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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BERNABEI, ETTORE"


"Lo spettatore è un consumatore cui dar ciò che si decide debba consumare"
(Ettore Bernabei sul "Corriere della Sera" del 21 settembre 1998)

«Lei fa parte dell’Opus Dei, va a messa tutti i giorni, dice il rosario ogni sera. Come l’ha presa quando alcuni dei suoi figli si sono separati dai relativi consorti?
Sono stati i dolori più grandi della mia vita.
Paola Zanuttini, Il VenerdÏ 20/10/2000

’E poi oggi dicono che Ettore Bernabei fu un dirigente Rai coraggioso. Ma quale coraggio? Ebbe paura di mandare in onda il mio film su Galileo, nel 1968, fu definito troppo anticlericale [...]
Liliana Cavani - fonti varie

’tagliarono le scene in cui lui consegnava alla moglie la lista dei nomi degli amici che lo avevano tradito. stata l’unica censura: con Ettore Bernabei riuscii persino a mettere in scena un sant’Antonio irriverente, che tuonava contro la vanità dei vescovi, ”pensano di essere dei pavoni, e invece mostrano alla folla soltanto il loro deretano’, gridava il santo di Padova. E Bernabei, vedendolo, mi abbracciò: Dio bono, ci vuole coraggio, sono proprio queste le cose che dobbiamo far vedere!”.
Ermanno Olmi a Barbara Palombelli, ”Corriere della Sera” 9/7/2005

il padre-padrone della Rai degli anni d’oro Ettore Bernabei, , che dopo la carriera di boiardo di Stato s’è inventato grande produttore di fiction kolossal-cattoliche.
Paolo Martini, ”Stampa” 5/8/2007

Era direttore generale Ettore Bernabei, il miglior direttore che la Rai abbia mai avuto
Gianni Minà a Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 42/1999

Maurizio Costanzo racconta che quando nacque il programma ”Bontà loro”, nel 1976, «Ettore Bernabei era convinto che gli italiani andassero a dormire. Non era vero [...]»
Bruno Vespa, ”Panorama” 20/1/2005

Jader Jacobelli raccontava che, nominato alla direzione delle Tribune elettorali televisive nel 1964, fu incoraggiato dall’allora direttore della Rai, Ettore Bernabei: «Non si preoccupi. Ormai alla televisione parlano cani e porci».
Paolo Conti, ”Corriere della Sera” 21/3/2005

Nell’immediato dopoguerra collabora alla Nazione del Popolo di Firenze
Mattia Feltri, La Stampa 8/4/2005

[...] proteste vaticane per le gambe nude delle ballerine in tv il sabato sera - ne "L´uomo di fiducia" (Mondadori, 1998) Giorgio Dell´Arti fa raccontare a Ettore Bernabei che si trattò di una trappola: qualcuno fece trovare un televisore nell´appartamento papale.
Filippo Ceccarelli, La Repubblica 31/05/2005

Era migliore la televisione di una volta, quella targata Ettore Bernabei? «Niente affatto. Era una televisione bigotta, quella che mandava le sorelle Kessler con le gambe fasciate da una calzamaglia nera. E poi era un palinsesto televisivo di poche ore al giorno» (Gianni Boncompagni)
Giampiero Mughini Panorama, 24/03/2005

Emiliani rammenta di aver passato i suoi anni Rai contemplando un bel Rosai: «Ma nelle altre stanze c’è molta pittura toscana proprio di ambiente rosaiano, riflette il gusto di Ettore Bernabei». Il quale Bernabei, da direttore generale, albergava nella stanza ora occupata da Albertoni e vicina alla sala riunioni del Consiglio.
Paolo Conti Corriere della Sera, 26/11/2002

I fondi neri dell’Iri nascono prima di Prodi, ma è lui a coprirli. Sono serviti a finanziare partiti, sovvenzionare giornali, costruire chiese, compiacendo questo o quel cardinale, favorire l’Opus Dei. Lo scandalo scoppia sotto la presidenza Prodi. Il maggiore imputato è Ettore Bernabei, uomo di rispetto della Dc, amico di Amintore Fanfani, sospetto Grande Elargitore. Per evitare la gattabuia, l’astuto fanfaniano si fa operare di un calcolo. Il pm Gherardo Colombo, che ha spiccato il mandato, aspetta impaziente la convalescenza per eseguirlo. Ma il chirurgo ha provvidenzialmente dimenticato una garza nella pancia del paziente che torna sotto i ferri. Colombo, depresso per l’interminabile malattia, ritira il provvedimento. Il malato guarisce all’istante e Prodi il giorno stesso, 27 giugno 1985, lo promuove presidente dell’Italstat. Poi dichiara: «Tutti i fondi neri sono rientrati nei bilanci dell’Iri: il danno economico non c’è stato». Non è così, ma sarebbe lungo spiegare il trucco. All’indignato Franco Bassanini, un ex dc, passato ai socialisti, poi ai comunisti, che gli chiede chiarimenti, Romano risponde, leale e coraggioso: «Se tocco Bernabei rischio di saltare io».
Giancarlo Perna, Il Giornale 23/03/2006

La Rai tutto racchiude e tutto, a suo modo, esaspera. Ne L’uomo di fiducia (Mondadori, 1999) Ettore Bernabei confida a Giorgio Dell’Arti l’essenza stessa delle nomine senza tralasciare il suo ruolo di consigliere tempestivo quando, durante il funerale di Willy De Luca, favorì l’ascesa del suo successore Agnes, con l’avvertenza a De Mita di non seguire «procedure camorristiche».
Filippo Ceccarelli La Stampa, 15/02/2002

Quando gli parlano del potere fanfaniano in Rai, negli anni Sessanta e dei cambi alla guida della televisione, Bernabei ci ride sopra: ”Macché. C’era il problema di rinnovare i vertici, erano gli stessi da troppi anni, e io lo feci. Presi Fabiani, per esempio, come caposervizio alla cultura, poi a poco a poco lui divenne direttore del Tg1 e poi vicedirettore generale”.
Il Foglio 27/7/2006 (varie)

Bernabei Ettore. Ex presidente della Rai (1960-1974). Autore, il 26 maggio 1987, di una commovente lettera di commiato a Emilio Fede.
frammenti tratti da un libro di Fede

Ettore Bernabei, che è stato a lungo amministratore delegato e presidente dell’Italstat, la società Iri per il settore delle costruzioni, si spinge oltre: "Senza le Partecipazioni statali l’Autostrada del Sole non si sarebbe mai realizzata. I privati avevano paura ad affrontare progetti così impegnativi". "Le Partecipazioni statali - continua Bernabei, a suo tempo fedelissimo di Fanfani, coinvolto nello scandalo dei "fondi neri Iri" e poi prosciolto - si comportavano come società di diritto privato. La Democrazia cristiana individuò per loro una missione: fornire semilavorati, energia e servizi a basso costo alle aziende private. Così la Finsider produceva acciaio per la Fiat e per altri. L’Agip, alla cui liquidazione fu Dossetti a opporsi, nelle mani di Enrico Mattei procurò petrolio e gas. Poi vennero i servizi telefonici. La motorizzazione popolare e la grande viabilità si inserirono in quel quadro".
Orazio Carabini, Il Sole 24 Ore 27/08/2006

Il 18 settembre [1974] Ettore Bernabei lascia l’incarico di Direttore generale della Rai. Il 24 settembre l’imprenditore Silvio Berlusconi dà il via alle trasmissioni dell’emittente privata via cavo Telemilano. Nel corso dell’anno iniziano le trasmissioni anche Telemontecarlo e il circuito Elefante dei fratelli Marcucci.
Aldo Grasso, Corriere della Sera Magazine 15/02/2007

e qualcosa [Minoli] avrà pure imparato anche dal suocero, il padre-padrone della Rai degli anni d’oro Ettore Bernabei, , che dopo la carriera di boiardo di Stato s’è inventato grande produttore di fiction kolossal-cattoliche.
Paolo Martini, La Stampa 5/8/2007

[...] la Lux di Ettore Bernabei, ex direttore generale Rai, amato in Vaticano, esponente del Grande Centro ombra, e dei figli Matilde e Luca
Dagospia 14/12/2007

12 La televisione era ancora in bianco e nero, Raiuno si chiamava ”Programma nazionale”, Raidue ”Secondo canale”, i programmi cominciavano alle cinque del pomeriggio e finivano poco prima di mezzanotte, la pubblicità si faceva solo con Carosello (tra le 20.50 e le 21.00), erano capaci di mandare in prima serata - per esempio il 2 gennaio, un martedì - Acqua cheta, tre atti di Augusto Novelli con Arnoldo Foà (sul secondo: Jean Jaurès, apostolo del pacifismo). 13 La famosa Rai di Ettore Bernabei.
Giorgio Dell’Arti, Donna Moderna 12/1/2008

Un uomo di potere che ha conosciuto? «Bernabei. Ha rifiutato di diventare cavaliere del lavoro, senatore, ministro. Uomo di grandi vedute. Da direttore generale della Rai, nel 1975 mi spedì in Cina ad aprire il primo ufficio di corrispondenza, affidato a Ilario Fiore» (Giancarlo Elia Valori)
Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 7/7/2008

I soprannumerari [dell’Opus Dei], la maggioranza, che di solito sono sposati. Tra questi risultano alcuni membri eminenti dell’economia e della politica, come Ettore Bernabei
Carlo Marroni, Il Sole-24 Ore 30/9/2008

garantendo l´appalto delle nuove carceri all´Edilpro del gruppo Italstat, nonostante il presidente Ettore Bernabei ripetesse ai suoi: «Mai carceri, né cimiteri, ovvia! Semmai tante chiese».
Alberto Statera, la Repubblica 02/03/2009

[Luciano Rispoli:] «Presi il posto del povero Enzo Tortora nelle ”radiosquadre”, i nuclei di propaganda composti da un giornalista, un tecnico e un autista. Insegnavamo agli italiani cosa era la tv». In che modo? «Il tecnico montava un’antenna sul campanile del paese e diffondevamo il segnale in locale. Poi il grande Ettore Bernabei le chiuse improvvisamente». Perché? «Capì che mostravamo quanto era facile fare una tv, e qualcuno avrebbe potuto imitarci facendo delle piccole emittenti locali».
Paolo Bracalini, il Giornale 01/03/2009

Sono 251 milioni e 940 mila euro i soldi che verranno assegnati per le fiction Rai nel 2010, [...] La Lux Vide spa, casa di produzione creata da Ettore Bernabei, otterrà 30 milioni di euro. In cambio produrrà la serie per Raiuno "L’uomo dei boschi" (costo per 100 minuti di prodotto: 1 milione e 400 mila euro), la fiction "Che dio ci aiuti" e "Rinascimento".
Riccardo Bocca, L’espresso, 5 novembre 2009

Altro che l´Italstat, la società dell´Iri guidata da Ettore Bernabei che in epoca democristiana introdusse in Italia la concessione e l´appalto di opere di tutti i tipi, dagli uffici postali alle carceri, superando gli ostacoli burocratici e che con fondi Fio si occupò anche di beni culturali
ALBERTO STATERA, la Repubblica 27/2/2010

Gli incontri di Roberto Gervaso con: [...] Ettore Bernabei [...]
libro: GERVASO Roberto - Vi racconto io. A tu per tu con i protagonisti del Novecento. Mondadori, Milano 2009.

La Televisione, dopo la straordinaria e irripetibile stagione di Ettore Bernabei, ha distrutto la cultura e direi anche la società italiana. E oggi, adoratori di idoli di cartapesta anzi di plastica, abbiamo ciò che ci meritiamo. Del resto lo stesso Bernabei aveva avvertito: ”La televisione ha un potenziale esplosivo superiore a quello della bomba atomica. Se non ce ne rendiamo conto rischiamo di trovarci in un mondo di scimmie ingovernabili. Io dico che la tv di oggi è come la medicina del Settecento quando i barbieri facevano i chirurghi. Oggi per diventare chirurghi bisogna studiare 15 anni mentre per diventare una star della tv basta qualche apparizione”.
Massimo Fini, il Fatto Quotidiano 25/5/2010