corriere della sera 12/6/2004, 12 giugno 2004
Ecco le date più importanti nel lungo iter del processo concorso in associazione mafiosa a carico di Marcello Dell’Utri - 2 GENNAIO 1996: la Procura di Palermo apre un’inchiesta su Marcello Dell’Utri, in seguito alle dichiarazioni del pentito Tullio Cannella
Ecco le date più importanti nel lungo iter del processo concorso in associazione mafiosa a carico di Marcello Dell’Utri - 2 GENNAIO 1996: la Procura di Palermo apre un’inchiesta su Marcello Dell’Utri, in seguito alle dichiarazioni del pentito Tullio Cannella. Da un costruttore legato alla mafia, il pentito aveva dedotto che i fratelli Graviano, capimafia di Brancaccio, avevano rapporti con il manager Fininvest. 24 GENNAIO 1996: nell’ambito del processo "Orsa Maggiore" che si svolge a Catania, il pentito catanese Maurizio Avola dichiara di aver saputo dal mafioso Salvatore Tuccio che Dell’Utri incontrò il boss Aldo Ercolano, del clan Santapaola, per chiederne la protezione in cambio di una quota della Standa. 20 GIUGNO 1996: Dell’Utri invitato a comparire in Procura per rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Diversi pentiti, tra cui Calogero Ganci, lo accusano di avere avuto rapporti con mafiosi, tra i quali Vittorio Mangano, proposto da Dell’Utri nel 1974 come stalliere nella villa di Berlusconi ad Arcore, e poi assunto. 26 GIUGNO 1996: la Procura di Palermo interroga per 11 ore Marcello Dell’Utri, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. I pm gli contestano una dichiarazione del pentito Antonino Calderone, secondo cui nel 1976 avrebbe messo a disposizione una casa a Milano per un incontro coi mafiosi. 1 LUGLIO 1996: nuovo interrogatorio di 10 ore per Dell’Utri. Nega che la Fininvest abbia pagato mafiosi e di aver conosciuto Stefano Bontate e gli altri mafiosi di cui parla Calderone, mentre ammette di conoscere Gaetano Cinà, coimputato nel processo, da una vita. Secondo i pentiti Salvatore Cancemi e Calogero Ganci, Dell’Utri avrebbe versato annualmente 200 milioni di lire a Cosa Nostra. 9 AGOSTO 1996: rese note le dichiarazioni di Filippo Alberto Rapisarda e di altri pentiti su un progetto di rapimento, a metà degli anni ’70, del figlio di Silvio Berlusconi, Piersilvio, da parte di alcuni mafiosi catanesi. Il sequestro non si realizzò perchè Pippo Bono e Gaetano Fidanzati avrebbero detto che Berlusconi era una persona intoccabile. Rapisarda ha dichiarato che ci fu la mediazione di Marcello Dell’Utri. 9 SETTEMBRE 1996: chiesto dalla Procura di Palermo il rinvio a giudizio di Gaetano Cinà per concorso in associazione mafiosa. indagato nell’ambito dell’inchiesta su Dell’Utri: sarebbe stato l’esattore delle somme estorte alla Fininvest. 23 OTTOBRE 1996: richiesto dalla Procura di Palermo il rinvio a giudizio per Marcello Dell’Utri, per concorso in associazione mafiosa. Acquisite anche le dichiarazioni del pentito Gioacchino Pennino secondo cui i miliardi di Cosa nostra sarebbero stati riciclati anche da Dell’Utri. 20 FEBBRAIO 1997: acquisite dalla Procura di Palermo nuove accuse contro Dell’Utri, rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa. In un libro mastro trovato in casa di Salvatore Biondino ci sarebbe l’indicazione "Can. 5" e di una somma di denaro: per il pentito Giovan Battista Ferrante si tratterebbe di soldi pagati da Fininvest. I pentiti Francesco Di Carlo e Salvatore Cocuzza hanno parlato di nuovi contatti tra Dell’Utri e Cosa nostra, mentre Francesco Onorato ha riferito di una valigia piena di soldi spedita negli anni ’80 a Milano. 25 AGOSTO 1997: al processo per associazione mafiosa contro Vittorio Mangano, il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo dichiara di aver conosciuto Silvio Berlusconi nel 1974, quando fu ricevuto assieme a Stefano Bontate e Mimmo Teresi nello studio di Marcello Dell’Utri, e che fin dal 1979 la Fininvest avrebbe pagato mensilmente una tangente a Cosa Nostra. 2 SETTEMBRE 1997: Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo, al processo contro Vittorio Mangano, confermano gli incontri di Dell’Utri con mafiosi, cui avrebbe chiesto aiuto per fronteggiare le richieste della famiglia di Santa Maria di Gesù. 30 SETTEMBRE 1997: depositati agli atti dei processi contro Giulio Andreotti e Dell’Utri i verbali delle deposizioni di Angelo Siino sui rapporti di mafiosi con Dell’Utri, sulle tangenti pagate per i ripetitori e per la Standa. 5 NOVEMBRE 1997: inizia davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Leonardo Guarnotta, il processo a carico di Marcello Dell’Utri, imputato di concorso esterni in associazione mafiosa, e di Gaetano Cinà, accusato di aver fatto da tramite tra Dell’Utri e gli ambienti di Cosa Nostra. Il Comune e la Provincia si costituiscono parte civile. 8 GIUGNO 1998: i collaboratori di giustizia Tony Calvaruso e Salvatore Ciulla dicono di non avere mai saputo nulla di rapporti tra l’ex manager Fininvest e uomini di Cosa Nostra. Calvaruso però afferma che Leoluca Bagarella, non ritenendo possibile fondare il movimento politico "Sicilia Libera", indicò di votare Forza Italia. 22 SETTEMBRE 1998: Rapisarda dichiara che la Fininvest ebbe circa 30 miliardi di lire da Stefano Bontade e Mimmo Teresi, tramite Dell’Utri. 2 OTTOBRE 1998: Rapisarda afferma che Dell’Utri conosceva l’esattore Nino Salvo da cui avrebbe ricevuto 5 miliardi di lire. 1 FEBBRAIO 1999: Tommaso Buscetta in videoconferenza dichiara di non avere conosciuto l’imputato e Silvio Berlusconi, e di conoscere invece Vittorio Mangano, ma di non avere mai saputo che avesse lavorato per Berlusconi, nè delle attività di Bontate. 9 MARZO 1999: inviata dal gip di Palermo alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera la richiesta di arresto per Dell’Utri, accusato di avere tentato di inquinare le prove del processo con l’aiuto dei collaboratori di giustizia Giuseppe Chiofalo, di Messina, e Cosimo Cirfeta, pugliese. I due avrebbero dovuto cercare di convincere altri pentiti a smentire quelli che accusavano l’esponente di Forza Italia. 3 APRILE 1999: inviati alla Camera nuovi atti a supporto della richiesta di arresto per Dell’Utri. Sono fotografie in cui lo si vede entrare con una valigetta nella casa del collaboratore di giustizia Giuseppe Chiofalo, dove è stata poi trovata la somma di 80 milioni: secondo i Pm il compenso per i tentativi di screditare i collaboratori accusatori del deputato. 8 APRILE 1999: respinta dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere la richiesta di arresto per Marcello Dell’Utri. 12 APRILE 1999: inviato alla Camera dalla Procura di Palermo il verbale di un nuovo interrogatorio del collaboratore Giuseppe Chiofalo che nega di avere ricevuto denaro dal politico, ma ammette di averlo incontrato e di avere ricevuto promesse di aiuto nel caso avesse confermato le dichiarazioni favorevoli del collaboratore Cosimo Cirfeta. 13 APRILE 1999: negata dalla Camera dei deputati l’autorizzazione all’arresto di Marcello Dell’Utri. 1 LUGLIO 1999: il teste d’accusa Rocco Remo Morgana, dice di non conoscere Dell’Utri, parla del suo ex socio Rapisarda come di "un truffatore e moralmente assassino", affermando di avere visto entrare molti mafiosi nel suo palazzo a Milano "non per incontrare Dell’Utri, ma per parlare con Rapisarda". 14 LUGLIO 1999: approvata dalla Camera la richiesta dei magistrati di Palermo di autorizzazione a utilizzare le intercettazioni nel processo contro Dell’Utri per estorsione tentata e aggravata nei confronti di collaboratori di giustizia. 3 MARZO 2000: archiviata per scadenza dei termini, su richiesta della Procura di Palermo, l’inchiesta su Marcello Dell’Utri e sul manager Fininvest Carlo Bernasconi, accusati di riciclaggio di denaro in concorso con i capimafia Bontate e Teresi. 5 NOVEMBRE 2001: il collaboratore di giustizia Claudio Severino Samperi, uno degli autori dell’incendio alla Standa di Catania avvenuto nel 1991, dichiara che si volle "dare una lezione" al presidente della Standa Berlusconi che "aveva fatto sapere che non si sarebbe mai piegato ai ricatti della mafia". 7 GENNAIO 2003: il collaboratore di giustizia Nino Giuffrè (sentito come teste) dichiara di aver saputo da Michele Greco che il capomafia Stefano Bontade, con la scusa di andare a trovare Vittorio Mangano, allora stalliere ad Arcore, incontrava Berlusconi. Giuffrè afferma anche che dopo l’assassinio di Salvo Lima, Cosa nostra ritenne che Forza Italia desse più garanzie. 3 LUGLIO 2003: l’ex collaboratore Salvatore Contorno, ascoltato come testimone smentisce Salvatore Cancemi, secondo cui lo stesso Contorno avrebbe passato una parte della latitanza ad Arcore. 5 APRILE 2004: inizia la requisitoria dei pubblici ministeri Antonio Ingroia e Domenico Gozzo. 8 GIUGNO 2004: dopo 18 udienze di requisitoria i pm chiedono la condanna ad 11 anni per Dell’Utri; 9 anni invece per Gaetano Cinà, ritenuto il tramite fra lui e Cosa nostra. 28 GIUGNO 2004: al via l’arringa del collegio difensivo. 15 NOVEMBRE 2004: dopo 25 udienze i legali di Marcello Dell’Utri concludono chiedendone l’assoluzione con formula piena. 22 NOVEMBRE 2004: gli avvocati che rappresentano il Comune e la Provincia di Palermo, parte civile nel processo, chiedono un risarcimento di 5 milioni di euro. 29 NOVEMBRE 2004: è il giorno dell’ultima udienza prima della camera di consiglio, e delle dichiarazioni spontanee dell’imputato Dell’Utri. Parla davanti ai giudici per 90 minuti, rivendica la sua innocenza, dice di aver considerato il processo come "una malattia" da cui curarsi e guarire, e conclude: "Credo che sarò assolto perchè non vedo elementi per una condanna". Poi il Tribunale di Palermo, presieduto da Leonardo Guarnotta, si ritira in camera di consiglio nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli.