Varie, 20 luglio 2010
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Gandhi Varun
• Delhi (India) 13 marzo 1980. Politico • «[...] figlio di Sanjay Gandhi (il secondogenito di Indira, morto nel 1980) è considerato l’astro nascente del partito ultranazionalista indù Bharata Janata Party (Bjp), opposto a quello storico della famiglia Gandhi, il Partito del Congresso, di cui sono stati leader il bisnonno di Varun, Jawaharlal Nehru e nonna Indira ed è oggi guidato dalla zia Sonia. [...]» (’Corriere della Sera” 19/3/2009) • «[...] non solo si è unito agli indù nazionalisti del Partito del Popolo (Bjp), tradendo così il Congresso, la storica formazione che guidò la lotta di liberazione e da quattro generazioni è dominato dalla famiglia. Ma si è lanciato in una campagna elettorale [...] apertamente anti- musulmana e razzista. stato quindi oggetto di accese critiche trasversali e di un’inchiesta della Commissione elettorale. Ed è stato ritenuto da questa colpevole di ”affermazioni cariche d’odio e incitazione alla violenza anti-islamica” [...] ha dichiarato di esser stato incastrato (’il video è stato modificato, mai dette quelle parole in comizio”) [...] ”I principi e i valori della famiglia sono stati traditi” da Varun, che ”ha disonorato chi è vissuto e morto per difenderli”, ha dichiarato ieri durissima Priyanka, rompendo per la volta il silenzio sdegnato del ramo ”ortodosso” dei Gandhi. E ancora: ”Gli consiglierei di leggere i libri della Gita, i sacri testi filosofici dell’induismo, prima di lanciarsi in simili affermazioni”. Un riferimento a quelle frasi, ritrasmesse da molte tv indiane, in cui Varun giurava appunto sui testi sacri di ”tagliare la mani” ai musulmani che avessero alzato le mani sugli indù, prometteva di ricacciarli oltre confine, paragonava un avversario politico musulmano a Osama Bin Laden [...] nel 1980, quando Sanjay, il figlio di Indira destinato a succederle, morì pilotando un aereo, la giovane vedova Maneka e il neonato Varun lasciarono la storica residenza di famiglia al numero 10 di Janapath a Delhi per non farvi più ritorno. Dissidi tra cognate, si disse allora: Sonia, la sposa italiana di Rajiv, in lotta con Maneka per ingraziarsi la potente suocera Indira. Vinse Sonia, allora, anche se Rajiv divenne sì premier ma poi fu assassinato. [...]» (Cecilia Zecchinelli, ”Corriere della Sera” 24/3/2009).