Frammenti, 27 giugno 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ALERAMO
SIBILLA"
- E ha documentato cifre alla mano il legame di tantissimi intellettuali italiani con il regime. Da Sibilla Aleramo a Vitaliano Brancati, da Elio Vittorini a Salvatore Quasimodo, venivano finanziati dal fascismo, tramite compenso mensile o saltuario. Non solo: molti di loro indiriz
zavano al ministero lettere strappalacrime, lamentando condizioni economiche precarie e pregando di ricevere denaro. (...) Struggenti le richieste di Sibilla Aleramo, nota ai più per la relazione tormentata con Dino Campana, già firmataria nel 1925 del Manifesto degli intellettuali antifascisti. Tra mensili e sovvenzioni, ottenne, tra il ”28 e il ”43, circa 235 mila lire dal Minculpop. Il 14 dicembre del ”33, Sibilla scrisse direttamente a Benito: «Duce, ricorro a Voi in un’ora di estremo abbattimento, più grande di quella in cui vi scrissi la prima volta saran quattro anni di questi giorni. Allora, era soltanto la miseria materiale, economica. Oggi, si tratta anche di male fisico e morale. Da molti mesi, in seguito (diciamo la parola francamente, e voi non sorriderete, Voi che intendete la confessione dei poveri poeti) in seguito a un’ultima illusione d’amore stroncata, io mi trascino nella vita priva d’ogni vigoria e impotente a risollevarmi, per quanto tenti e voglia. Duce, Vi giuro che da mesi combatto contro la tentazione del suicidio. (...) Come salvarmi? Partire, andar lontana, forse, fra altra gente, per qualche tempo? Ma con quali mezzi? (...) Duce, soccorretemi ancora» (Francesco Borgonovo, Libero 2/6/2010)
- Un caso del tutto particolare, quasi incredibile, è quello della scrittrice Sibilla Aleramo. Il regime non si limita a farle avere dei denari, ma sollecita quotidiani e periodici a occuparsi dei suoi libri. L’11 aprile 1933 partono otto «ordini di recensione» ad altrettanti giornali perché non trascurino la ristampa del suo romanzo Il passaggio. Malgrado ciò, lei non smette di lamentarsi. Il 14 dicembre di quello stesso anno Galeazzo Ciano fa avere a Mussolini una sua lettera in cui l’Aleramo scrive: «Vi giuro che da mesi combatto contro la tentazione del suicidio… Come salvarmi? Partire, andar lontana, forse, fra altra gente, per qualche tempo? Ma con quali mezzi? Duce, soccorretemi ancora». Quando poi, nel gennaio del ”35, un critico della «Gazzetta del Popolo» muove un rilievo a un suo libro, la Aleramo scrive ancora a Ciano: «Chiederei a Vostra Eccellenza di dare una lezione, un ammonimento esemplare all’autore di codesto malvagio e stupido trafiletto fatto per nuocere velenosamente a una scrittrice come me, che onora in Italia e fuori, e non da oggi, la nostra letteratura». Gaetano Polverelli per conto di Mussolini chiede alla Mondadori «una ristampa dei volumi» della Aleramo. La casa editrice, tramite il suo responsabile, così si difende dall’imposizione: «Ella sa (la lettera è a Polverelli, ndr) quanto io sia deferente verso ogni parola che mi giunga da Lei e che io considero come un ordine. Questa volta però mi consenta di dirLe che la signora Aleramo ha avuto torto di lamentarsi e di importunar La. Noi abbiamo fatto per questa scrittrice più di quanto era umanamente possibile. Ella ha con la Casa un debito di oltre ventimila lire che non paga, mentre pretende che da parte nostra si dia alle ristampe dei suoi volumi un ritmo che non tenga conto delle effettive possibilità di vendita». Le sovvenzioni per lei sono un fiume ininterrotto fino al 1943. La Aleramo ha poi un altro record, quello della velocità nel passaggio, a guerra finita, dall’altra parte della barricata. Nel suo Diario di una donna (Feltrinelli) – ha notato Mirella Serri – figura questo appunto datato 21 maggio 1945 (è trascorso meno di un mese dalla Liberazione): «Affocata discussione ieri a casa di Emilio Cecchi.… Emilio è ossessionato, letteralmente, dalla paura della Russia, dalla convinzione che la Russia prevarrà quanto prima sull’Inghilterra, invaderà l’intera Europa e ne distruggerà per sempre la civiltà. "Si salverà", continuava a ripetere, "qualche briciolo di fede cristiana, in qualche vecchiarella che biascicherà il pater a ginocchi…". Io ero la sola a parteggiare senza restrizioni per l’avvenire che la Russia ci prepara di giustizia e di pace, quando tutti avremo accettato i suoi principi (rivoluzione francese più marxismo)». (Paolo Mieli, Corriere della Sera 01/06/2010)
- BONGIOVANNI Gianni. Nel 1977 ha sceneggiato e diretto l’autobiografico romanzo della Aleramo Una donna.
- Gabriella Pession. Cita Strindberg, Ibsen, Freud, ricorda Una donna di Sibilla Aleramo che in tv ebbe la faccia e la forza di Giuliana De Sio (Simonetta Robiony, La stampa 19/8/2009)
- Di fronte alla salma (di Togliatti), la scrittrice Sibilla Aleramo sprofonda nel lirismo: «Giuro che avrei voluto essere io in sua vece, stesa in tanto limpido riposo». (Nello Ajello, la Repubblica 5/2/2007)
- Il primo libro inviato (a Cesare Zavattini) da Sibilla Aleramo è Andando e Stando, «edito a Roma nell´estate 1942-XX» ed è una ristampa del testo di vent´anni prima, «con pagine scritte nel tempo successivo non mai raccolte in volume». «A Cesare Zavattini l´amica Sibilla Aleramo». I tempi cambiano, gli anni non si scrivono più con i numeri romani e nel novembre 1956 la scrittrice invia Luci della mia sera, pubblicato dagli Editori Riuniti. «A Cesare Zavattini - questa l´ultima dedica - all´amico geniale e al suo grande cuore, l´ottuagenaria Sibilla Aleramo». Ci sono anche scrittrici che mandano dediche con dichiarazioni d´amore. «All´amato Cesare Zavattini, che ha perso del tempo per me nel momento in cui il tempo gli è più prezioso. Non voglio dire che ti sono grata e ti voglio bene, ma senza infingimenti ti dirò che TI AMO». Segue disegno di cuore trafitto da freccia. Correva l´anno 1976, e la scrittrice ancora appare nei salotti della tv. Tutti i suoi libri, comunque, sono stati spediti a Luzzara. Legge di tutto, Cesare Zavattini, ma appunti e note riguardano soprattutto la storia e la politica (La Repubblica 11/06/2006, pag.42 Jenner Meletti)
- Ma la storia di Adele Faccio va raccontata dal principio. Nasce a Pontebbe, in provincia di Udine, nel 1920. La sua è una famiglia borghese che ama la cultura, la cugina è la scrittrice Sibilla Aleramo (14 agosto 1876-13 gennaio 1960) ((Sebastiano Messina. ”la Repubblica” 10/2/2007)
- Nel 1946 le donne votano per la prima volta. Sibilla Aleramo: «Credo che moltissime, se non tutte le donne abbiano provato la stessa emozione che ho provato io nel ricevere la scheda elettorale» (Silvana Mazzocchi sulla Repubblica del 24/1/2001 alle pagine 50-51)
Sibilla Aleramo (1876-1960) si chiamava in realtà Rina Faccio. La sua esistenza fu costellata da tempestose relazioni d’amore (con Cardarelli, Papini, Campana) e da frequenti cambi di dimora. Fu molto discussa per la sua generosità nel mostrare il corpo e per la sua simpatia per Mussolini (leggeva versi nelle fabbriche e nelle sezioni del fascio). Amava i letti cosparsi di fiori, in camere profumate d’incenso (Silvio Raffo, Gli specchi della luna, Edizioni Tettamanti)