Vittorio Sabadin, La Stampa 21/7/2010, pagina 35, 21 luglio 2010
CI HA ROVINATI LA FRETTA
Quando i giornalisti vanno in pensione, di solito lasciano il loro giornale con molti rimpianti per quella vita fatta di scariche di adrenalina e ritmi frenetici. Quando Marco Niada, per 16 anni corrispondente da Londra del Sole - 24 Ore, è andato in pensione, ha scelto un modo insolito per staccarsi dalla professione: una breve ma intensa permanenza nel monastero benedettino di Ampleforth, nello Yorkshire. Metà del giorno in silenzio, i salmi all’alba, lo scandire delle campane, i brevi ed essenziali colloqui in refettorio sono serviti a dare una nuova dimensione alle cose e sono diventati lo spunto per le riflessioni raccolte in un libro (Il tempo breve, Garzanti, pp. 184, e12) sui danni che la fretta sta causando alle nostre vite e all’economia occidentale.
Con un encomiabile senso di autocritica, Niada, che è stato uno dei migliori corrispondenti da Londra dei giornali italiani, risponde alla domanda che la regina Elisabetta fece ai manager della City a proposito della grande crisi: come mai non ve ne siete accorti? Siamo stati tutti complici, «peccando di superficialità, dovuta anche alla continua mancanza di tempo per verificare un universo finanziario in cui gli eventi acceleravano alla velocità della luce».
La crisi finanziaria, osserva Niada, ha molto a che fare con l’uso che facciamo del tempo, perché non è stata altro che una fuga in avanti dell’Occidente per migliorare il proprio livello di benessere. Abbiamo acquistato una quantità di futuro da sfruttare nel presente, e il presente ha smascherato l’inganno, lasciandoci il conto da pagare.
Il saggio di Niada non è solo una interessante riflessione su come la bolla finanziaria sia stata in gran parte creata dalla fretta, ma anche una godibilissima analisi di come il concetto del tempo sia mutato nel corso dei millenni, sostituendo il lento tempo degli antichi con una infernale catena di impegni e scadenze «che non ci consente più di distinguere ciò che è urgente da ciò che è importante». Il fascino che esercita su di noi la velocità ci ha portati fuori strada, facendoci perdere capacità di attenzione e memoria del passato. Il tempo resta il bene più prezioso che abbiamo, il vero lusso della nostra epoca.