Rolling Stone, 21 luglio 2010
PER LUCA DA J
PRIME MOVER DI TUTTA L ESTETICA DELLA STRADA,
della vita disordinata che tracima nell’arte, della tra-
sgressione vissuta come decalogo. Axeman del pen-
nello, in bilico tra Pasolini e Barman: così è banale,
peggio, è falso. Al funerale di Raffaello, il golden boy
del Rinascimento - morto per la gioia dei cabalisti a
37 anni esatti (6/4/1483-6/4/1520) in seguito a "eccessi amorosi" -
le groupie piangevano isteriche, mentre la salma veniva inumata al
Pantheon. Michelangelo Merisi, allevato tra Milano e Caravaggio
nell’epoca sudicia e sfarzosa degli spadaccini da sacrestia, con le
immagini della peste del 1576 negli occhi come un devastante
catastrophe movie capace di strappargli in una notte come cena gli passa due foglie di cicoria, e diventerà
mezza famiglia, è crcpato invece il 18 luglio 1610, solo nella memoria "Monsignor Insalata". Quando riesce a
su di una spiaggia della Maremma, senza coincidenze entrare in una bottega ben avviata, lo mettono a dipin-
numerologiche, dimenticato dai suoi protettori e brac- gere "capocce", produzione seriale di teste tutte ugua-
cato dai suoi nemici, dopo aver esaurito a 39 anni una li, come fare le fotocopie. Non gli va meglio al secondo
vita di lavoro e di fuga, non più violenta della media incarico. Gli tocca fare frutta e fiori, genere in cui eccel-
dell’epoca (un solo omicidio all’attivo), ne più sfìgata. le, perché a Milano, da adolescente, ha imparato a ripro-
Slash metteva il tè alla pesca nella bottiglia del Jack durre splendidamente la natura dal vero. Oggi lo direm-
Daniel’s? I pipistrelli di Ozzie erano di plastica? Non è mo un iperrealista, e ai suoi contemporanei quelle raf-
dalla biograna che si riconosce un rocker, e anche le figurazioni vibranti, palpabili, dovevano fare lo stesso
mitologie maudit costruite attorno a Caravaggio stan- effetto della zampata in 3D dello Stregatto. Cos’è il rock,
no a zero, conta solo l’opera. Prendiamo l’immagine da se non un pezzo di verità in più rispetto alla musica che
etichetta di vino IGT del Bocchino malato, una delle abbiamo ascoltato prima? Di cicoria in cicoria e senza
icone più consunte della storia dell’arte. Dentro ci sono companatico, finisce in ospedale. E si dipinge così, con-
tutti gli stenti iniziali di un ragazzo che a 20 anni è anco’ valescente, il volto itterico e scavato perfetto per la
ra un pittore dilettante, appena arrivato a Roma, e che cover di singolo di Lou Reed.
non ce la fa a campare del proprio mestiere. Gli tocca Anche per lui c’è un Andy Wharol alla porta. E il
vivere in un b&?b, da un prelato squattrinato che la sera cardinal Del Monte, la cui corte è una Factory in piena
regola; magridalisti, scienziati, poeti. S’innamoradiquei
primi dipinti fatti per cercare di lasciarsi alle spalle la
bohém con la pancia vuota, e che possiamo considera-
re come i suoi "demo". Roba non prodotta, spartana,
destinata a far impazzire i più raffinati collezionisti.
Roma è allora un cantiere a cielo aperto, in cui i
migliori artisti lavorano alla costruzione dell’immagi-
ne della Chiesa. Un’arte di Stato, funzionale all’orga-
nizzazione del consenso. Ma a coltivare in privato un
gusto aperto alla sperimentazione è proprio l’establi-
shment: alti prelati, ambasciatori, finanzieri che con il
loro denaro coprono i costi altissimi di una formidabi-
le fabbrica dell’effimero, per il Giubileo del 1600.
Mainstream e alternative nelle medesime mani, come
sempre. E cos’è all’epoca lo show business? La musica
è una cosa per quattro gatti, legata alT’occasione", ossia
alla commissione per l’esecuzione dal vivo da parte di
un mecenate. Il teatro è ancora fermo alle sacre rap-
presentazioni. Il cinema non esiste, anzi c’è già, nei tele-
ri e negli affreschi che si affastellano in chiese e palaz-
zi. I maggiori artisti lavorano in grandi équipe, legate
a una sola griffe, dietro alla quale stanno molte mani,
specializzate nella "pittura di storia", che predilige i
soggetti di gruppo, fortemente dinamici: battaglie, stra-
gi, torture. A Roma domina l’estetica del martirio, dida-
scalica e sanguinante, della Controriforma, spesso capa-
ce di toccare vette imprevedibili di splatter. La Chiesa
opera un monitoraggio minuzioso di ogni immagine
pittorica; è la risposta all’iconoclastia luterana. Fantasia,
ambiguità e sensualità sono messe al bando.
Che ci fa in questo contesto Caravaggio, coi suoi
efebi estatici che strimpellano il liuto come dovessero
intonare Candy Says, coi suoi Bacco simili aAnthony,
pingui e catatonici, coi femminielli scarmigliati che si
fan mozzicare la mano da un ramarro nascosto tra le
rose, i giovin signori un po’ truzzi cui la zingara sfila
soldi e anello? Il suo destino sembra quello di rimane- stullarsi con Ruby Twsday. Anche Caravaggio vuole
rè un pittore sotterraneo, schiacciato dalla sua stessa fare la sua Gimme Shelter, il suo Guernica. Ma non sa
formula prosaica e antiepica, aderente al racconto della come. Non ha mai messo insieme più di quattro figu-
vita dei crocicchi e degli slum della suburra. Tolto dai rè, e dipinte coi modelli davanti. Ora ne deve far con-
vicoli e accomodato nei palazzi del cardinal Del Monte, vivere una quindicina. Dopo vari tentativi a vuoto,
si sente probabilmente come Iggy Pop alla corte di Ziggy copia l’impostazione della scena da un pittore molto
Stardust. Tutto è troppo lezioso, glamour, senzasostan- meno bravo di lui, Girolamo Muziano. E la immerge
za. Ai pettinini e ai plettri continua a preferire gli umori nelle tenebre, con uno squarcio di luce che in diagona-
dei pantani. Spende le giornate tra il campo della pai- le dall’alto rischiara tutto per un istante. Non sapen-
lacorda, le scommesse, le cor- do rendere il dinamismo dei
tigiane e i modelli. "Gimme Awr^p tu P4//7 Wtf/’vfP C01T’ supera a sinistra il pro-
danger": tra un piatto di car- M/.lil’^iJC’ H» Ot»M fll’UI t’C’ blema, inventando di fatto la
ciofi tirato in faccia a un carne- o /ii/i/t ff4n^r/ f*r/iWlo fotografia-Per la pittura è una
riere, una passeggiata nottur- l/ •»’» fyl’14’l’l’L/f l/L/lil’C/ rivoluzione simile all’impat-
na armato di compassi che f/ff’VH ’Vf^fIfvt’fì’V fPff’Vtfì t0 c^ P1111^- S^s anche la
sembrano armi bianche, fini- ^&"^ ’ (7t///òW/ UC^II’U possibilità di controllare dal-
sce sempre più spesso nei ver- /•/,« /74iZ»0//l Vìn’WP* l’alto il processo creativo,
bali di polizia. fumino, e al v" y1»^0*^ ItUlli/Ci attraverso la visione dei dise-
secondo minuto di discussio- (’P ’fi ft^ VI fi/i (i)ì t)flYifì gni preparatori. Il committen-
ne mette mano alla spada, -t ~ tè si trova di fronte il prodot-
Ma la grande occasione ^ OTVICCO C f^ttttO t0 finito-A1 limite’pu0 ricu’
capita anche per lui. Gli ”- sarlo.Manonpuòinterveni-
danno da completare in pochi ’ rè in corso d’opera sul lavo-
mesi la decorazione di una ro del pittore. Così i suoi
cappella per la chiesa della dipinti successivi vengono
nazione francese, un’opera spessissimo rifiutati: troppo
che aspetta da 30 anni. La scena, al solito, è un ammaz- lontani dalla rigidità formale a cui era abituato l’occhio
zamento: quello di San Matteo, freddato dai sicari del dell’epoca. Rockstar, ma rigorosamente indie.
rè etiope mentre celebra messa. Sono i mesi del rogo E anche il primo a provare adire qualcosa di sé attra-
di Giordano Bruno e della condanna a morte di Beatrice verso i quadri. C’è un soggetto che gli piace più di tutti,
Cenci, protagonista di un caso di cronaca nera che ed è quello di Giovanni Battista nel deserto, che ridu-
diventa un fatto "mediatico" senza precedenti, manda- ce all’essenziale: una figura di giovane, vestita di un
ta a morte dal papa per incamerare i beni di famiglia, drappo rosso, in cui sembra voler misurare, nel corpo
Caravaggio capisce che deve provare a raccontare qual- di un altro, la compenetrazione di libertà e solitudine.
cosa di quel clima truce. Immaginate gli Stones all’epo- Non deve aver avuto molto tempo per pensare a sé. Il
ca del Vietnam. Non si può passare tutta la vita a tra- tempo della giovinezza senza progetti, che il rock oggi
prova a prolungare all’infinito nella sua estensione di
lifestyle, in realtà costituiva l’unica dimensione esisten-
ziale in cui erano abituati a vivere gli uomini di allora.
K "incidente" dell’uccisione di Ranuccio Tommasoni
in duello lo costringe a lasciare Roma per sempre e a
vivere la condizione del condannato a morte in contu-
macia. La scoperta "forzata" della luce zenitale, abba-
cinante del Sud, nella fuga tra Napoli, Malta e la Sicilia,
si traduce nell’idea di realizzare dipinti in grandi spazi
chiusi, dove ambienta scene dominate da un senso del
tragico, realizzate con una pennellata sempre più velo-
ce ed economica, ma improntata auna vertiginosa sin-
tesi formale. Il modellato dei visi è ora ottenuto con
pochissimi tocchi, quasi fosse Bacon, come nell’ Uccisione
di Sant’Orsola, ultima realizzazione di questo reperto-
rio postremo di"murder ballads".
Anche la sua morte è un giallo, come ogni rockstar
degna di questo nome: irrintracciabili le spoglie, incom-
prensibile perché, volendo tentare il ritorno a Roma
da Napoli, per ottenere la grazia papale, sia finito a
Porto rcole. Tant’è che qualcuno ha ipotizzato un
omicidio di Stato. Possessione dei biografi per le scar-
ne informazioni sul suo "ultimo tempo" fa il paio con
il continuo riemergere di opere che gli vengono attri-
buite, e che invece sono al più copie non autografe,
tant’è che il corpus dei suoi quadri, stimato in non più
di 70 opere certe.viene dai più "spregiudicati" fatto lie-
vitare sino a no dipinti autografi. Il business degli
expertise che lo riguarda assomiglia sempre più a quel-
lo dei nastri perduti di Hendrix o Cobain. Resta però,
nei suoi capolavori, qualcosa che resiste a ogni tenta-
tivo di mistificazione critica: è quell’idea, sconosciuta
prima e irripetibile dopo, di pittura senza filtro, ade-
rente alle cose ma senza metafisica, agli uomini ma senza
pathos, in cui artistry e misura morale coincidono. Una
buona definizione di rock music... G