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 2010  luglio 21 Mercoledì calendario

VIDEOGAME ANTIMOLESTIE ECCO COME LE DONNE SI VENDICANO GIOCANDO

Dicembre di tre anni fa, una mattina qualsiasi nella metropolitana di New York. Suyin Looui, trentenne studentessa canadese di origini asiatiche che a quei tempi seguiva un master di Integrated Media Arts, sta andando a lezione. «Ero sola e imbacuccata in pesanti vestiti invernali», racconta. «Scendo alla fermata e mi avvio verso l´uscita passando davanti a un uomo. Lui mi guarda e mi sussurra piano: "hot ching chong" ("hot", calda, è un riferimento sessuale, "ching chong" invece è un modo dispregiativo per definire gli orientali, ndr). Ho tirato dritto, ma per il resto della giornata non ho fatto altro che immaginare il modo di farla pagare a quell´uomo». Così è nato Hey Baby, videogame che sta facendo molto parlare di sé in America. La vendetta in pixel per tutti quegli abusi verbali, quegli approcci sgarbati, quelle occhiate sconce che le donne di mezzo mondo subiscono ogni giorno. Una mattanza digitale feroce e tecnicamente di basso profilo, ma che comunica un messaggio chiarissimo ai maschi: è ora di saldare i conti.
La grafica sembra quella di Half Life, vecchia gloria per pc uscita ormai più di dieci anni fa. Si percorrono le strade di una città piena di passanti e alcuni di loro si avvicinano al nostro alter ego con richieste improbabili. Si va da "dovresti mollare il tuo uomo e venire con me" a "lasciati leccare da capo a piedi", fino ai più garbati "dio ti benedica" o "quanto sei bella". Epitaffi che compaiono sulle pietre tombali degli incauti che li hanno pronunciati, dopo esser stati fatti fuori a colpi di mitra o direttamente con il lanciafiamme. Non è possibile aprire il fuoco sulle donne né sugli uomini che non ci rivolgono la parola. Ma la maggior parte lo fa. E così, proseguendo nel gioco, la città intera si trasforma in un cimitero.
«Lo sviluppo di Hey Baby è stato difficile», ci spiega Suyin Looui, che nel frattempo da New York si è trasferita a Londra. «Non avevo nessuna esperienza e ho dovuto imparare tutto da sola. Certo, non è un videogame professionale alla Grand Theft Auto, ma dice quel che deve dire sulle esperienze delle donne negli spazi pubblici». Tutto il campionario di frasi che i maschi sfoggiano nel videogame è preso dalla realtà, garantisce Looui. Raccolto, suo malgrado, da lei stessa o da sue amiche camminando per New York, Parigi, Londra, Toronto, Montreal, San Francisco, Pechino e Roma.
« un modo di attirare l´attenzione su un problema che in tante vivono. L´ironia sta nell´aver usato un genere tipicamente maschile di gioco elettronico, quello dei cosiddetti sparatutto in prima persona», continua Suyin Looui. «Per adesso la risposta del pubblico sembra sia positiva. Lo hanno giocato già 50 mila persone. Sta provocando un dibattito sul web, nelle radio, in tv. Una minoranza, voci anonime su Internet, si è sentita offesa e lo ha attaccato. Buone o cattive che siano le critiche, l´importante è che se ne discuta». Per qualcuno mettere sullo stesso piano un tizio che chiede semplicemente "posso aiutarla?" con uno che commenta "che bel culo che hai" o, peggio, uno stalker o un potenziale violentatore non è serio. Soprattutto se tutti vengono poi condannati alla pena capitale inflitta da un giustiziere in gonnella. Eppure è possibile che Hey Baby, nella sua rozzezza, riesca a far pensare un po´ di più al tema delle molestie e, magari, a evitarne alcune. Tutto sommato basterebbe questo a farne un gioco di successo.