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 2010  luglio 20 Martedì calendario

Petri Romana

• Roma 1955. Scrittrice. Tra i suoi romanzi Alle case venie (Marsilio), Dagoberto Babilonio, un destino (Mondadori), Esecuzioni (Fazi), Ovunque tu sia (Cavallo di ferro), Ti spiego (Cavallo di ferro) • «’Sono arrivata a Lisbona per la prima volta nel 1990 e l’ho sentita subito come un luogo che mi apparteneva. Nel 2005 sono riuscita a comprare una casa di fronte al Tago, e ora ci passo tutto il tempo che posso” [...] Cavallo di Ferro è roba sua, sorella gemella della Cavalo de Ferro portoghese di suo marito Diogo Madre Deus, e meritoriamente e coraggiosamente specializzata in letteratura lusofona e spagnola (da Frei Betto a Joao Ubaldo Ribeiro, da Miguel Sousa Tavares a Germano Almeida a Joao de Melo a Paula Izquierdo). [...]» (Paolo Collo, ”la Repubblica” 7/1/2009) • «[...] Nel 2002 la Cavalo de Fero, una casa editrice portoghese, compra il mio romanzo La donna delle Azzorre. Se ognuno nasce in un luogo ma non è detto ci appartenga, io appartengo al Portogallo: dalla prima volta che ci sono andata, quella terra mi ha come risucchiato. [...] Il mio matrimonio stava finendo, sotto un cumulo di bugie più dolorose da subire di un abbandono: perché a quel punto, oltre alla forza per sopportare l’umiliazione, devi trovare quella per andartene. [...] Viene a prendermi all’aereoporto questa specie di giovane dio bruno: il proprietario della Cavalo de Fero. Per tre giorni lavoriamo sul mio libro. Io sento un trasporto che mi spaventa: e non perché se hai sofferto per amore non puoi più crederci. Quella è una sciocchezza. Le mie paure erano di ordine pratico. Ho un figlio, mi dicevo, e poi la distanza… Così sono tornata a casa vagheggiando quest’amore impossibile [...] Diogo mi telefona per dichiararsi [...] Diogo è dalla parte dei buoni: come me. Perché io credo davvero che esistano i buoni, onesti con i loro sentimenti e quelli degli altri, e i cattivi, un esercito di insoddisfatti condannati a distruggere loro stessi, ma anche i poveracci che incontrano: appena conquistano qualcuno, considerano la parte migliore del gioco esaurita. E si rivolgono altrove [...]» (Chiara Gamberale, ”La Stampa” 5/12/2008).