ANTONELLO CAPORALE, la Repubblica 20/7/2010, 20 luglio 2010
MUORE LA VEDOVA MORO AL FUNERALE NESSUN POLITICO
torrita tiberina - Erano le ultime ore di vita. Lui le scrisse: «Dolcissima Noretta, vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo». Sono trascorsi trentadue anni e anche Eleonora Chiavarelli, vedova di Aldo Moro, è entrata nella chiesa che salutò il marito, nello stesso borgo - lontano da Roma - con la stessa pioggia di allora. Era il 1978, la signora Eleonora rifiutò le condoglianze di Stato; rifiutò, al punto di non presenziare ai funerali, l´abbraccio della Dc, degli amici di suo marito, quegli amici ai quali portò rancore mai revocato. Ieri nessun politico ha ritenuto conveniente raggiungere Torrita Tiberina, nessuna corona e nessun tricolore hanno segnato la presenza dello Stato. Solo i fiori e il nastro tricolore del municipio l´hanno accompagnata al cimitero, seguita dai tre figli (assente Maria Fida) e dai nipoti nella cappella anonima di travertino, nel loculo ricavato accanto a quello dove riposa lo statista ucciso dalle Brigate rosse.
«Finalmente avrà la possibilità di svelare i misteri», l´ha salutata nell´omelia il vescovo di Civita Castellana Romano Rossi, allievo di don Giuseppe Dossetti, già parroco di frontiera a Roma. I misteri. La morte di Moro, denuncia il presule, segna «il punto dal quale è iniziata l´esplosione del male». Una devianza nel costume pubblico, oggi riconoscibile «per le furberie e i magheggi», «per l´assenza di trasparenza», la mancanza di «giustizia», l´assoluta incapacità di tendere al bene. Piegati «dalla piovra del maligno», di questo tempo «cattivo» e «buio». Il vescovo disegna per Eleonora Moro il Calvario, la sconfitta, il Golgota. «E la scelta di venire qui, fuori le mura», è «sorprendente e di grande spessore».
Fuori le mura. Aveva novantaquattro anni la signora. I suoi capelli bianchi, l´espressione severa, piccola di statura, riservata oltre il prevedibile. Le sue foto sono concentrate soprattutto nel periodo terribile della prigionia. Lasciando al sorriso e alla gioia di mamma le istantanee con i figli piccoli, nei primi anni di matrimonio. Colpì la severità del suo portamento, e l´assoluta determinazione con la quale motivò il dissidio insanabile con chi, anche il papa («Il Papa non si è speso molto, forse avrà scrupolo», le comunicò il marito) non fece quello che la famiglia riteneva giusto ed equo. Colpì il silenzio col quale la moglie di Moro segnò la propria riprovazione, l´assoluta incapacità di condividere i passi del partito della fermezza, di quel che si stabilì e si ritenne immodificabile: no a ogni trattativa. Il dramma che si consumò, la vita del marito conclusa nel bagagliaio della Renault rossa, e poi le successive prove dei depistaggi e tutte le manovre - anche torbide - che segnarono le giornate drammatiche del sequestro, cementarono in lei la convinzione che i nemici fossero in casa.
Eleonora Moro, marchigiana, fu donna di Chiesa, e in prima fila ieri c´erano le suore di clausura di Civitella, la vecchia badesssa, Madre Francesca, compagna di scuola e amica di vita. «Eleonora Moro conosce quei segreti e quei misteri che ha inseguito per tutta la sua vita dalla morte di suo marito», ha garantito il vescovo.
Dal Quirinale è stato inviato un telegramma di condoglianze. Anche Fini e Schifani hanno partecipato al lutto. Il Pd, con distinte ma non vaste dichiarazioni di cordoglio (tra le altre quella di Rosy Bindi, Pierluigi Castagnetti e Franco Monaco) ha salutato la scomparsa. Il consiglio comunale di Maglie, città natale di Moro, ha osservato un minuto di silenzio.
Non c´è contesa sull´eredità politica. Trentadue anni hanno asciugato tutte le lacrime e resi sbiaditi anche i ricordi.