Valentina Colosimo, Vaniy Fair n.28 21/7/2010, 21 luglio 2010
PER LUCA PERETTI DA J
Ecco qui l’assegno. Però ora
fai una fotocopia e mettila
L in archivio: non vorrei che
qualcuno dicesse che non
paghiamo l’assicurazione
della macchina». Sandra scoppia a ridere,
La figlia Sasha ringrazia e, dopo le racco-
mandazioni della mamma («Fai la brava,
eh»), lascia la villa di Ceppaloni. Sandra
Lonardo, 57 anni, consigliere regiona-
le Pdl in Campania, moglie di Clemente
Mastella, 63, eurodeputato Pdl, si affida
al sarcasmo già prima dell’intervista.
La sua casa è un viavai di amici. Abito
lungo fino alle infradito. Lady Mastella
intrattiene gli ospiti seduta al grande ta-
volo del giardino. Poi, una telefonata: «
una donna che ha avuto una disgrazia
in famiglia: quando è triste mi chiama».
Tanti, invece di telefonare, si presentano
direttamente nella villa di Ceppaloni, il
paese-feudo politico della coppia.
Qui Sandra Lonardo ha fatto rientro lo
scorso maggio, quando è stato revocato il
divieto di dimora in Campania che l’aveva
costretta a sette mesi di «esilio» a Roma.
Ma l’annus horribilis non è ancora termi-
nato: l’ex presidente del Consiglio regiona-
le della Campania aspetta di sapere la data
d’inizio del processo per tentata concus-
sione del direttore dell’ospedale di Caserta
(avrebbe, secondo l’accusa, fatto pressio-
ne su di lui per far assumere due primari)
e, in settembre, la decisione sul suo rinvio
a giudizio per associazione a delinquere
nell’inchiesta sull’Arpac (l’Agenzia per la
protezione dell’ambiente campano).
«Sono stanca», dice. Ma basta parlare
del matrimonio del secondogenito Elio,
celebrato lo scorso 3 luglio, per vederla
sorridere.
Da quanto tempo non sorrideva?
«Da molto. Al matrimonio di Elio mi so-
no sbloccata. Ho riso di felicità e ho anche
pianto di commozione, quando mio figlio
e Roberta si sono giurati amore e fedeltà
"nella buona e nella cattiva sorte". la
cosa più importante in un matrimonio.
Dalle difficoltà anche io e Clemente, co-
me coppia, siamo usciti rafforzati».
Avrà riso anche quando volevano suo mari-
to all’&o/a dei famosi. vero che è stata lei
- gelosissima - a non lasciarlo andare?
«Stupidaggini. Con un marito che parte
il martedì per Bruxelles e torna a casa
il venerdì, come si fa a essere gelosi?
Impossibile. Soprattutto dopo 35 anni
di matrimonio: li abbiamo festeggiati il
30 giugno».
Tornando aW Isola’9.
«Clemente scherzava: per una volta
è stato un politico a prendere in giro i
giornalisti e non viceversa».
Una vendetta?
«No. Però, parlando di cose serie, il mio
caso è il simbolo di come i giornali in-
fanghino una persona sulla base di pure
ipotesi. Quella di Aitano la chiamano
legge-bavaglio: io ne metterei due di ba-
vagli alle notizie che arrivano dalla magi-
stratura. La stampa dovrebbe restare in
silenzio fino alla fine del processo».
E il diritto a essere informati?
«Quanti grandi casi giudiziari sono finiti
nel nulla? Chi ripagherà le vittime? Quanti
sanno che, nell’inchiesta Why Not, le ac-
cuse a mio marito sono cadute? Non vo-
glio dire nulla contro i magistrati: devono
fare il loro lavoro. I giornalisti scioperino
pure, ma alcuni bavagli ci vogliono. Ha
ragione Berlusconi, e mi auguro che vada
avanti, a colpi di fiducia se necessario. Gli
italiani sono con lui».
Non tutti. Contro il ddl Alfano si è creato
un movimento d’opinione, con la campa-
gna dei post-it di Repubblica.
«Repubblica non farebbe male a stare un
po’ zitta. Trovo che abbia dato troppa
enfasi alle mie vicende».
Come ha vissuto quei sette mesi lontana
da casa?
«Mi sono creata un mondo parallelo gra-
zie a Facebook, che mi ha fatto restare
in contatto con molte persone e mi ha
evitato di impazzire. Poi, tante amiche
di Roma mi sono state vicine. Ora sono
una donna serena, ma certe ferite mi re-
steranno dentro per tutta la vita».
Il divieto di dimora, in effetti, è una misura
poco utilizzata.
«La giustizia non è uguale per tutti. Se
pensa che il figlio di Di Pietro aveva una
stanza nel ministero del padre, dove par-
lava di raccomandazioni usando il tele-
fono del ministero, e nessuno ha chiesto
spiegazioni».
Lei e suo marito siete stati scaricati dal
centrosinistra.
«Ce ne siamo andati noi ma, certo, sono
scomparsi tutti. Non importa».
D’Alema e Passino erano presenti al matri-
monio di suo figlio Pellegrino. A quello di
Elio, nessuna traccia del centrosinistra.
«All’epoca Clemente era nel governo
di centrosinistra, era normale invitare
D’Alema, anche se con lui non c’è mai
stata amicizia sul piano personale. Con
gli ex comunisti non mi sono mai trovata
bene, la loro doppia morale è insoppor-
tabile. Ma è come un matrimonio: quan-
do finisce, l’importante è mantenere il
rispetto».
Vox populi dice: Mastella uguale racco-
mandazioni.
«Siamo un Paese di ipocriti: lo hanno
fatto tutti. In America esiste addirittura
la lettera ufficiale di raccomandazione.
Diverso è fare pressioni, cosa che io non
ho mai fatto. Ma se segnalo una persona
che ritengo brava a un amico, qual è il
problema?».
La meritocrazia che non funziona?
«Chi lo merita va avanti comunque».
Prima gli scandali della Protezione civile,
poi Scajola, Verdini e ora il caso Brancher:
Berlusconi dovrebbe fare un repulisti?
«Come si fa a giudicare senza sapere?
Dopo quello che è successo a me, non cre-
do più ai giornali. Non li leggo proprio, mi
fido solo del Televideo. Berlusconi, in ogni
caso, deve andare avanti, è l’unico che
può fare le riforme nel nostro Paese».
Lo conosce bene?
«No, l’ho visto poche volte. Me lo ricor-
do una sera, a una tavolata, che raccon-
tava le famose barzellette. Alcune erano
divertenti, altre no, ma ridevano tutti lo
stesso».
Da cattolica, che cosa pensa delle sue vi-
cende personali, dal caso D’Addario al
divorzio da Veronica Larlo?
«Se fossi stata Veronica, non avrei mes-
so in piazza i problemi di un matrimo-
nio. Quanto alla D’Addario... parliamo
d’altro?».
Parliamo delle vacanze?
«Le passeremo in barca, in Grecia, con un
gruppo di amici. La sera Carlo Rossella
prepara i drink, io faccio i cornettoni».
Mi fa vedere la famosa piscina a forma
di cozza?
«Ancora con questa piscina? Siete pro-
prio fissati. Basta, l’ho sotterrata».