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 2010  giugno 07 Lunedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "MAGNANI, ANNA"


- Anna Magnani quand’era di buon umore telefonava all’improvviso, la sera tardi (era nottambula come molti attori di teatro). Ad es. chiamava Suso Cecchi d’Amico: «Suso, ho la ruzza» (ho voglia di divertirmi), dopo cinque minuti era al portone di casa d’Amico al volante di una grossa cilindrata. A quel punto la Magnani, suo figlio Luca (all’epoca quindicenne, intelligente ma ombroso per i postumi di una malattia infantile che la madre fingeva non ci fossero), Suso Cecchi d’Amico e il figlio Masolino andavano al Club 84, il night vicino via Veneto. Luca restava in silenzio, Suso e Masolino intrattenevano Anna aspettando che le passasse la ruzza. Fonte: Masolino d’Amico su La Stampa del 13/4/2001 a pagina 29

- Che cosa le disse prima di morire (Oriana Fallaci)? Una frase di Anna Magnani: «Come è triste morire, dal momento che siamo nati» (Antonio Rossitto, panorama 27/5/2010)

- Ambra Angiolini: «Mi rivedo in una frase di Anna Magnani: Ho bisogno di incontrare le mille donne che sono dentro di me, non so nemmeno se sia il mio mestiere» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera 11/05/2010)

- Andrea Bocelli tutto contento d’essere il settimo italiano con la stella dorata sul marciapiede della Walk of Fame (prima di lui Arturo Toscanini, Anna Magnani, Bernardo Bertolucci, Sophia Loren, Enrico Caruso e Rodolfo Valentino) (Giovanna Grassi, Corriere della Sera 3/3/2010)

- (Concetta Immacolata Biagini) Anna Magnani l’aveva adottata. «Diventai intima della sua casa a Palazzo Altieri, dei gatti bianchi, della sua vestaglia tigrata. "Te possin’ammazzatte, pare proprio che t’ho partorita io a te», mi diceva (Giancarlo Dotto, La stampa 26/3/2009)

- Anna Longhi: Ha conosciuto un sacco di attori. Gli antipatici: «Anna Magnani era scontrosa, le dava fastidio tutto, amava solo i gatti e meno i cristiani. Era avara, baccagliava spesso (Emilia Costantini, Corriere della Sera 25/2/2009)

- (Alberto Sordi) E infatti da giovane si era innamorato della Magnani, più grande di lui, allora più famosa, più determinata e decisamente autoritaria (Corriere della Sera 27 febbraio 2008, Carlo Verdone)

- Carlo Giuffré: La Magnani era meravigliosa, e mentre facevamo la rivista Chi è di scena era capace di ridere per mezzora e piangere per un´ora, ma si sfogava anche animando cene piene di gente vitale (La Repubblica 09/01/2008, RODOLFO DI GIAMMARCO)

- Quattro anni dopo, ormai ministro delle Finanze, Andreotti usa la sua influenza per mettere d’accordo Anna Magnani, protagonista di ”Suor Letizia” di Mario Camerini, con le Suore Missionarie Francescane di Maria e con monsignor Angelo Dell’Acqua, sostituto alla segreteria di Stato, futuro cardinale e Vicario di Roma. Le suore vogliono essere sicure che si adotti il nuovo abito religioso appena scelto per la congregazione. Andreotti visiona la pellicola, invia lettere e assicura: l’abito sarà quello giusto. «Ho fatto notare al produttore che la Magnani si agita e recita in modo non consono al tono abituale di una religiosa, il che oltretutto anche artisticamente non è positivo. Mi hanno promesso di stare più attenti per il futuro». Per essere sicuri si procede anche all’eliminazione, annuncia il ministro, «di una scena che mi sembrava involontariamente volgare, di affetto tra la protagonista e il bambino raccolto nel Monastero». Nessuna traccia di una reazione della Magnani. Su questo, l’archivio Andreotti tace (Paolo Conti, Corriere della Sera 18/10/2007)

- sempre grazie all’autore di Natale in casa Cupiello che Furia era approdato al cinema per duettare, seppure in una breve scena, con Anna Magnani, in Assunta Spina. ”Aveva grande personalità e faceva tremare tutti, la Magnani. L’affrontai da incosciente e mi andò bene. L’estate successiva lavorai di nuovo al suo fianco ne La macchina ammazzacattivi di Roberto Rossellini. Fu una stagione calda sulla costiera amalfitana: arrivavano le prime lettere che Ingrid Bergman spediva a Rossellini e, non so come, la Magnani riusciva sempre a scoprirle. Dalla finestra dell’albergo volavano piatti e vassoi” (Goffredo De Pascale, ”diario” 26/3/1997).

- Massimo Ranieri. A cantare in napoletano ha imparato da Anna Magnani, conosciuta lo stesso anno, sul set di La sciantosa, uno degli episodi di Tre donne, sceneggiato diretto da Alfredo Giannetti. "Fu con lei che cantai in napoletano per la prima volta. Lo confesso: ”O surdato ”nnammurato non la conoscevo. Finché una volta la Magnani mi chiamò nella sua roulotte, aveva una chitarra: ”A ragazzi’, la conosci ”sta canzone?”. E cominciò a cantare Reginella, accompagnandosi da sola. Io non avevo mai sentito neppure quella: ”No, signora, non la conosco”, risposi con la timidezza che non mi abbandonava mai quando ero di fronte a lei. ”E che cazzo di napoletano sei!”, mi folgorò" (Massimo Ranieri, Mia madre non voleva, Rizzoli, 2007, 189 pagine, 16 euro)

- Zeffirelli. A Roma nel 1947 grazie al cugino Piero Tellini ottiene l’incarico di lavorare per la pubblicità del film L’onorevole Angelina, scritto per la regia di Luigi Zampa, con Anna Magnani. Ma durante le riprese l’attrice s’infuria col regista perché il coprotagonista è un incapace raccomandato, chiunque saprebbe recitare meglio, e mentre lo dice punta Zeffirelli: "Quello stronzetto là. Vedi se sa spiccicare due parole. La faccia ce l’ha… Sennò vai per strada e lo trovi". Segue un provino su due piedi, Zeffirelli recita bene, ma per un neorealista questo è un problema. Non per la Magnani, che se la prende con questo "verismo del cazzo" e pianta tutti in asso insultando il regista: "Tanto alla fine il cinema lo famo noi attori!". Zeffirelli ottiene la parte (ragazzo ricco e idealista in conflitto col padre), e l’amicizia della Magnani, che però lo mette in guardia: "Tu sei un grande ambizioso. Quelli come te finiscono o bene bene, o male male. Te lo dico io. Tieni gli occhi sempre aperti. Anche se voglio bene a Luchino, so che è una serpe. Puoi raggiungere quello che di buono si tiene dentro, ma avrai bisogno di un cavatappi molto speciale".

- Virginia. La Magnani si è ritirata a Parigi ed è irrintracciabile dopo aver perso il ruolo della protagonista nella Ciociara, affidato a Sophia Loren, compagna del produttore Carlo Ponti. Zeffirelli, che vuole mettere in scena Chi ha paura di Virgina Woolf, di Edward Albee, pensa alla Magnani, che rifiuta indignata, trattandosi del ruolo di una donna sgradevole, ossessiva e sempre ubriaca. Quando l’opera va in scena, alla Fenice, interpretata da Sarah Ferrati, la Magnani è tra il pubblico e dopo l’ovazione a scena aperta, si precipita in camerino da Zeffirelli: "Figlio di puttana! Questa parte era stata scritta per me! Mi dovevi obbligare. Mi dovevi strozzare. Mi dovevi prendere a schiaffi come faceva Rossellini… Lui lo sapeva come trattare una stronza come me! Chi me la riscrive ora una parte come quella?!" (Franco Zeffirelli, Autobiografia, Mondadori, 2006, 533 pagine, 23 euro)

- Aldo Fabrizi, di Anna Magnani disse: «Gode di una fama immeritata. Quanno recita tu guardeje le mano: nun sa ndo mèttele» (Giuseppe Marino, il Giornale 15/8/2006, pagina 16)

- Roberto Capucci. Andò peggio con Anna Magnani: «Arrivò con in braccio il suo bassotto, Lillina. E io, per rispetto al personaggio, le feci trovare le sei vendeuse dell’atelier, tutte con una tunica nera e cinque fili di perle, allineate per riceverla. Lei le guardò con un’aria arrabbiata e brontolò: "Tutte ’ste donne non mi piacciono. Questo non è l’ambiente per me". Ci fu il gelo. Non fiatai. Lei si fece prendere le misure e ordinò cinque vestiti. Appena uscì, chiamai la direttrice nella mia stanza e avvertii: "Non mettete in prova i vestiti della signora Magnani, non li faremo mai". In compenso non ho mai perso un suo film e la considero la più grande attrice italiana» (Antonio Galdo, Panorama 23/3/2006, pagina 145.)

- Capricci. In Pelle di serpente, Anna Magnani fece tali capricci che Brando dichiarò che un’altra volta avrebbe recitato stringendo in mano una pietra da darle in testa (Masolino D’Amico, ”la Repubblica” 13/4/2001).

- Tonino Delli Colli. Raccontava della Magnani che con Pasolini voleva la parrucca e lui la toglieva (Cinema, a cura di Gianni Canova, Garzanti 2002)

- C’è una lettera dal set di Pelle di serpente in cui Tennessee si domanda, non infondatamente, perché la Magnani tormenti tanto il direttore della fotografia - «non è certo né per la giovinezza né per la bellezza che è arrivata dov’è arrivata». Aveva ragione, ma proprio per questo desiderio di fermare il tempo Anna non poteva apprezzare il personaggio della protagonista della Dolce ala, un’attrice in declino, drogata, sulle soglie della vecchiaia, costretta a pagare un gigolò (Masolino D’Amico, La Stampa, sabato 14 febbraio 2004)

-Citto Maselli su Anna Magnani, ”politicamente era scettica, qualunquista. Nella vita privata era diffidente, spaventata. Una volta le restituii duemila lire che mi aveva prestato, con un mazzo di violette, mi ringraziò telefonandomi alle due di notte, molto stupita del gesto” (Barbara Palombelli, ”Corriere della Sera” 25/3/2005)

- Joel Arthur Rosenthal. Lui scrisse una scenggiatura per Anna Magnani. A a 23 anni bussò alla porta della sua casa romana: «La Magnani era accattivante, avvolta in una nuvola di Narcisse Noir (un profumo di Caron) e circondata dai suoi gatti persiani» (Cristina Gabetti, "Specchio" 11/01/2003, pagina 67.)

- Anna Magnani prese a schiaffi Ingrid Bergman dandole della «sgallettata» (Pietrangelo Buttafuoco, Il Foglio 29/12/2000 a pagina 2)

- La principessa Maria Gabriella di Savoia. Tra i ricordi più belli, l’arrivo di personaggi famosi che andavano a trovare l’ex re: «Vittorio De Sica fu molto affettuoso anche con noi bambine. Ma quella che mi fece più impressione fu Anna Magnani. Aveva i tacchi alti, orecchini immensi e portava persino i pantaloni, che per noi erano proibiti» (Barbara Palombelli sul Corriere della Sera del 3/12/01 a pagina 18)

- Anthony Franciosa. Ma la più forte relazione non solo di cinema fu con Anna Magnani, sua partner nel ’57 nel dramma di Cukor Selvaggio è il vento, suscitando le ire di mrs. Winters che si riprese in fretta il suo macho» (M. Po., ”Corriere della Sera” 21/1/2006).

- Fernando Gattinoni. Per lei anche i nomi più famosi sono sempre stati prima di tutto essere umani, donne. ”Anna Magnani, energia cosmica in espansione come il nero che amava indossare” (Paola Pollo, ”Corriere della Sera” 27/11/2002)

- La Magnani era meravigliosa, e mentre facevamo la rivista Chi è di scena era capace di ridere per mezzora e piangere per un’ora, ma si sfogava anche animando cene piene di gente vitale (Carlo Giuffrè)

- (Carlo Lizzani racconta) Intanto, Rossellini vorrebbe accanto a sé la sua donna di allora, Anna Magnani. Lei invece, lo chiama a Roma. ”Aveva paura degli aerei – sorride Lizzani – e lo tormentò. Diceva: ”che vengo a fa’ a Berlino, la fame? N’abbiamo già fatta tanta!’ Tra una litigata e l’altra, ho avuto la fortuna di girare io da solo alcune scene (Barbara Palombelli, ”Corriere della Sera” 19/3/2005).

- Ma senza La ciociara tutto questo non ci sarebbe stato. Certo, il personaggio di Cesira, una donna di 45-50 anni, all’inizio non sembrava adatto a lei. Tant’è vero che in un primo momento era stata chiamata Anna Magnani; Sofia (Loren) avrebbe dovuto interpretare la parte di Rosetta, la figlia, che nel romanzo ha diciotto anni. La Magnani, però, rifiutò... ”De Sica mi raccontò che era andato a casa sua per convincerla. Ma lei fu irremovibile. Forse si aspettava un altro tipo di figlia, un’attrice diversa da me. Poi, accompagnando il regista alla porta, gli disse: ma perché la madre non la fai fare a Sofia? (Ranieri Polese, ”Corriere della Sera” 26/5/2002)

- Solo la Magnani era più brava. Lei è l’attrice italiana numero uno. Sophia è la numero due. Ma Sophia ha fatto una cosa che nemmeno alla Magnani era riuscita: vincere un Oscar recitando in italiano, nella Ciociara. Chi non conosce l’America non sa cosa vuole dire (Carlo Ponti) (Paolo Mereghetti, ”Corriere della Sera” 5/12/2002)

- «Mi vedo centomila rughe, ma non posso non pensare alla splendida Anna Magnani così affezionata alle sue, al punto da non voler ritoccare neppure le foto. Diceva ”ho impiegato tanto per averle”. (Amanda Lear)