Rolling syone, 21 luglio 2010
PER LUCA DA J.
Pedersini
LE VICENDE DELL’EOLICO IN ITALIA
somigliano alla storia d’amore tra la
velina e il calciatore: una relazione
di convenienza, buona per commuo-
vere le massaie in attesa di farsi la
tinta e mantenere chi campa sul gossip. Una finzio-
ne che accontenta un po’ tutti. I dati ufficiali sem-
brano raccontare un settore che scoppia di salute:
le eliche italiane Fanno scorso hanno prodotto 4850
megawatt, dato che (sebbene rappresenti il 3,1%
della produzione eolica mondiale) ci pone al sesto
posto tra gli Stati produttori. Per dare un’idea, uno
Stato esteso e "avanzato" come il Canada nel 2009
di megawatt ne ha prodotti 3319. In Europa, regio-
ne a spiccata vocazione eolica, siamo terzi, dietro a
Germania (25.777) e Spagna (19.149 ), di poco supe-
riori alla Francia, che registra cifre molto simili alle
nostre. Nel 2009 abbiamo installato nuovi aeroge-
neratori per un equivalente di 1114 megawatt in più
rispetto al 2008. La previsione di lómila megawatt
per il 2020 sembra lontana, ma l’Italia pare distin-
guersi per una passione per 1 eolico: Tema, la società
che gestisce la trasmissione dell’elettricità in tutto
il territorio, ha a oggi domande per 88.171 megawatt,
5 volte e mezzo la stima per il 2020. Cosa rende que-
ste eliche giganti, spuntate come funghi (specialmen-
te in Sardegna e al Centro Sud) così irresistibili? Gli
svantaggi dell’eolico sarebbero numerosi: gli impian-
ti vanno spesso messi in posizioni dominanti, rovi-
nando il paesaggio, e l’energia fornita è per loro stes-
sa natura discontinua. Soprattutto da noi, dove i
luoghi con i venti adatti (costanti, ma non troppo
impetuosi) sono una rarità. La grandezza delle pale,
oltre a dare una ricaduta negativa su chi possiede
terreni in prossimità di un impianto, le rende peri-
colose in caso di incidente. Eppure gli italiani pre-
feriscono l’eolico anche a scapito delle altre fonti
rinnovabili. Di certo non è lo stesso spirito che spin-
se il professor Michael McEIroy, della School of
Engineering andApplied Sciences di Harvard, a ipo-
tizzare una rete di energia eolica negli Stati Uniti
che avrebbe potuto produrre 40 volte il consumo
energetico mondiale. La spiegazione ricade nel regi-
stro del "business as usuai".
DAL 2002, PER LA
legge Bersani,
produttori e
importatori di energia elet-
trica devono immettere
nella loro rete almeno il 2%
di elettricità prodotta da
fonti rinnovabili. Un limi-
te gradualmente alzato fino
al 3,8% del 2008, per rag-
giungere il quale possono
comprare i cosiddetti "cer-
tificati verdi", che attesta-
no una produzione di ener-
gia rinnovabile. Quindi il
possessore di un aerogene-
oJ^Klla pionieristica
ratore si ritrova a vendere energia al gestore della
rete e "certificati verdi" ai produttori di energia elet-
trica che devono mettersi in regola con la legge. In
tale regime, un sistema competitivo già con venti
poco più vigorosi di 6 metri al secondo medi all’an-
no è diventato una gallina dalle uova d’oro: raddop-
piato dai "certificati verdi", un megawatt installa-
to produce almeno 37omila euro. Una centrale da
20 megawatt rende perciò 7,5 milioni di euro Fan-
no. Numeri che accontentano tutti, specialmente
in un contesto di incertezza legislativa: le ammini-
strazioni possono dirsi ambientaliste e l’imprendi-
tore vede materializzarsi la sua versione personale
del roveto che brucia ma non si consuma. Un inve-
stimento senza rischio d’impresa, che da frutto
anche a regimi minimi. Insomma, il legislatore, affi-
dandosi a strumenti sproporzionati, ha reso l’eoli-
co troppo attraente. Soprattutto per gente con tanti
fondi disponibili, ma a cui
perdere non piace: la cosid-
detta "criminalità organiz-
Crpywì nfì in r ^P mi zata" u rischi0 era intuibi’
yt/7 Ill’Ull’m L Ci UI, ig anche solo alla vista dei
aerogeneratore ogni ^SS^
2 ^ kmCf, 11 PrOSettO tori.unoogmSkma.quan-
tJ u -i -r O do nella pionieristica
in Sardegna ? Vno Germanla ce n è un0 ogm
’-’ tJ 23. E intanto, 1 operazione
08’n 8 UltlCi. . . dalnomeromantico’Viacol
~ ~ •i vento" ha sequestrato 7 par-
chi eolici e 12 società, per
un totale di circa 153 milio-
ni di euro. Il 9 marzo scor-
so, invece, sei persone (tra
»-» la -I -1 <_>
in Sardegna? Vno
cui il fratello del boss siciliano Mariano Agate) sono
state condannate a 33 anni per aver pilotato le gare
d’appalto degli impianti eolici nel trapanese. A que-
sto punto, quella che sembrava una storia d’amo-
re, se pur ipocrita, si rivela molto simile a quella
delle modelle che si spogliano per protestare con-
tro le pellicce. Il fine può essere nobile, ma il mezzo
designato finisce per attirare solo le attenzioni arra-
pate di gente con tutt’altre intenzioni.