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 2010  giugno 28 Lunedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE ”CHIAMPARINO

SERGIO”

Secondo un sondaggio della Ekma, i sindaci più amati: ventottesimi, a pari merito col 56,2 per cento, Walter Veltroni (centrosinistra, Roma) e Sergio Chiamparino (centrosinistra, Torino) (La Stampa 19/1/2005, pag. 8.)

Il sindaco Ds Sergio Chiamparino porta lo sponsor: l’ acquedotto municipale, che con le bollette degli juventini finanzierà i granata. Ma è un politico rivale del sindaco, il consigliere di Forza Italia Pierluigi Marengo, a mettere le mani sulla società insieme con Sergio Rodda (area Margherita), nell’ attesa che si faccia avanti il ricco salvatore. Chiamparino ne trova uno ideale: Urbano Cairo, alessandrino, figlio di tifosi granata, già assistente di Berlusconi, ora editore in proprio (Corriere della Sera 28/08/2005, pag.6 Aldo Cazzullo)

il sindaco Sergio Chiamparino, che, ormai sorridente dopo la riconferma con il 66 e passa per cento dei voti, nessuno più osa chiamare «Endrigo», dal cognome di quel cantautore tristissimo che, con «Lontano dagli occhi», faceva piangere le mamme (Alberto Statera, la Repubblica 5/2/2007)

Sopra 9mila euro al mese si collocano anche Sergio Chiamparino (Torino) e Letizia Moratti (Milano) (Il Sole 24 Ore 18/05/2007, pag.4 Giuseppe Di Marco, Andrea Marini, Giovanni Parente)

Città/Popolazione*: TORINO - 900.608
Sindaco: Sergio Chiamparino - 9.123,53
(Il Sole 24 Ore 18/05/2007, pag.4)

Dopo aver proposto di punire i consumatori di droga, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino (foto), parlando a Play Radio, rilancia: «Il ministro Livia Turco mi ha dato ragione, io vorrei però che per le sostanze considerate pericolose non ci fosse nessuna ipocrisia su dosi minime garantite, dosi che portano con sé tutta la catena criminale dello spaccio e inviano anche un messaggio profondamente sbagliato, cioè quello di dire: si può fare». (Corriere della Sera 10/5/2007)

A Torino il sindaco Sergio Chiamparino ha annunciato che la prossima settimana «sconfiggerà il fenomeno dei lavavetri e dei parcheggiatori abusivi». Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 31/8/2007

Un ex comunista solitamente misurato come Sergio Chiamparino, sindaco di quella Torino che per quasi un secolo si è riconosciuta nella sobrietà operaia, si è augurato che il Partito democratico diventi «sexy». (LA REPUBBLICA FILIPPO CECCARELLI 15/10/2007)

Una situazione che peggiora a Torino, dove il sindaco Sergio Chiamparino si ritrova a fronteggiare un effetto negativo sui derivati stimato in circa 100 milioni: denari in più che, euro dopo euro, i cittadini rischiano di dover pagare in termini di maggior costo del debito. L’Espresso 13/12/2007, MAURIZIO MAGGI E LUCA PIANA

tra i vigili vanno di gran moda anche i baton, che poi sono i manganelli estensibili, oltre agli spray al peperoncino antiaggressione. Sergio Chiamparino ha già ordinato gli uni e gli altri, dopo l’aggressione di sabato ai vigili torinesi che facevano multe, e ha pure trovato una cornice ideologica che li spieghi. Né Obama né Hillary, dice. La teoria è quella dei vetri rotti che applicava a New York il repubblicano Giuliani: «Lui indicava le finestre rotte nelle case: sostituitele, e contrasterete il degrado. Io guardo alla sosta selvaggia: multe e nessuna tolleranza. La legalità comincia da lì». Francesco Battistini, Corriere della Sera 7/5/2008, pagina 23.

Una città non ostile all’universo veltroniano c’è, ed è Torino. Il sindaco Sergio Chiamparino – che di Veltroni è sponsor e alleato – ha costruito uno degli ultimi fortini politici (sostenuto anche dalla Fiat) in grado di confrontarsi con il sistema dalemian-lettiano. Soprattutto grazie al ruolo dell’avvocato Angelo Benessia. Benessia – nome importante per comprendere da dove nascono i recenti bisticci tra i banchieri milanesi e quelli torinesi di Intesa San Paolo – è stato vicepresidente della Fiat e del gruppo Rcs, mentre nel 1999 è stato scelto dall’azienda torinese per rappresentare il Lingotto in Telecom Italia. (Da Telecom Benessia uscì dopo un durissimo litigio con l’allora numero uno Roberto Colaninno). Oggi, è il presidente della fondazione San Paolo, è il primo azionista singolo di Intesa San Paolo (con il 7,6 per cento) ed è anche l’uomo che Chiamparino ha scelto come principale consulente del suo comune. Lo si è scoperto a luglio, quando il sindaco di Torino, commettendo un piccolo errore, ha distribuito ai consiglieri comunali il programma economico della città dimenticandosi però di cancellare dall’intestazione del documento la firma dello studio legale che aveva scritto il progetto: quello dell’avvocato Angelo Benessia. Chiamparino vuole puntare su di lui per dare una nuova centralità al capoluogo piemontese. Lo scontro in corso tra Pietro Modiano e Corrado Passera segnala anche i difficili equilibri politici-finanziari tra Torino e Milano. La fusione tra Intesa e San Paolo (registrata nelle pagine del gossip finanziario come l’operazione in cui i ”pallidi” hanno sconfitto gli ”abbronzati”: dove per abbronzati si intendono i dirigenti di San Paolo che furono richiamati dalle vacanze solo al termine della fusione che i ”pallidi” dirigenti di Intesa avevano studiato in segreto nei mesi estivi) è vista ancora oggi come una genuflessione di Torino nei confronti di Milano. Per provare a pesare di più, l’idea di Chiamparino è di dare la possibilità all’avvocato Benessia di diventare il numero tre di Intesa San Paolo: operazione che richiede il sacrificio dell’uomo che da sempre rappresenta Torino nella banca di Bazoli e Passera: Enrico Salza, presidente del consiglio di gestione. Due episodi significativi. Il primo riguarda il progetto di un grattacielo che Intesa vuole costruire a Torino. Un grattacielo che Salza vuole con insistenza e sul quale il sindaco Chiamparino e l’avvocato Benessia invece non sono d’accordo. Il secondo, che segnala una certa pressione politica sulle spalle di Salza, è raccontato nell’articolo qui in basso.
C’è chi dice, inoltre, che una delle grandi scommesse politico-finanziarie dell’universo dalemiano-lettiano sia quella di riuscire a costruire un legame con Chiamparino. Pur non avendo buoni rapporti né con D’Alema né con Letta, qualche tratto in comune tra i due mondi è stato notato. Tre settimane fa, Letta e Chiamparino sono stati i principali artefici di un’operazione che ha messo insieme i due colossi energetici del Piemonte e dell’Emilia Romagna (Enia e Iride). Un’operazione che ha indispettito il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e che ha visto come principali artefici del progetto Chiamparino da un lato e il sindaco lettiano di Piacenza, Roberto Reggi, dall’altro. Claudio Cerasa, Il Foglio 13/11/2008 e 19/11/2008

Nordini Sono i sindaci del Nord, che in realtà si riducono ai due rompighiaccio: Sergio Chiamparino e Massimo Cacciari. Da Ovest a Est, reclamano spazio e un partito federale. Difficile, con il carico che il partito riscuote al Centro, che il carretto prenda mai per il Nord. Roberto Scafuri, Il Giornale, 24/11/2008, pag. 13

Da sei minuti, davanti alla Direzione Pd, Sergio Chiamparino sta sciorinando le sue critiche alla gestione del partito, l’irritato Walter Veltroni guarda altrove, ma non può certo immaginare le parole con le quali il sindaco di Torino sta per congedarsi: «....e dunque rassegno le dimissioni da ministro nel Governo Ombra perché credo sia un organismo inadeguato». E con gesto plateale per un uomo sobrio come lui, Chiamparino consegna la lettera di dimissioni nelle mani di Veltroni. In ”diretta”. Davanti alle telecamere di YouDem, la tv del Pd. E’ il passaggio più cruento nelle nove ore di dibattito della attesissima Direzione democratica, durante la quale l’autorità di Walter Veltroni è stata messa a dura prova, oltreché dal gesto di Chiamparino, da una pioggia acida di critiche mai ascoltate prima d’ora. Diversi ”pezzi grossi” del partito hanno distillato perifrasi più affilate del solito, Massimo D’Alema è arrivato a dire che per il Pd «l’innovazione» invocata da Veltroni non basta, perché «serve l’autorevolezza». Come dire, senza dirlo, che il suo ”amico” Walter è poco autorevole. Ma alla fine, al momento della conta, tutti quelli che erano venuti allo scoperto - Pierluigi Bersani e Francesco Rutelli tra gli altri - si sono riallineati. Proprio come Chiamparino. Interpellato in privato dal segretario, il sindaco ha ritirato le sue dimissioni e il suo dietrofront simboleggia bene la frustrazione dei critici di Veltroni, il ”vorrei ma non posso” che ha attraversato la fronda al leader.
Nella trattativa dietro le quinte che durava da 48 ore e che si è conclusa alle 20 di ieri sera, con la votazione del documento di ”fiducia” a Veltroni da parte di tutte le ”correnti”, si era consumato questo scambio: il segretario ha rinunciato all’annunciato «rinnovamento immediato della classe dirigente» e agli strombazzati «poteri straordinari», ha accanonato l’idea di dare un forte segnale di rilancio all’opinione pubblica, ma in cambio ha ottenuto il voto di ”fiducia” da parte dei capi della ”fronda”, Massimo D’Alema, Franco Marini, Francesco Rutelli, Enrico Letta. Anche se per il leader il prezzo da pagare è stato un pubblico ”schiaffeggimento” da parte dei suoi critici, con accenti mai ascoltati nei 14 mesi di vita del Pd.
Il tutto si è consumato in uno scenario da film di Ettore Scola. Il salone della Direzione del Pd è collocato ai lati di una bella, grandissima terrazza che si affaccia sui tetti del centro di Roma, compreso quello di uno dei licei cattolici più esclusivi di Roma, il Nazareno, dove hanno studiato tanti rampolli della borghesia romana, da Carlo Verdone a Cristian De Sica: per nove ore, dalla terrazza si sono irradiate verso i tetti circostanti, le voci amplificate e contrite dei leader democratici. I più impegnati nella critica sono stati gli amici di D’Alema. Il colpo di assaggio è toccato all’intellettuale del gruppo, Gianni Cuperlo: «Non regge un partito che è il contenitore di tutto», «ci sono aspetti del nuovo inconsistenti», «c’è un deficit di autorevolezza nelle nostre classi dirigenti», «si fatica a trasmettere l’immagine del Pd», «in alcune aree il partito non c’è».
Ma la sorpresa è stato Pierluigi Bersani. Sempre misurato nelle critiche, il ministro ombra dell’Economia ha depositato argomenti che in un altro contesto avrebbero fatto male. Ha parlato di un Pd nel quale «ci sono abbandoni silenziosi e arrivi che non arrivano», ha descritto «l’utopia distruttiva di un partito che va in automatico con la società, che tira su tutto come un’idrovora», rinunciando ad essere un partito riformista, «che vuole cambiare la società». Affilatissimo Marco Follini: «Si invoca il rinnovamento, ma io, Walter e Massimo, mese più mese meno, abbiamo la stessa età e quando arrivasse il rinnovamento, dovremmo farci tutti da parte». Tutti a chiedersi: fin dove si spingerà Massimo D’Alema? Spinge ma non assesta il colpo del ko: «Abbiamo bisogno di un partito vero», dice che «l’appannarsi di una visione politica incoraggia il ripiegamento egoistico». Le correnti? «Nel Pd non esistono, semmai siamo una amalgama mal riuscita». Certo, le correnti «sono discutibili, un modo non bello a vedersi, anche se darebbero un ordine». Ed è D’Alema a dare il colpo di grazia al sistema delle Primarie, criticatissime nel dibattito: «Vanno ricondotte alla scelta dei candidati per le cariche istituzionali», ma se continueranno ad essere utilizzate anche per l’elezione del segretario del Pd, «a quel punto il rischio è che nessuno si iscriva più». Critiche condivise da tanti, in quello che alla fine è risultato una sorta di ”de profundis” delle Primarie, forse la novità più rilevante emersa dal dibattito della Direzione. FABIO MARTINI PER LA STAMPA DI SABATO 20 DICEMBRE 2008

I sindaci più amati in Italia, con un gradimento del 75 per cento, sono tre: Sergio Chiamparino, eletto dal centrosinistra a Torino; Flavio Tosi a Verona e Giuseppe Scopelliti a Reggio Calabria (entrambi dle centrodestra) (G. Tr. "Il Sole 24 ore” 12/1/2009; Matteo Tonelli la Repubblica 12/1/2009.)

Il verdetto è chiaro, e viene a galla dopo una lettura rapida delle tabelle: nel 2007 i sindaci più bravi d’Italia sono stati Massimo Cacciari e Sergio Chiamparino. Il peggiore, senza ombra di dubbio, è invece il primo cittadino di Palermo, Diego Cammarata (Emiliano Fittipaldi, L’Espresso, 22 gennaio 2009)

Sergio Chiamparino, sindaco di Torino è stato esplicito in questo: preferisco partire da Francoforte, ha detto la scorsa primavera, per un motivo molto semplice: che se perdo un volo lì, forse riesco a trovarne un altro, da Malpensa chissà. Corriere della sera 5/2/2009

A partire da questi ragionamenti, è spuntato, in queste ore, il nome di Sergio Chiamparino. Sindaco di Torino, da anni in cima alle classifiche di consenso degli amministratori. Ha un linguaggio moderno, un’immagine affidabile. Sa parlare con gli operai e coi poteri forti, viene dalla tradizione della sinistra, ma è anche l’espressione di quella classe dirigente del Nord che da anni aveva anticipato la ”filosofia” del Lingotto. «Chiamparino», dice un alto dirigente del Pd, «sarebbe l’unico candidato in grado di battere Bersani». E a differenza dell’ex ministro delle Attività produttive potrebbe portarsi dietro anche un pezzo di Margherita (Elisa Calessi, Libero, 19/2/2009)

L’identikit sembrava perfetto per il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, strattonato fino all’ultimo da più parti per una discesa in campo. L’uomo nuovo, nonostante i 34 anni di vita politica iniziata nel Pci, l’uomo né di D’Alema né di Veltroni: ma dopo qualche giorno di incertezza, è arrivata la rinuncia ufficiale, nonostante il pressing. Francesca Schianchi, L’Espresso, 9 luglio 2009

Il più corteggiato è il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. In molti lo vedevano come la terza candidatura ideale, ora sperano che si spenda per Marino. Il Chiampa per adesso non si schiera in pubblico, ma sono ormai quotidiani i contatti con Ignazio e i suoi boys. Marco Damilano, L’Espresso, 16 luglio 2009

A Torino il caso è scoppiato pochi mesi fa: Riccardo Caldara, responsabile della divisione informazione e servizi con il cittadino, oltre che portavoce del sindaco, in un anno prende 123.837 euro lordi, di cui 25 mila come premio di risultato. Il suo "superiore", Sergio Chiamparino, si ferma a 109 mila. Eleonora Capelli, la Repubblica, 21/7/2009

Una direttiva europea ha stabilito che lo shopper di plastica dovrà sparire entro dicembre 2009. Al solito, falsa partenza per l’Italia con una proroga che grazia il Bel Paese e rinvia l’esecuzione al dicembre 2010. Ma c’è qualcuno che vuole fare più in fretta. Che vuole accelerare i tempi e recepire una direttiva necessaria ben prima che diventi obbligatoria. Il sindaco di Torino - l’unica città in cui la coda per pagare le tasse si fa il primo giorno utile e non l’ultimo - anticipa di un anno la scadenza. L’idea è venuta al sindaco, Sergio Chiamparino, durante una passeggiata in bicicletta. Passino le cartacce per terra, ha pensato, ché tanto alla prima pioggia si disintegrano, ma la costellazione di ributtanti - ed eterni - sacchetti di polietilene tra prati e parchi deve sparire. La plastica, poi, vola, si impiglia tra i rami degli alberi, plana sulle rive del Po. « orrendo, è il simbolo del degrado ambientale». Monica Perosino, La Stampa 13/8/2009

Antonella e Debora avranno il loro «sì». Sarà un «sì» - come si dice - senza valore legale. Ma per loro, e non solo per loro (la popolazione lesbica, gay, bisessuale e transessuale è stimata il 5-10% del totale), sarà prezioso comunque. Lo pronunceranno davanti al sindaco Sergio Chiamparino, che ha accettato di «celebrare» quello che lui definisce «un atto privato». Privato ma anche politico. «Posso fare un atto che richiami - spiega il sindaco - alla scelta che dovrebbe essere dei parlamentari: una proposta di legge che introduca uno strumento giuridico, che non è il matrimonio, che consenta alle persone dello stesso sesso di riconoscersi diritti e doveri per il presente e per il futuro. Uno strumento che si affianchi al matrimonio civile». Maria Teresa Martinengo, La Stampa 05/12/09

Articolata assai anche la posizione del centrosinistra, diviso al suo interno fra chi, come il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (Pd), apre agli incentivi e parla delle due settimane di cassa come di «una misura dolorosa ma che non deve essere drammatizzata dal momento che viene usata proprio per affrontare cali di domanda congiunturali». Massimiliano Del Barba, Il Riformista 29/1/2010

I rapporti tra azienda e politica sabauda sono forti, consolidati e amichevoli. Stima e simpatia reciproca caratterizzano il dialogo tra il sindaco di Torino Sergio Chiamparino (Pd) e l’amministratore delegato della società Sergio Marchionne. Un siparietto di tre anni fa all’inaugurazione dell’asilo nido di Mirafiori ne è un esempio: si parla di una mano di scopa in cui è in gioco il futuro di Fiat e in particolare quello del sito piemontese, il secondo d’Italia per produzione. «La partita la faccio quando vuoi – dice Marchionne - ma il futuro di Mirafiori non lo metto certo sul tavolo, se vuoi come posta mettiamo il tuo futuro partito». Chiamparino scommette volentieri, «ma se vinco cosa ci guadagno?», chiede all’ad. «Che mi metto a fare politica insieme a te», risponde Marchionne con un sorriso. Alberto Brambilla, Il Riformista 26/3/2010

Sul piano-carceri scende in campo anche Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, che in qualità di presidente dell’Anci ha inviato una lettera al ministro chiedendo «un coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati», a cominciare dagli enti locali. FULVIO MILONE, La Stampa 14/4/2010, pagina 23

I presidenti in due delle tre più importanti fondazioni bancarie italiane, la Fondazione della Cassa di risparmio di Torino (terzo azionista dell’Unicredit con il 3,6 per cento) e la Compagnia San Paolo (primo socio dell’Intesa Sanpaolo con il 9,8), sono di competenza del Comune di Torino, guidato dal sindaco pd Sergio Chiamparino. Marco Cobianchi e Gianluca Ferraris, Panorama 15/04/2010

A suscitare la rabbia di un uomo navigato come Guzzetti era stato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. In una intervista a «Repubblica», il sindaco accusava lui e Giovanni Bazoli di aver liquidato il torinese Enrico Salza a Intesa Sanpaolo e sponsorizzava apertamente Domenico Siniscalco alla presidenza del consiglio di gestione della banca in nome del curriculum e della torinesità. […] Ora Chiamparino racconta di aver parlato con Guzzetti dell’ipotesi di lasciare inalterati i vertici per un anno e mezzo e poi di passare dalla governance dualistica a quella tradizionale, con un presidente, torinese, e un amministratore delegato. Nello scenario di Chiamparino, comunque, o Bazoli o Passera avrebbero dovuto passare la mano. E Guzzetti? «Avendo capito da uomo di potere che era in atto uno scontro, si è guardato bene dal collaborare». Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 18/04/2010

Non è difficile, infatti, interpretare il conflitto che ha diviso il mondo sabaudo alla luce della successione a Chiamparino, l’anno prossimo, quando il sindaco, alla cui immagine non ha certo giovato l’impegno per influenzare le nomine in Intesa, lascerà il Comune per tentare l’avventura nella squadra di vertice del Pd. Sarà un’elezione diversa da quelle che l’hanno preceduta: dal ”93, anno dell’investitura di Valentino Castellani, allora sconosciuto docente del Politecnico lanciato da Enrico Salza con la collaborazione dei pi diessini impegnati a far perdere l’ex sindaco comunista Diego Novelli, la formula vincente sotto la Mole passava da un accordo tra l’area lib-lab capitanata da Salza (vero proconsole di Romano Prodi in città)e i pidiessini. Con la benedizione della Fiat, sempre meno presente sullo scacchiere della politica locale, di quella che un caustico protagonista della vita cittadina definisce la ”gauche caviar”. Oggi, perduta la Regione e visto il declino del salzismo, i giochi si riaprono. Ugo Bertone, Libero 8/5/2010