da Iveco. A livello di ricavi, quindi, Fiat Industrial vale 17,3 miliardi, il 34% di Fiat. Mentre alla Spa resta l’altro 66%, con un giro d’affari di 33 miliardi di euro in un anno difficile come è stato il 2009.
Se si vanno a guardare altri risultati economici il peso dell’altra Fiat cresce. Considerati gli 1,1 di utili gestione ordinaria avuti da Fiat nel 2009, i 337 milioni garantiti da Cnh e i 105 milioni messi a segno da Iveco, messi assieme, rappresentano il 40% del totale. Se invece si guarda agli utili operativi, Fiat ha chiuso lo scorso anno con un risultato di 359 milioni di euro. Di questi ben 251 milioni vengono dalla sola Cnh, mentre Iveco pesa in negativo, con i suoi 90 milioni di euro di perdita.
Per quanto riguarda i dipendenti, infine, l’intera Fiat ne ha 190mila, e di questi 28mila sono alla Cnh, 25mila alla Iveco. Fiat Industrial allora si ”porterebbe via” circa il 28% dei lavoratori del Lingotto.
Tutto sommato si può dire così che la nuova Fiat Industrial è un terzo di tutta Fiat group. Difatti anche le stime degli analisti prevedono per le future azioni un rapporto ”7 a 3”: in pratica al momento dello scorporo, se un titolo Fiat varrà 10 euro (oggi è poco sotto questo livello) l’azionista si troverà automaticamente ad avere in mano due titoli differenti, uno di Fiat spa, che varrà 7 euro, e uno di Fiat Industrial, che varrà 3 euro.
MANAGEMENT. Fiat Group continuerà a essere guidata da Marchionne e John Elkann. In Fiat Industrial, almeno all’inizio la squadra dovrebbe restare quella attuale: Marchionne presidente, Paolo Monferino (Iveco) e Harold Boyanovsky (Cnh) amministratori delegati. Nella old e nella new Fiat, però, un rafforzamento della «prima linea» è previsto. E in arrivo potrebbe esserci un grosso nome dell’auto internazionale.
LE PREVISIONI. Marchionne prevede che Fiat spa crescerà più rapidamente rispetto a Fiat Industrial. Il manager del Lingotto, presentando le stime per i prossimi quattro anni, ha indicato per la Fiat dell’auto ricavi raddoppiati da qui al 2014 (da 32 a 64 miliardi di euro) e un margine operativo lordo in crescita dai 2,9 miliardi dello scorso anno a 6,9 miliardi a fine piano. Nel frattempo l’altra Fiat avrà un fatturato che aumenterà della metà (da 19 a 29 miliardi) e un margine lordo più contenuto, anche se con un ritmo di aumento maggiore (da 1,4 a 4,1 miliardi). Mentre a livello di investimenti, su Fiat Industrial la scommessa è più leggera: 7,3 miliardi totali in cinque anni, contro i 19,7 ”promessi” a Fiat auto, che dovrà gestire il matrimonio con Chrysler.
CHRYSLER.
Le vendite della casa americana sono in ripresa da sei mesi, il primo trimestre ha con largo anticipo riportato l’utile operativo in bilancio, persino lo scetticissimo Wall Street Journal parla di «resurrezione Chrysler». Nel primo trimestre 2010 la casa americana ha fatto un utile di 143 milioni di dollari. A maggio le vendite in Usa sono salite del 33%, a giugno del 35%.
Il controllo della Chrysler ha le tappe ben scandite. Il primo motore certificato per l´uso in America porterà al 25% l´attuale quota del 20; l´avvio della produzione in Usa di auto su piattaforma Fiat vale altri 5 punti; l´esportazione di veicoli prodotti in America con tecnolgia Fiat ne ha ancora 5. Con questi tre step il Lingotto raggiungerà quota 35%. Oltre questa soglia e fino al 49 sarà possibile arrivare soltanto dopo che il debito verso il Tesoro americano e il governo canadese risulterà più che dimezzato e dunque inferiore ai 3 miliardi di dollari rispetto alla cifra iniziale di 7,4 miliardi. Per sforare quota 49 per cento Fiat dovrà prima saldare il debito e questo è previsto per il 2014.
DEBITI. Fiat, il 21 aprile scorso, ha fatto sapere di avere debiti per 17,4 miliardi. Con lo scorporo il debito attuale sara’ diviso in parti uguali fra le due nuove società (anche se su questo Marchionne non ha convinto le agenzie di rating), mentre, per quanto riguarda la liquidita’, 10 miliardi saranno assegnati al business dell’auto e 3 a FiatIndustrial. In più l’azienda ha comunicato di avere una lettera con cui otto banche le garantiscono un ulteriore prestito di 4 miliardi di euro.
TRIMESTRALE. Fiat ha anche approvato una trimestrale che ha mostrato conti con un risultato netto positivo (nel secondo trimestre 2009 la perdita era stata di 179 mln). L’utile della gestione ordinaria nel periodo è più che raddoppiato salendo a 651 mln dai 310 del secondo trimestre dell’anno passato, per effetto dei positivi risultati conseguiti da tutti i business del gruppo, in particolare di Fiat Group Automobiles (merito del Brasile) e Cnh.
I ricavi sono cresciuti del 12,5%, a 14,8 miliardi, il margine sui ricavi è salito del 4,4%, i debiti sono scesi a 3,7 miliardi (un miliardo in meno). Marchionne ha detto che le cose stanno andando molto meglio del previsto e gli obiettivi 2010 per il gruppo restano invariati ma, sulla base dei risultati del terzo trimestre dell’anno, saranno probabilmente rivisti al rialzo.