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 2010  luglio 09 Venerdì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "COGNETTI

FRANCESCO"

ROMA - Francesco Cognetti si dimette da direttore scientifico del Regina Elena, polo oncologico capitolino di punta nella lotta ai tumori, e torna a fare il primario e a visitare i malati di mattina nell’ ospedale pubblico e di pomeriggio in clinica privata. «Come fanno tutti i medici», sottolinea lui stesso che ieri ha scritto una lettera aperta al ministro della Salute, Livia Turco, per annunciare la sua decisione: « di tutta evidenza che non esistono le condizioni per portare avanti con dignità il mio mandato», sottolineando di essere stato oggetto di una «campagna persecutoria». La volontà di gettare la spugna dopo mesi di battaglie legali, ricorsi e carte bollate, è maturata una settimana fa, quando l’ oncologo si è reso conto di essere stato messo con le spalle al muro: nella Finanziaria del governo Prodi un emendamento prevedeva l’ incompatibilità tra l’ incarico di direttore scientifico di un istituto scientifico come il Regina Elena e qualsiasi altro incarico o lavoro sia in enti pubblici che privati. Un analogo provvedimento legislativo era stato proposto nel Consiglio regionale del Lazio due settimane fa perché le norme in vigore, come il Consiglio di Stato ha spiegato, non prevedevano l’ esclusività di rapporto. Federico Tedeschini, legale di Cognetti, ha chiamato i vertici del Regina Elena l’ 11 dicembre annunciando la volontà dell’ oncologo di lasciare la poltrona di direttore scientifico attraverso una soluzione condivisa tra le parti. Il 18 dicembre Marino Nonis, direttore generale del Regina Elena e Cognetti hanno firmato la rescissione del contratto. Lo stesso Cognetti ha spedito ieri la lettera al ministro Turco, nello stesso giorno in cui il Consiglio di Stato avrebbe dovuto pronunciarsi sul ricorso presentato dal primario contro l’ incompatibilità tra direttore scientifico e medico che lavora privatamente. «Si profila per la figura del direttore scientifico, un ruolo di burocrate della ricerca - sostiene Cognetti nella lettera - una sorta di passa-carte sia pure di elevato rango, che non si addice alle mie caratteristiche, nè alla mia formazione». Cognetti era stato anche sorpreso il 25 ottobre dagli ispettori della Regione mentre visitava pazienti in una clinica romana. «Lo faccio gratuitamente», aveva provato a giustificarsi. Amaro il suo sfogo: «Hanno fatto due leggi ad personam... non è il massimo. Per questo ho deciso che voglio tornare a fare il medico, il primario, voglio tornare a curare i miei malati, anche privatamente, come fanno tutti i medici. Non ho mai abbandonato i miei malati». Si mette così fine a un contenzioso giudiziario iniziato questa estate quando il ministro della Salute, appena insediata, aveva revocato a Cognetti l’ incarico di direttore scientifico del Regina Elena che ricopriva dal 2001 e che gli era stato riconfermato, in aprile, dal governo Berlusconi, pochi giorni prima di lasciare Palazzo Chigi. Il 3 agosto il ministro Turco aveva nominato Paola Muti direttore scientifico dell’ istituto oncologico, ma il 12 settembre il Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso in appello di Cognetti contro il provvedimento di revoca. La polemica politica ha accompagnato tutti i passaggi della vicenda con la Cdl e anche qualche esponente dell’ Ulivo a sostegno di Cognetti. Una polemica sempre respinta dal ministro Livia Turco che ha motivato la sua scelta come svincolata da logiche di tipo politico e dettata solo da «criteri di competenza e professionalità». Adesso i vertici del Regina Elena aspettano il parere favorevole del ministro Turco per nominare di nuovo Paola Muti alla direzione scientifica. (Corriere della Sera 20/12/2006)