GIAMPAOLO VISETTI, la Repubblica 20/7/2010, 20 luglio 2010
LA CINA PIANTA FORESTE PER FERMARE IL DESERTO - I
deserti dell´Asia assediano la Cina e i tentativi di frenare la loro avanzata risultano vani. Il fronte delle dune, alte fino a duecento metri, avanza venti metri all´anno e centinaia di villaggi vengono sepolti dalla sabbia. I nuovi eco-profughi cinesi sono 400 milioni e il governo di Pechino investe dieci miliardi di dollari all´anno per ritardare l´inaridimento di regioni un tempo bagnate da laghi e fiumi. La violenza delle tempeste di sabbia aumenta e il 27% del territorio cinese, pari a 2,8 milioni di chilometri quadrati, è ormai invaso dai deserti.
L´avanzata delle dune di Taklimakan, Tengger, Badain Jaran, Qaidam e Gurbantunggu, combattuta da oltre trent´anni, sembra però giunta ora ad una svolta. Nelle regioni del nord e dell´ovest del Paese, negli ultimi tre anni, gli scienziati hanno registrato un aumento dei fronti sabbiosi superiore a quello rilevato in tutto il secolo precedente. Le autorità hanno annunciato ieri un piano straordinario che prevede la creazione di sconfinate foreste, attraverso l´impianto di milioni di alberi, e la chiusura al pascolo e allo sfruttamento agricolo di una superficie superiore a quella di Germania e Francia. Il progetto «barriera verde» è il tentativo estremo per impedire che entro vent´anni quasi metà della nazione risulti sommerso dalla sabbia, esposto a siccità catastrofiche e alluvioni devastanti. Pechino non teme solo l´esodo di massa delle popolazioni di Gansu, Xinjiang, Inner Mongolia, Tibet e Qinghai. L´incubo è il crollo dell´agricoltura e dell´allevamento, fino a non poter sfamare il 48% dei cinesi entro il 2030. Una ricerca dell´Accademia delle scienze ha rivelato che dal 2005 è stato perduto il 12% della terra coltivata, mentre la popolazione è cresciuta dell´8%. I prezzi del cibo continuano ad aumentare e secondo gli economisti, nel prossimo decennio, saranno la prima causa dell´inflazione. I deserti stanno consumando le aree storiche della produzione di cereali ed entro vent´anni la metà dei raccolti sarà bruciata per nutrire gli animali. La più colpita dalla desertificazione cinese è la popolazione rurale, esclusa dal boom economico e squassata dagli espropri forzati di terreni sterili. Il ministero dell´Ambiente, grazie ad aratri speciali, scaverà lungo il confine di Nordovest un solco più lungo della Grande Muraglia. Il fossato, e la deviazione di ventiquattro fiumi, costituiranno una barriera d´acqua da opporre alle tempeste di sabbia. Geologi e climatologi sono convinti che non basterà. Il deserto del Gobi, in Mongolia, nell´ultimo secolo ha raddoppiato la sua massa sabbiosa. Permafrost, pietre e polvere stanno cancellando la vita nell´intera catena dell´Himalaya. «Tutte le misure contro la trasformazione delle foreste in distese di dune - dice Zheng Guoguang, capo meteorologo dello Stato - sono state adottate. Paghiamo gli errori che in mezzo secolo sono diventati una irreversibile realtà ambientale». Simbolo della lotta perduta della Cina contro i suoi deserti è l´oasi di Minqin, in Gansu.
Solo una lingua di verde si insinua ormai tra il deserto del Tengger e quello di Badain Jaran. Cinquant´anni fa qui vivevano 860 mila contadini e la regione produceva un terzo del cotone cinese. Oggi Minqin è in gran parte sepolta sotto le dune, ma è abitata da oltre due milioni di persone, deportate dalle regioni più povere del Paese per combattere «la battaglia de secolo».
L´80% della gente è pagata dal governo per lasciare la terra incolta, piantare alberi nelle fasce estreme dei deserti, scavare canali ed erigere dighe di nylon per contenere i movimenti superficiali della sabbia. In vent´anni l´oasi lungo la Via della Seta si è ritirata però di 288 chilometri quadrati, si sono prosciugate 240 su 291 sorgenti e le tempeste di sabbia sono quadruplicate. Minqin era conosciuto come il «distretto dei laghi». Tra i cinque villaggi rimasti si alzano oggi le più devastanti tempeste di sabbia dell´Asia, che riversano montagne di polvere fino a Pechino, nella penisola coreana e in Giappone. Ogni anno si contano 139 giorni di vento e nel 2009 le tempeste hanno stabilito il record di 52. Il 70% della terra coltivabile è perduta e gli alberi piantati muoiono nel deserto. «La desertificazione cinese - dice Wang Tao, capo del progetto contro l´inaridimento del Gansu - non è una calamità naturale, ma opera dell´uomo. Se la lezione di Minqin non viene imparata, il destino dell´Asia è scomparire sotto le dune».