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 2010  giugno 09 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CIALENTE, MASSIMO"

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2010
INTERVISTA AL SINDACO DE L’AQUILA C’era anche lui, Massimo Cialente, il sindaco a quella riunione. Spaventato come tutti gli aquilani e ancora più preoccupato come primo cittadino di una città assediata da sei mesi da un nemico invisibile e sotterraneo. Arrivato di corsa, perché convocato con poco anticipo, trascorse la maggior parte del tempo a fare domande e a cercare di capire dai maggiori esperti italiani cosa bisognava aspettarsi da quelle scosse, soprattutto dopo l’ultimo sussulto che il giorno prima aveva toccato ii quattro gradi di magnitudo. «Interrompevo in continuazione. Volevo sapere cosa sarebbe successo», dice Cialente. «E ricordo ancora a memoria le parole del direttore dell’Ingv, Enzo Boschi: ”Sapete che siete in un’area a rischio, disse, prima o poi un forte sisma arriverà”». Parole che Cialente si portò a casa, dalla moglie e dalla suocera, cui non seppe dire di più. «Presi Boschi sul serio e intervenni come meglio potevo». Fino alla delibera del due aprile in cui proclamò lo stato di emergenza. E la paura si trasformò in rabbia. «Chiusi due scuole, ma non c’erano i soldi per trasferire i bambini; facevamo continui controlli sugli edifici, in quei pochi giorni prima del sisma feci debiti fuori bilancio per circa trecentomila euro. Anche molte abitazioni private presentavano lesioni, per questo scrissi anche a Bertolaso, cui chiesi 15 milioni di euro per i primi interventi». «La giustizia farà il suo corso - conclude Cialente - ma il punto su cui riflettere è un altro. In quella riunione non potevano dirci di dormire fuori. Nella mia città sono crollate case che dovevano restare in piedi. E’ questo il problema: dobbiamo imparare a costruire». (Novella di Paolo, La Stampa 4/6/2010)