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 2010  giugno 09 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "MANDELA, NELSON"


Scheda Biografica Nelson Mandela: Frammento 11992

Per sposare Graça Machel Nelson Mandela ha dovuto pagare 60 mucche ai suoi genitori come riscatto rituale (Stefano Citati, la Repubblica, 19/07/1998).

Nelson Mandela 80 anni (primo presidente nero sudafricano) e Graça Machel 52 ( vedova dell’ex presidente del Mozambico) si sono sposati con rito civile (lui per la terza volta, lei per la seconda) e il beneplacito dei più importanti rappresentanti dei diversi gruppi religiosi. seguito un banchetto per 2.000 invitati vip. Mandela ha pagato al padre di Graça il ”prezzo” della figlia con 60 mucche selezionate, dopo la vestizione in camere separate, lo scambio degli anelli, le ha dato il primo bacio atteso per ben otto anni di affettuoso corteggiamento. I barbieri della città indiana di Bangalore hanno tagliato gratis i capelli a tremila poveri come regalo di nozze e in segno di ammirazione verso «L’uomo nero più amato dai bianchi» ( come l’ha definito Winnie, la sua ex moglie). (il Giornale 20/07/1998)

Trofei. Ruud Gullit dedicò il Pallone d’Oro a Mandela, ma poi gli regalò un’imitazione del trofeo spacciandolo per l’originale. (Francesco Zucchini, l’Unità 21/08/1998)

Thabo Mbeki è il successore di Nelson Mandela (Domenico Quirico, La Stampa 1/5/2000)

Capi di Stato, miliardari e signore del jet set si stanno preparando al Capodanno del 2000: [...]; Nelson Mandela per la festa in strada di 24 ore ha invitato la top model Naomi Campbell e il Dalai Lama [...] (E.V., Panorama 24/06/1999)

Nelson Mandela e sua moglie Graca potranno fare acquisti gratis a vita nella catena di supermercati ”Pick’n Pay”, una delle più diffuse del Sudafrica. Motivo: «Aver ispirato il mondo verso un cammino di libertà». (Corriere della Sera 07/06/1999)

Negli ambienti diplomatici inglesi si fa notare che Mandela da tempo intrattiene ottimi rapporti con Gheddafi: nel 1997 lo incontrò due volte e lo insignì della più alta onorificenza concessa dalla repubblica sudafricana ad uno straniero. (P.P.P., lo Stato 07/07/1998; Newton Kanhema, Panafrican News Agency 21/09/1997)

«Guardiamo al Sudafrica. La leadership del presidente Nelson Mandela ha cercato di promuovere la riconciliazione secondo le regole della non violenza è c’è riuscito. stata una cosa meravigliosa» (il Dalai Lama) (Anais Ginori, la Repubblica 09/12/2001)

Morgan Freeman ha un patto con Nelson Mandela che cerca di rispettare sempre: incontrarsi ogni volta che si trovano a 1.000 miglia l’uno dall’altro. (celebritywonder.com)

Coccodrilli. Il 17 aprile la Cnn pubblica per sbaglio sul suo sito internet i coccodrilli del vicepresidente Dick Cheney, degli ex presidenti Ronald Reagan e Gerald Ford, di Fidel Castro, Nelson Mandela, Giovanni Paolo II. Il tutto viene fatto sparire nel giro di una ventina di minuti. (parrini, uscito antenna 13/5/2006)

"Devo ammettere che Johannesburg è una bella città, potrei anche viverci, basterebbe bombardassero tre o quattro quartieri e togliessero di mezzo un po´ di ladri e rapinatori" (la volta che Colin Edwards, campione del mondo superbike impegnato sulla pista di Kyalami, mandò su tutte le furie Nelson Mandela). (Corrado Zunino, ”la Repubblica” 15/4/2004)

"Sono stato 27 anni nella galera di Robben Island e non potrò mai dimenticarmi quando mi chinavo verso la radio, per ascoltare la cronaca delle partite ai mondiali" (Nelson Mandela, in gioventù centrocampista). (Emanuela Audisio, ”la Repubblica” 16/5/2004)

Nelson Mandela, che ha 86 anni, è già in pensione e non ricopre cariche pubbliche, ha convocato i giornalisti per annunciare il suo ritiro definitivo dalla vita pubblica. A chi gli chiedeva: "Che significa?", ha risposto: "Significa che d’ora in poi devo esser io a chiamare voi e non voi a chiamare me". In effetti, anche se privo incarichi, Mandela è rimasto un punto di riferimento per la vita pubblica sudafricana e, su certe questioni, per i politici di tutto il mondo. Si deve a lui, per esempio, l’organizzazione lo scorso dicembre a Città del Capo di un immenso concerto per raccogliere fondi destinati alla cura dell’Aids. "Ma adesso basta" ha detto "Voglio stare con la mia famiglia". (uscito Vanity Fair 10/6/2004)

L’ultima frontiera del benessere: il life-coach, l’allenatore personale della mente che aiuta a star bene fisicamente, a raggiungere i risultati sperati nel lavoro e a vivere in equilibrio. [...] Tra i personaggi con un life-coach: [...] Nelson Mandela, Mikhail Gorbaciov, Bill Clinton e Pamela Anderson. (Lilli Garrone, ”Corriere della sera” 21/10/2004. pag. 20).

AIDS. Nelson Mandela ha fatto sapere che il figlio Makgatho è morto d’Aids (aveva 54 anni): "Diamo pubblicità allo Hiv, non teniamolo nascosto, è l’unico modo che abbiamo per farlo apparire come una normale malattia" ha spiegato ai cronisti esterrefatti. Il Sudafrica è la nazione più colpita dalla malattia, 5 milioni di sieropositivi su 45 milioni di abitanti. (uscito su vanity 17 gennaio 2005)

«Nelson Mandela mi telefona spesso. E’ un uomo straordinario e non capisco cosa trovi in me di così speciale» (Naomi Campbell). ("Il Venerdì" 4/3/2005)

Ma un uomo, più di altri, secondo Mohamed Ali, «rappresenta per il mondo intero un insegnamento straordinario: Nelson Mandela, il grande leader sudafricano. Mandela incarna la prova vivente che non c’è nulla al di fuori di Dio e di noi stessi che può sconfiggerci. Nulla può annientarci se usiamo le armi del cuore e del coraggio. «Alla fine è il tempo che ha la meglio su di noi, si diventa vecchi e stanchi. Ma Nelson sembra che abbia sconfitto anche quello. Non soltanto il suo cuore e il suo coraggio sono sopravvissuti a tutti quegli anni di prigione, ma sono addirittura diventati più forti col passare delle stagioni. E con la sua storia, la sua terribile vicenda umana, i 27 anni trascorsi ingiustamente in carcere, è stato capace di dare vita a un miracolo: ha convinto alleati ma anche avversari a cambiare il loro modo di pensare e il loro modo di agire. Ha convinto alleati e avversari ad ascoltare le ragioni degli altri: parlarsi e confrontarsi. Non riesco ad immaginare nulla di più potente e prodigioso che possa essere fatto da un comune mortale». (Corriere della Sera 25/10/2005, pag.37 Antonio Troiano)

McEnroe con la sua inquietudine e paranoia lo teneva fermo a quello che era. Così il 5 luglio dell´80 si giocò la finale. Tutti ricordano l´eccitazione: non era solo tennis, era qualcosa di più profondo. Nelson Mandela riuscì a convincere le sue guardie a Robben Island a procurargli una radio in modo da poter ascoltare la cronaca (La Repubblica 13/11/2005, Emanuela Audisio)

Winnie Madikizela, ex signora Mandela, che si è messa a imbottigliare la terra di Soweto per venderla ai turisti. L’ultima, inammissibile speculazione che qui nessuno le ha perdonato, né le perdonerà mai (Gabriele Villa il Giornale, 21/12/2002)

Nelson Mandela adora la boxe e soprattutto Mohammed Alì (che contraccambia). (Massimo M. Veronese, il Giornale 2/7/2006, pagina 11.)

Dopo la fine dell’apartheid, nel 1994, Harry [Oppenheimer] cominciò a demolire l’intricato castello di carte che aveva costruito, smantellando le holding, liquidando asset e semplificando la struttura del gruppo. Verso la fine della sua vita il gioco degli equilibri sembrò tornare a suo favore: fu a casa di Harry e Bridget che Nelson Mandela si recò per una delle sue prime cene da uomo libero dopo 27 anni di prigione. Alla morte di Harry nel 2000 Thabo Mbeki, il successore di Mandela alla presidenza del Sudafrica democratico e multirazziale, fu tra i primi a esprimere il suo apprezzamento per il "grande vecchio" del capitalismo sudafricano. (Il Sole 24 Ore 25/08/2005, pag.13 Nicol Degli Innocenti)

JOVANOTTI Cantante. Nonostante la simpatia per Grillo, non ha firmato per i tre punti della sua proposta di legge: «Non mi convincono. Non del tutto, non so... Per esempio, quella dei condannati fuori dal Parlamento: a me, è venuto subito in mente Nelson Mandela, con una legge così lui non avrebbe potuto...». (Giorgio Dell’Arti&Massimo Parrini, Panorama 27/9/2007)

Nessuno può nascondere le responsabilità del colonialismo vecchio e nuovo: dalla "rissa per l’Africa" dell’Europa del XIX secolo, al duro realismo cinese nei cui investimenti africani non esistono clausole sociali. Ma se 50 anni dopo la riflessione interessata di Hophouet-Boigny è ancora così attuale, ci sono anche responsabilità del continente. Lo Zimbabwe non è un caso straordinario, è un fenomeno africano. Il primo squillo di quella che doveva essere la Grande Rivoluzione Democratica fu quando in Sudafrica l’apartheid non finì nel sangue ma pacificamente, attraverso un processo costituzionale. Il secondo quando Nelson Mandela diventò presidente. Il terzo quando si dimise: il primo presidente dell’Africa sub-sahariana che non lasciava il potere a causa di un golpe o per omicidio ma semplicemente perché «a 80 anni il mestiere di un uomo deve essere quello del nonno». Il quarto segno del cambiamento sarà, l’anno prossimo, quando Jacob Zuma, uno zulu, diventerà presidente dimostrando che il potere non è una questione tribale Xhosa - l’etnia di Mandela e Mbeki - ma un affare di Stato nazionale. Qual è tuttavia il successo di una rivoluzione se le sue conquiste restano confinate a un solo Paese; se già oltre il filo spinato delle sue frontiere, nello Zimbabwe, nessuno sa fermare i segni di un nuovo genocidio africano? (Ugo Tramballi, Il Sole-24 Ore 24/6/2008, pagina 12)

Nelson Mandela, cui si deve una svolta storica in Africa del Sud, è un ibrido fra due "razze" africane parecchio diverse, entrambe nere, che entrambe godono di poca stima fra i razzisti (anche quelli africani, che pure sono numerosi). In Sud Africa vi sono due sole popolazioni antichissime, lì stanziate da decine di migliaia di anni: i Boscimani e gli Ottentotti (i loro veri nomi sono San e Khoi-Khoi). Mandela dev´essere per metà circa di origine ottentotta, e per il resto bantù, una popolazione che giunse in Sud Africa molto tardi, al termine di una lunga espansione, poche centinaia di anni fa. (Massimo Livi Bacci, la Repubblica 17/11/2008)

Il suo prossimo film sarà The human factor sulla storia di Nelson Mandela, interpretato da Morgan Freeman. (Marco Giovannini, Panorama, 23 dicembre)

Sono le undici di mattina di una fresca domenica autunnale a Johannesburg e, a fianco di un infermo Nelson Mandela riesumato per l’occasione, il leader dell’African National Congress, Jacob Zuma, sta tenendo il discorso conclusivo della sua campagna elettorale. Ma la marea giallo nera che affolla gli spalti dello stadio di Ellis Park, giunta da ogni parte del Sud Africa per vedere il suo eroe, non è qui per ascoltare uno scontato programma elettorale presentato in un inglese zoppicante. Concluso il suo intervento, Zuma ricompensa la pazienza degli astanti e, ballando assieme ai 40.000 spettatori in estasi, intona finalmente Umshini wami («Portatemi la mia mitragliatrice»), la canzone dei militanti dell’Anc divenuta, negli ultimi anni, il suo cavallo di battaglia (Matteo Fagotto, La stampa 21/4/2009)

Il voto di aprile ha consegnato a Jacob Zuma il mandato del­la speranza: «Ha una maggioranza enorme, spero riesca: al primo posto ha messo la lotta a crimine e povertà. Ho fi­ducia, ma per una transizione del genere servono 30 anni». Il timore è per la sorte di Mandela. «Qui per tutti è ancora un dio: 90 anni, elegantissimo col suo bastone, lucido di mente, ma affaticato. Mi fa paura pensare cosa potrà suc­cedere alla sua morte». (Angelo Marchi, Avvenire 9/6/2009)
La "Rainbow Nation", come Desmond Tutu definì il Sudafrica per le decine di etnie e culture diverse, è un Paese grande quattro volte l´Italia. Nelson Mandela, quando descrive nella sua autobiografia il nativo Transkei, rapporta tutto alle distanze che ogni cosa complicavano. Distanze che non scoraggiano i sudafricani, un popolo sempre in movimento. (Roberto Caramelli, la Repubblica 14/09/09 ; Pietro Veronese, la Repubblica 14/09/09)

«Uno stato non razzista, uno stato non sessista», fu lo slogan di Nelson Mandela prima delle elezioni del 1994. [...]il Sudafrica di Mandela fu il primo stato al mondo a dichiarare illegale, nella sua costituzione, la discriminazione in base agli orientamenti sessuali. (Andrea Sorrentino, la Repubblica 24/10/09)

L’11 febbraio saranno passati vent’anni da quando Mandela è tornato un uomo libero, mentre oltre 15 ne sono trascorsi dall’insediamento del primo esecutivo eletto da tutti i sudafricani, bianchi e neri, e altrettanti dalla coppa del mondo di rugby che sancì la vittoria arcobaleno degli Springboks e del neoeletto presidente Mandela. Da allora il partito al governo è sempre stato l’Anc,l’African National Congress. [...] ancora in contatto con Mandela? [Nadine Gordimer]«Si, ma ora lo vedo raramente, è anziano e ha bisogno di tranquillità». Si dice che lei fu una delle prime personeche lui volle vedere quando uscì di prigione, 20 anni fa. «Fui una delle prime che incontrò. Lo conoscevo da molto tempo, da quando era sotto processo. Lo conobbi in tribunale e il nostro rapporto continuò. Poiché il mio libro, La figlia di Burger (Feltrinelli, 1992), venne contrabbandato in prigione, lui lo lesse in carcere e, tramite il suo avvocato difensore, Nelson mi scrisse una lettera per dirmi quanto avesse lo apprezzato. Dopo la liberazione l’ho visto abbastanza spesso. Non riesco a immaginare cosa sarà questo paese quando lui non ci sarà più. Anche se non ha più una vita pubblica, Mandela è sempre con noi, così come lo era quando restò in prigione tutto quel tempo, 25 anni sull’isola e due in altre carceri.Sapevamo che lui c’era e che prendeva parte a tutto quel che accadeva qui». (Lara Ricci, Il Sole-24 Ore 7/2/2010)

MEDICAL ACT Nel 1997, l’allora presidente del Sudafrica Nelson Mandela promulgò una legge, la Medical Act, che autorizzava le industrie del Paese a produrre farmaci per curare la pandemia di Aids senza doverli acquistare, a costi altissimi, dalle multinazionali del settore. Per bloccare la legge trentanove aziende, appartenenti alla grande lobby dell’industria farmaceutica, intentarono una causa contro il governo del Sudafrica impedendo di fatto l’entrata in vigore del provvedimento. (GIUSEPPE CARRISI, TUTTO QUELLO CHE DOVRESTI SAPERE SULL’AFRICA E CHE NESSUNO TI HA MAI RACCONTATO, NEWTON COMPTON, 2009, 432 PAGG., 12.90 EURO)

«Pure Nelson Mandela - aggiunge Luigi Luca Cavalli Sforza - discende da ottentotti e bantu come l’ arcivescovo Desmond Tutu. Sono due persone di grande intelligenza che si offrono come magnifico esempio di vigore degli ibridi e come una condanna dell’ idea della razza pura». (Giovanni Caprara, Corriere della Sera 20/02/2010)

Vent’anni fa il Sud Africa era speranza e ottimismo. Dopo 27 anni di carcere, finalmente Nelson Mandela era libero. Lui era lì, davanti alla folla, a sbracciarsi a salutare. Era la fine dell’apartheid, l’inizio di un nuovo mondo. I neri potevano vivere come i bianchi. Sembrava tutto un grande sogno, una grande rivincita nera. Nel suo partito, l’African National Congress (Anc), c’erano uomini valorosi, vecchi militanti pronti a morire sotto tortura per la libertà del popolo oppresso. Sono passati vent’anni e si vede. Quei vecchi, valorosi militanti dell’African National Congress, si sono trasformati in rapaci uomini politici. Aggrappati più al potere che alle idee, più al lusso che alle lotte politiche. La mentalità è cambiata. [...] Un paio di settimane fa il Mail and Guardian ha denunciato il ministro delle Comunicazioni, Siphiwe Nyanda: ogni trasferta i migliori hotel, i più lussuosi e i più cari sono per lui. Nessuno si preoccupa delle spese. Un pugno in faccia allo stile Mandela, alla situazione del Paese, dove essere bianco significa ancora guadagnare sei volte di più di un nero, [...] (Manila Alfano, il Giornale 27/3/2010, pagina 19)

Guardando poi alla storia africana recente, tre «incidenti» aerei hanno forse cambiato il corso politico di alcuni Paesi: quello del 19 ottobre 1986 in cui morì Samora Machel, la cui vedova, Graça, sposerà nel ”98 Nelson Mandela; [...] (Dino Messina, Corriere della Sera 11/04/2010)

A Mandela era proibito giocare e tifare in campo. Spiava le partite dalle grate della sua cella finché, eretto un muro, dovette accontentarsi di seguirne l´andamento grazie alle cronache che gli giungevano di straforo. In un posto dove la carta era un bene prezioso, infatti, ogni risultato veniva registrato su decine e decine di fogli, come racconta il libro Molto più di un gioco di Chuck Korr e Marvin Close (Iacobelli, in uscita il 10 aprile). Uomini condannati alla reclusione da un sistema giudiziario iniquo volevano che, almeno tra loro, gli ideali di giustizia e democrazia fossero garantiti.
ROSALBA CASTELLETTI, la Repubblica 20/3/2010