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 2010  aprile 05 Lunedì calendario

«MANOVRA, LA VORREI PIU’ EQUA SU SCUOLA E PENSIONI»

«La mia filosofia è molto semplice: governare è come andare in bicicletta. Se vai troppo piano, cadi e ti fai male. Il governo ha dimostrato di pedalare veloce. Più dei burocrati del Fondo monetario, che nel rapporto di questi giorni sull’Italia indicano la necessità di una manovra correttiva. In altri tempi avremmo fatto l’Italietta che chiede tempo. Stavolta possiamo rispondere: "Ragazzi, già fatta"».
Ministro Brunetta, la manovra non va a discapito della sua riforma della pubblica amministrazione?
«Al contrario. Ho promosso e condiviso la manovra proprio perché, tagliando la cattiva spesa pubblica, innesca nel modo più virtuoso la mia riforma e anche le altre due colonne del governo, il federalismo fiscale e la semplificazione su cui stiamo lavorando con il ministro Calderoli».
Ma se gli stipendi degli statali sono bloccati, come si potranno premiare i migliori?
«La mia riforma è fatta di tante cose. Trasparenza, valutazione delle performance, mobilità obbligatoria, azione collettiva da parte dei cittadini, innovazione tecnologica. E, certo, anche la premialità. Oggi noi abbiamo nel pubblico impiego una massa salariale da 176 miliardi di euro, cresciuta negli ultimi anni più di quella del settore privato. Io accetto la sfida di rinviare i contratti, lasciare la massa salariale inalterata e trovare comunque, grazie al blocco del turn-over e ai risparmi organizzativi, le risorse per premiare il merito. Temi sui quali sollecito il sindacato a dire la propria».
Quindi i dipendenti pubblici potranno essere pagati di più?
«Sì, grazie al dividendo dell’efficienza che è già inserito nella Finanziaria per il 2009: meno costi, più produttività. Tremonti ha fatto bene il suo mestiere, io farò il mio». Il Parlamento potrà cambiare la manovra? «Sì. Il governo sarà coeso per far sì che la manovra sia confermata nei saldi e resa più raffinata, equa e intelligente nelle modalità. Nessun assalto alla diligenza, ma modifiche all’insegna dell’equità. La credibilità internazionale ne uscirebbe rafforzata, e la gente capirebbe di più». Ad esempio? «La scuola: senza peggiorare i saldi, dobbiamo premiare gli insegnanti meritevoli e non produrre iniquità rispetto all’attuale sistema degli scatti di anzianità. Le pensioni di vecchiaia: siccome l’Europa ci chiede di accelerare, il governo equiparerà nel pubblico impiego le donne agli uomini in un lasso di tempo congruo ed equo, destinando’ come già stiamo facendo con il primo adeguamento’ buona parte dei risparmi al welfare familiare. Gli "affitti blu": siccome il mercato è crollato, le pubbliche amministrazioni dovrebbero rinegoziare al ribasso i contratti d’affitto delle proprie sedi. Si possono risparmiare almeno cento milioni l’anno». Tremonti ha commissariato Berlusconi? «Qui si sbanda da un eccesso all’altro: prima dicevano che era commissariato Berlusconi, ora lo dicono di Tremonti. Non è così. Tutto il governo ha capito che la manovra era necessaria: dopo il crollo del 2008, la finanza privata ha ricominciato con i suoi giochi pericolosi, stavolta per colpire la finanza pubblica che nel frattempo si era indebolita per salvarla. Tremonti si è mosso nei tempi giusti. Berlusconi ha
dato la sintesi del leader. Nulla sarà più come prima. E la stretta sugli evasori, grazie alla tecnologia, è molto più stretta di quel che sembra: avremo una sorpresa in termini di gettito».
Lo scontro fra Letta e Tremonti è ormai dichiarato?
«La presidenza del Consiglio guida e indirizza il governo. Così stabilisce la Costituzione. C’è stata e c’è una dialettica, più che altro fra Tremonti e gli altri ministri. Da parte sua una certa riservatezza era inevitabile. Sugli enti culturali ha sbagliato, e l’ha riconosciuto. Ma nell’intervista al Corriere apre un fronte molto interessante: la deregulation. Lavoreremo insieme. Anche per estendere le zone a burocrazia zero grazie all’innovazione».
Tremonti ha difeso o no Berlusconi nei talk-show?
«Io i talk-show della Rai non li guardo più, né ci vado. Chi fa il suo mestiere da una parte sola mi puzza; se lo fa con stipendi da nababbo, mi puzza il doppio. Sono stato il primo a chiedere trasparenza su costi e retribuzioni Rai. Ora che i dirigenti della pubblica amministrazione vedono ridursi i loro redditi, chiedo che vengano ridotti anche quelli delle star televisive. O pensiamo che debbano essere immuni perché difendono la libertà di stampa? Ma stiamo scherzando? Queste vicende rafforzano sempre di più il mio sogno». Quale sogno? «La Rai andrebbe privatizzata. Via il canone, via i tetti pubblicitari. Una sola rete deve restare pubblica; le altre, sul mercato».
Intercettazioni: meglio la legge della Camera o quella che si va delineando al Senato?
«Nella realtà non farà gran differenza. Temo che il problema resti aperto. In ogni caso lo Stato ha il dovere di tutelare la sicurezza collettiva, la privacy dei cittadini e il diritto di cronaca. In questo ordine di importanza costituzionale». Sta dicendo che Fini si agita per nulla? «Fini ha un’idea del ruolo della terza carica dello Stato che non è la mia. Ma sono ottimista: certo anche lui vuole uno Stato responsabile ed efficiente. Quindi resterà nel Pdl».
Che idea si è fatto del caso Scajola, della «cricca»?
«Sono un garantista. Quando arrestarono Del Turco, dissi che bisognava attendere il processo. Dopo due anni non ci siamo ancora arrivati. Occorre evitare che anche questo scandalo viva solo sui media. necessario l’intero iter processuale per accertare le responsabilità di ciascuno». Quante sono davvero le auto blu? «Me lo chiedo anch’io. E ho iniziato il censimento. Ho chiesto a tutte le amministrazioni pubbliche di indicarle. Verso il 20 giugno metterò in rete le risposte, per consentire ai cittadini di smascherare eventuali bugie. A giudicare dai primi dati, avremo un’altra sorpresa». Si parla di 620 mila. «L’ha scritto il sito contribuenti.it, al quale ho subito chiesto la metodologia scientifica seguita e i database delle risposte. Le sto ancora aspettando. In ogni caso, fatto il censimento, passeremo ai tagli».
Chi sarà il nuovo ministro dello Sviluppo economico?
«Guardi che il ministro c’è già. Berlusconi. Solo lui, d’intesa con Tremonti e tutto il governo, può avere la forza di realizzare il piano per il Sud cui aveva lavorato bene Scajola. Non ne ho parlato con il premier. Ma sarebbe una spinta fortissima per lo sviluppo, un’opportunità straordinaria per il Paese». Confalonieri non lo vede al Quirinale. Lei? «Da quando è sceso in campo, Berlusconi sente e rappresenta il Paese meglio di chiunque altro. E ha visione internazionale. Pensi all’Ostpolitik energetica. E sulla Turchia in Europa aveva ragione lui: magari gli avessero dato retta. Berlusconi ha tanti difetti; però sono di più i pregi».
Dica un difetto, ma vero; non che è troppo buono o troppo generoso.
«Quando canta in francese dà anche la traduzione. Non si fa». Questo sarebbe un difetto? «Sì. Infatti temo si offenderà». Vede un nuovo governo all’orizzonte? O elezioni anticipate?
«Le crisi politiche si aprono quando i governi perdono le elezioni; e noi continuiamo a vincerle. Gli esercizi su governi tecnici o di salute pubblica sono giochi perversi. Masochismi intellettualistici da terrazza romana o da redazione radical-chic».
La Lega non pesa troppo, al punto da permettersi di disertare il 2 Giugno?
«La Lega ha le sue ruvidezze, che pure io ho sperimentato sulla mia pelle, a Venezia. Ma Bossi, oltre al federalismo fiscale, vuole fortemente le grandi riforme, che poi sono state di fatto bipartisan: la mia potrei chiamarla Brunetta-Ichino e quella del federalismo Calderoli-Pd. Il 2 giugno 1946 nacque la Repubblica per volontà degli italiani, espressa con maggior forza al Nord. Non manco mai di festeggiare, anche oltre gli appuntamenti ufficiali. Quest’anno anche con scampagnata». Dove? «Ai castelli romani, in una fraschetta ad Ariccia. Porchetta, pane di Lariano, vino di Frascati. E mi sono ritrovato in un meeting di bersaglieri, effettivi e in congedo, che mi hanno accolto in modo straordinario, con un triplice "hip-hip-hurrà!". Sono scene come questa che ti danno il polso del Paese: e il Paese c’è, regge, ha digerito la manovra. Posso contraccambiare? Viva i bersaglieri, viva gli italiani che hanno capito».
Aldo Cazzullo