GIULIA ZONCA, La Stampa 20/7/2010, pagina 42, 20 luglio 2010
IL RE DELLE NAVI CHE SOGNA L’OLYMPIACOS ALL’ITALIANA
Il calcio italiano è in caduta libera ma esiste un uomo pronto a ramazzare quel che resta, a investire persino nel passato perché è innamorato del nostro campionato, un nostalgico cresciuto guardando la serie A e deciso a portarsi a casa qualche figurina. Anche sbiadita.
Vangelis Marinakis è il nuovo proprietario dell’Olympiacos, la squadra che negli ultimi giorni prova a comprare qualsiasi gloria targata made in Italy: Camoranesi, Gattuso, Trezeguet, i nomi cambiano ma il legame resta. Un’ossessione. Il tycoon delle navi ha comprato il club in giugno, trattativa lunga e rognosa perché l’Olympiacos era alla deriva, reduce da una delle peggiori stagioni della storia. Non ha vinto il campionato, è scivolato fino ai margini dell’Europa League ed è già impegnato nei turni preliminari, esordio vincente e noioso: 5-0 contro il Besa, squadra albanese che si presenta ad Atene, per il ritorno, giovedì. Una volta c’era l’abitudine della Champions League, oggi l’unico brivido arriva da Marinakis, quarantenne ambizioso che ha fatto i soldi con una flotta di 170 carghi. Un impero indifferente alla crisi economica della Grecia, anzi. Lui e i suoi colleghi hanno scalato la classifica dei ricchi proprio nell’anno buio e prima dell’estate si sono ritrovati a Posidonia, fiera biennale del settore, per comprare nuove imbarcazioni, 90 milioni per ogni unità. Capitali all’estero, società sparse per il mondo, sede a Londra e filiali a Singapore, in Russia e in Romania, Marinakis guadagna, protetto dalla costituzione greca che salvaguarda i proprietari di navi da trasporto proprio perché sono la base del sistema. La certezza. I Marinakis vivono di mare da tre generazioni, il pallino dello sport è arrivato di recente, un’incursione nella pallavolo poi l’idea di raccogliere l’Olympiacos caduto in disgrazia.
Vangelis Marinakis è rimasto una giornata intera chiuso nella sede della società, a trattare con l’ex boss Sokratis Kokkalis, un istituzione. Alla guida del club per 17 anni, 12 titoli nazionali, 5 Coppe di Grecia, quasi mai oltre il primo turno di Champions ma padrone in casa. Fino ai sogni sbagliati, ai debiti. Il buco in bilancio si è aperto con la firma di Karembeu, una pensione da tre milioni l’anno e nulla da ricordare. Poi sono arrivati Giovanni, Rivaldo, Zico in panchina. Nel 2008 i debiti erano 63 milioni, l’anno dopo superavano i 70, quest’anno Marinakis ne ha messi 50 e ha promesso: «Mi interessa il futuro».
Attimo di smarrimento, fondi nuovi e forze fresche basterebbero per riprendersi il campionato solo che il nuovo presidente ha altri progetti: un giardino italiano per farsi notare dal resto d’Europa. I tifosi sono prima impazziti di entusiasmo e poi precipitati nel dubbio. Si torna indietro, a caccia di campioni che hanno già dato il meglio. L’imprenditore non è interessato alle lamentele ma proprio ieri ha dimostrato di non essere un fissato degli over trenta e ha chiesto ai suoi di trattare per Alessandro Diamanti, centrocampista del West Ham cresciuto tra Prato e Livorno. L’età non conta, vale l’origine o la contaminazione. Trezeguet è stato alla Juve per una vita e va bene anche Baptista che un po’ di aria romana l’ha respirata. Al momento nessuna firma, solo una lista di nomi per trastullarsi. E un chiodo fisso: polvere di stelle italiana. Marinakis è abituato a corteggiare il disastro. Ha prosperato nel bel mezzo del black out greco, può fare affari con quel che resta del nostro calcio.