Angelo Aquaro, la Repubblica 21/7/2010, 21 luglio 2010
SLOW CITY. SE NEW YORK RALLENTA
Indietro tutta: la città che non dorme mai ha scoperto che, in fondo, un pisolino qualche volta ci può scappare. O quantomeno uno stop: una fermata in più e una corsa in meno. New York volta pagina. La città più frenetica del mondo mette un freno.
Prendete il semaforo tra Broadway e 72esima, lassù nell’Upper West Side, la zona più borghese e assortita della città, pochi isolati tra il Lincoln Center col Metropolitan dove sverna Riccardo Muti e quel gran bazar chiamato Fairway, il supermercato più trafficato del mondo, dove trovi la Tilapia dell’Ecuador e l’olio di Martina Franca. Per i pedoni quella traversata era diventata un inferno: cinquanta metri in diagonale, tra la stazione della metropolitana inizio ’900, finita anche tra i pupazzi del Muppets Show, e l’angolo che da una vita ospita Grey’s Papaya, gli hot dog più buoni di New York. E chi ce la faceva più ad attraversare in tempo?
Impossibile senza essere falciati dai taxi, ormai qui padroni del traffico (13 milioni di corse al mese) che davanti al giallo invece di fermarsi accelerano. Niente paura. Ora il semaforo della 72esima è tra i 400 incroci che il sindaco Michael Bloomberg ha strategicamente rallentato. E dura la bellezza di 29 secondi, quasi mezzo minuto, che per questa città è un record, e comunque 4 secondi in più di prima.
Oppure prendete l’ultima iniziativa che ha già fatto storcere il naso alla congrega dei commercianti. Ricordate quando l’anno scorso la commissaria al traffico, Janette Sadik Khan, finì sui giornali di tutto il mondo per aver osato l’inosabile, e cioè pedonalizzare quel tempio di storia metropolitana chiamato Times Square? Beh, quest’anno la pasdaran ambientalista di New York raddoppia e ferma addirittura il cuore pulsante della città: la strada davanti a Grand Central Station, la lussuosissima Park Avenue che per tutto agosto ospiterà tre piscine mobili disegnate dai fantasmagorici architetti di MacroSea. Una piscina nella Grande Mela: il ritmo urbano rallenta anche così.
Cosa sta succedendo a New York? La città frenetica benedetta da Walt Whitman - "Folla di uomini e donne... Avanza, città! Portaci le tue merci, portaci i tuoi show..." - la metropoli che proprio per questo ha sempre attratto orde di intraprendenti immigrati, ha fatto quello che ha sempre saputo fare benissimo: due conti. E la somma ha mostrato un volto inaspettato. Più di mezzo secolo fa, in quegli anni Cinquanta che in tutto il mondo segnarono il Boom dopo la guerra, la proporzione tra bambini e anziani era di 2 a 1: due piccini per ogni vecchietto. Entro vent’anni, piccoli e nonni divideranno la stessa percentuale di popolazione: 15% ciascuno. Il 30% vuol dire un cittadino su tre. Con gli over 65 che nel 2030 saranno quasi il doppio di oggi: 1.35 milioni di persone. Una città nella città in questa metropoli che - escluso l’hinterland, con il quale la cifra va raddoppiata - conta oggi poco meno di 10 milioni di abitanti.
New York rallenta dunque per forza. E, ancora una volta, a decidere il nuovo corso è quella generazione che ha fatto la fortuna dell’ultimo quarto di secolo americano: i baby boomers ormai avviati sulla via della pensione, gli ex ragazzi - l’emblema nazionale è Bill Clinton - che a poco a poco si ritirano dalla vita attiva ma certamente non vogliono mica chiudersi in casa.