Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  ottobre 06 Mercoledì calendario

«In tempo di pace come in guerra, gli ufficiali di marina venivano frequentemente in contatto con i rappresentanti di altri paesi; si supponeva quindi che dovessero conoscere una o due lingue straniere, che sapessero agire come rappresentanti del loro paese con fermezza, dignità e una certa dose di tatto diplomatico, e che si comportassero secondo le norme di ciò che poi sarà considerato come segno di buona educazione e cortesia

«In tempo di pace come in guerra, gli ufficiali di marina venivano frequentemente in contatto con i rappresentanti di altri paesi; si supponeva quindi che dovessero conoscere una o due lingue straniere, che sapessero agire come rappresentanti del loro paese con fermezza, dignità e una certa dose di tatto diplomatico, e che si comportassero secondo le norme di ciò che poi sarà considerato come segno di buona educazione e cortesia. In breve, un ufficiale della vecchia marina doveva unire nella propria persona alcune delle qualità di un esperto artigiano a quelle di un gentiluomo militare [...] L´osservazione a effetto dello spesso citato Pepys secondo la quale, tra gli ufficiali di marina i marinai non erano gentiluomini e i gentiluomini non erano marinai, perciò, non era soltanto l´elegante battuta di uno spirito ameno dell´epoca Stuart. Rappresentava l´acuta espressione di uno dei più gravi problemi pratici di fronte ai quali si trovavano continuamente l´amministrazione navale e gli ufficiali di marina nel primo periodo di sviluppo della professione navale. I gentiluomini non potevano apprendere l´arte e il mestiere dei marinai senza sentirsi sminuiti agli occhi del mondo. I marinai esperti, d´altro canto, che avevano appreso il loro lavoro nel solo modo in cui era possibile, iniziando molto giovani come apprendisti marinai, non erano considerati gentiluomini, poiché difettavano, o almeno così si credeva, di alcune qualità, come il coraggio, la buona educazione, l´attitudine al comando e il tatto diplomatico, ritenute indispensabili per coloro cui era affidata la conduzione di operazioni militari e che entravano frequentemente in contatto con ufficiali stranieri, la maggior parte dei quali di nobili origini. (Norbert Elias, Marinaio e gentiluomo, Il Mulino, Bologna 2010)