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 2010  luglio 06 Martedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CALABRESI, MARIO"


Ricerca effettuata con esclusione fonte "Calabresi"

Mario Calabresi, che aveva due anni quando gli uccisero il padre e ricorda soltanto che un giorno se lo tirò a cavalcioni sulle spalle per mostrargli la sfilata degli Alpini, oggi dice che «no, non è vero, il terrorismo non cominciò quel giorno in via Cherubini. Era cominciato tre anni prima, in piazza Fontana...». (Giuseppe D’Avanzo la Repubblica, 16/05/2002)

Figlio del commissario di polizia Luigi, il giornalista Mario Calabresi ha dedicato alla vicenda della sua famiglia e di altre vittime del terrorismo un libro tanto intenso quanto lucido, «Spingendo la notte più in là» (Mondadori) [...]. Fra i numerosi episodi di linciaggio morale cui il «boia Calabresi» venne sottoposto dalla sinistra extraparlamentare, ce n’è uno che più degli altri colpisce chi di mestiere faccia lo storico. Secondo le parole del figlio di Calabresi: «Non molto tempo dopo la mia nascita il quotidiano Lotta continua ritraeva mio padre con me in braccio intento a insegnarmi a decapitare, con una piccola ghigliottina giocattolo, un bambolotto che rappresentava un anarchico». (Corriere della Sera 12/05/2007, pag.53 Sergio Luzzatto)

Racconta Mario Calabresi nel suo libro, "Spingendo la notte più in là", di aver salvato un ricordo, uno solo, del padre Luigi. Mario aveva due anni ed era sulle spalle di papà, in mezzo alla folla, ad ascoltare una banda. Quell’immagine, miracolosamente preservata e cullata nell’infanzia, trovò la cornice al ginnasio quando Mario interrogò la mamma. Gemma, aperto il suo fittissimo diario, gli diede la conferma: Mario e Luigi alla sfilata degli Alpini. [...][Antonio Custra, figlia di Antonio Custra ucciso dagli autonomi in via De Amicis a Milano] «mi ha telefonato Mario Calabresi, è venuto qui, abbiamo mangiato una pizza, mi ha parlato di papà, di via De Amicis. Mi ha dato un nome, un nome che io, chiusa nella campana di vetro, non avevo mai sentito: Mario Ferrandi detto Coniglio, l’uomo che uccise papà» (Il Giornale 12/05/2007, Stefano Zurlo)

Antonia [Custra] ha raccontato di aver saputo solo di recente da Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso a Milano nel 1972, dell’esistenza di Ferrandi (Corriere della Sera 18/05/2007, pag.11 Fulvio Bufi)

l’altra sera ho sentito Antonia Custra dire all’assassino di suo padre di stare tranquillo, che lei è piena di amore. Succedeva in televisione, e tuttavia faceva rabbrividire. E’ merito del libro di Mario Calabresi. Sto parlando anche a lui. [...] Leggendo il libro di Mario Calabresi mi sono chiesto ancora una volta se e come pensassimo allora alla famiglia del commissario. Non ci pensavamo, io non ci pensavo. Tuttavia altri, anche vicino a me, ebbero quel pensiero, e lo espressero. Dunque si poteva, e si doveva, fare. Mario Calabresi ha trovato su un numero del nostro giornale del ”70 una vignetta in cui suo padre gli insegnava a giocare con la ghigliottina. (In realtà la vignetta disegnava una bambina, citando una notizia sbagliata di Panorama). Era agghiacciante. Non per noi. (Adriano Sofri, Il Foglio 25/5/2007)

per difendersi dall’ondata di commozione suscitata dal libro di Mario Calabresi, Sofri ha ricordato sul Foglio il putridume di quella stagione nella quale ammazzare un poliziotto - nel caso specifico il commissario Luigi Calabresi, papà di Mario - poteva esser considerata azione buona e giusta. (Alfio Caruso, La Stampa 1/6/2007)

Non si tratta di applicare il "manuale Cencelli della memoria" deprecato da Mario Calabresi nel suo bel libro (Spingendo la notte più in là, Mondadori) (Riccardo Chiaberge, Il Sole-24 Ore 29/7/2007)

«Tempo fa un collega mi disse: ”Parli sempre bene di tutti”. Non è vero. Spesso ho infastidito persone verso le quali i giornalisti scodinzolano alla grande. Per esempio, Adriano Sofri: penso sia colpevole e ho aiutato Mario Calabresi quando ha scritto il libro sull’assassinio di suo padre» (Gianni Riotta, direttore del Tg1). (Denise Pardo, Panorama 20/9/2007)

nel suo libro «Spingendo la notte più in là», Mario Calabresi ha scritto che ogni volta che vedono Sofri in cattedra, lui sua madre e i suoi fratelli non solo rivivono il proprio dolore, ma provano il senso di un’ingiustizia. [...]chi legge il libro di Mario Calabresi capisce perfettamente che cosa ha vissuto lui. (Il Giornale 13 gennaio 2008, Michele Brambilla)
Da una parte c’è l’Italia che s’è divorata a centinaia di migliaia di copie il libro di Mario Calabresi, il figlio del commissario assassinato e uno dei candidati alla direzione di Repubblica. (Libero 21 maggio 2008, GIAMPIERO MUGHINI)

Caterina Ginzburg, ex portavoce di Botteghe Oscure e di Epifani, moglie di Mario Calabresi, giornalista di Repubblica, figlio del commissario della cui morte è stato ritenuto responsabile Adriano Sofri (Dagospia 9/11/2008)

Altri invitano a non trascurare il nome di Mario Calabresi, corrispondente dall’America, e quello dell’altro vicedirettore Massimo Giannini, considerato al momento il più solido degli uomini della sua generazione. (Giorgio Meda, Il riformista 29/1/2009)

Mario Calabresi viene elogiato [nella storia della letteratura europea di Asor Rosa] - oltre le corrispondenze da New York - "il libro forte e dolente" sulla storia della sua famiglia. (la Repubblica 4/2/2009 - Simonetta Fiori)

[Intervista a Giancarlo Aneri, inventore del premio «E’» giornalismo], Quest’anno avete premiato Attilio Bolzoni, un giornalista con la baionetta contro la mafia … «All’inizio Bocca voleva Michele Serra. Gli altri volevano Mario Calabresi». (Claudio Sabelli Fioretti, La stampa 16/3/2009)

alle giovani promesse Giuseppe D’Avanzo e Mario Calabresi (Luigi Mascheroni, il Giornale 17/3/2009)

Chi andrà alla direzione del quotidiano legato ad una famosa industria esperta in rottamazione d’auto? dato per certo Mario Calabresi, noto ai non addetti per esser figlio del commissario assassinato da terroristi, che stava all’Ansa insieme al giovane Contu, e che ora è corrispondente da New York per Repubblica. (Gianni Pennacchi, Il Giornale 22/04/2009)

Le riserve di Repubblica si chiamano Mario Calabresi, Giulio Anselmi, Luigi Contu, Concita De Gregorio, Giovanni Maria Bellu, Mario Orfeo, Paolo Garimberti, Enzo Cirillo. Il primo è prossimo direttore della Stampa (la notizia è di ieri) [...] (Il Foglio 22/04/2009)

il Gruppo di De Benedetti, nel giro di un paio di settimane, ha portato suoi uomini nel vertice cultural-editoriale italiano con la direzione de la Stampa (Mario Calabresi), [...] (Sabina Rodi, ItaliaOggi 12/5/2009)

[Mughini che parla del libro di Sofri, La notte che Pinelli] «l’evocazione di una macelleria sudamericana da contrapporre simbolicamente al lutto e al pudore di cui tra­boccava il recente e fortunatissimo libro di Mario Calabresi. Un libro che per gli ex di Lot­ta continua è stato uno schiaffo in volto più violento che non una sentenza di tribunale». (Aldo Cazzullo, Corriere della sera 15/5/2009)

il neodirettore de «La Stampa», Mario Calabresi. (Andrea Malan, ”Il Sole-24 Ore” 20/5/2009)

dopo quasi quattro anni di «Posta e Risposta», vi lascio nelle capaci mani del nuovo direttore Mario Calabresi. Calabresi è un eccezionale giornalista, e una persona speciale. Lo conosco da molti anni, da quando era persino più giovane di adesso. E’ arrivato a Torino con grande entusiasmo, grandi progetti e grandi sogni per questo giornale, e per questa città. La scorsa settimana, davanti a un caffè in un bar di Torino, scambiandoci le esperienze di questi ultimi anni, io in Italia e lui a New York, e parlando della moltitudine di idee che gli ronzano in testa, ci siamo trovati d’accordo che sarebbe stato bello se questa sua grande passione venisse comunicata a tutti voi, quotidianamente, attraverso il dialogo delle vostre lettere. (Lucia Annunziata, La Stampa, 30/5/2009)

Dai vertici di Itedi, società che controlla la Editrice La Stampa, è arrivato così l’input al neodirettore Mario Calabresi e ai rappresentanti sindacali dell’importante quotidiano piemontese: entro il 2011 verrà tagliato il 30% dell’organico redazionale e nel frattempo verrà chiesto lo stato di crisi. (Andrea Montanari, Milano Finanza, 9/6/2009)
La Stampa di Torino che, da poche settimane, ha un nuovo direttore, Mario Calabresi che viene da la Repubblica. (SABINA RODI, ITALIA OGGI 11/6/2009)

Caro Bob Geldof, poiché "La Stampa" di Torino ti ha nominato direttore per un giorno (quindi il quotidiano oggi in edicola è firmato da te assieme a Mario Calabresi) (Francesco Borgonovo, Libero 5/7/2009)

«il dovere del giornalista diventa allora selezionare quelle più importanti, approfondendo e offrendo una chiave di lettura», ha concluso Mario Calabresi, direttore della Stampa di Torino. (Marco A. Capisani, ItaliaOggi 2/10/2009)

Mario Calabresi ha osservato che il tema dell’integrazione «sta diventando il più sentito dai lettori, quello che appassiona e divide di più» (Arrigo Levi, La stampa 2/10/2009)

Ezio Mauro dirige ancora Repubblica e un po’ di republicones sono sparsi tra stampa e tv, da Concita De Gregorio (Unità) a Mario Calabresi (Stampa) [...] (Il foglio 7/10/2009)

Piero Buscaroli è [...] al centro di una polemica, la quale coinvolge anche La Stampa e il suo direttore Mario Calabresi. [...]alla morte del commissario Luigi Calabresi, padre di Mario, lui era direttore del quotidiano napoletano ”Roma”. Organizzò una sottoscrizione, mobilitò i suoi lettori e fece realizzare una grossa medaglia celebrativa del tutore della legge ucciso da Lotta continua. Poi chiese alla propria moglie di consegnarla alla famiglia di Calabresi. [...]«Rimango colpito da questa lettera di Buscaroli, il quale mi attribuisce una serie di attenzioni nei suoi confronti che francamente non ho mai avuto», spiega a Libero Mario Calabresi. «Ho visto l’intervista, gli abbiamo concesso un’intera pagina. Tuttolibri ha una sua autonomia, non viene militarmente controllato da me. Ed è curioso che dopo aver concesso a Buscaroli quello spazio abbiamo ricevuto numerose lettere di protesta dai lettori. PurtroppoinItaliac’èunmalcostume per cui chiunque abbia qualcosa da ridire sulla Stampa deve tirare in mezzo mio padre: non si capisce che cosa c’entri. La stessa cosa capita anche all’estrema sinistra. Sono di questi giorni volantini e scritte contro di me che fanno riferimento a lui. Ringrazio Buscaroli per quello che fece negli anni Settanta per la memoria di mio padre. E lo voglio rassicurare sul fatto che mia madre me lo raccontò e ne era rimasta colpita. Ma non capisco come questo lo autorizzi oggi ad insultarmi». Lo scambio di battute tra Calabresi e Buscaroli probabilmente finirà qui. (Francesco Borgonovo, Libero 13/3/2010)

Mario Calabresi, il direttore dell’inviato biondo, colpevole di non aver tenuto presente che il padre Luigi fu commemorato da Buscaroli, all’epoca direttore del Roma, il quotidiano di Napoli dell’armatore Achille Lauro, con il conio di una medaglia commissionata allo scultore Francesco Messina (e con una sottoscrizione fra i lettori che raccolse «un bel mucchietto di denari» per la vedova e gli orfani del commissario di polizia assassinato da Lotta continua), e perciò destinatario di una lettera che, fra un «cialtrone» e un «pagliaccio», si chiudeva con un epitaffio: «Senza saluti e tanto schifo» (Stefano Lorenzetto, il Giornale, 11/4/2010)

il direttore Mario Calabresi incastrato all’angolo da impiegate quasi in lacrime e costretto a scattar foto mentre loro abbracciano Vasco Rossi. (Elena Lisa, La Stampa 11/4/2010)