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 2010  maggio 29 Sabato calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CASINI, PIER

FERDINANDO"

"Ci sono due questioni morali: una è Tangentopoli, l’altra è l’immoralità politica dell’Udr. La seconda è ben più grave della prima" (Pier Ferdinando Casini sulla ”Repubblica” di lunedì 16 novembre 1998)

"Certo, la Dc è morta. Ma non sono morti i democristiani" (Pier Ferdinando Casini sul ”Giorno” di lunedì 27 settembre 2001)

Pier Ferdinando Casini imbocca la fidanzata Azzurra Caltagirone sulla spiaggia di Fregene (Sette del Corriere della Sera del 23/08/01)

«Grandissimo amico! Fin da quand’era ragazzo. Vero democristiano di una volta. Lo pregherei di non mettere nei guai Berlusconi» (Padre Santucci a proposito di Casini) (Stefano Lorenzetto Il Giornale, 08/12/2002)

Tra le otto e le dieci telefonate, quelle che si scambiano tutti i giorni Pier Ferdinando Casini e Marco Follini (Barbara Jerkov, "la Repubblica" 14/10/2003)

’Thesis”, berlina della casa Lancia amata dalle alte cariche dello Stato: la usano Carlo Azeglio Ciampi e Silvio Berlusconi, Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini (’L’espresso” 11/12/2003)

Andranno in beneficenza i proventi delle vendite del calendario 2004 con le foto scattate ai vip di Capalbio. Ottobre è affidato a Pier Ferdinando Casini: di spalle, seduto su una sdraio, guarda l’orizzonte, ai suoi piedi un cane bassotto (Alessandra Longo, "la Repubblica" 30/12/2003)

Casini. L’altro uomo di spico dell’Udc, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, s’è facilmente tenuto fuori dalle ultime mischie politiche, dato che venerdì 23 luglio la sua compagna Azzurra Caltagirone gli ha dato una figlia, dai capelli molto neri, a cui è stato messo nome Caterina (Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair 20-27/7 2004)

"Mi occupo solo di pannolini" (Il neo-padre Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera, ai cronisti che gli chiedevano commenti sulla situazione politica). (Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair 28/7/2004)

Secondo le dichiarazioni dei redditi dei parlamentari relative al 2003, 203 mila Pier Ferdinando Casini ("Il Sole - 24 Ore" 13/4/2005)

«Se non fossi cattolico mi esprimerei a favore della pena di morte»: così ha dichiarato Pier Ferdinando Casini dopo il ritrovamento del piccolo Tommy Onofri e l’arresto dei suoi assassini (Corriere della Sera 22/04/2006)

Pier Ferdinando Casini fuma due o tre toscani al giorno (Mario Luzzatto Fegiz, Style, Ottobre 2006)

Pier Ferdinando Casini, chiamato in causa da Ricucci nell’interrogatorio riportato in parte ieri da Repubblica, come uno che «sapeva», in quanto genero di fatto di Francesco Gaetano Caltagirone (Corriere della Sera 17/6/2007)

Casini, che secondo Ricucci era tenuto informato di ogni sviluppo delle operazioni finanziarie dal padre della sua compagna, Caltagirone, e che annuncia azioni giudiziarie a tutela della «propria reputazione »: quelle di Ricucci «che non ho mai avuto il piacere di conoscere», sono solo «scemenze» di cui avrà certamente «sorriso» chiunque conosca «personalmente» lui e il suocero. (Corriere della Sera 17/6/2007)

la lettera al Corriere della sera di Pier Ferdinando Casini ad occupare la scena politica di mezza estate. Un intervento in cui il leader dell’Udc dice che con «alleanze forzose anche fra gli opposti non si va da nessuna parte» e sostiene che è necessario «ridare agli elettori la possibilità di scegliere e ai partiti di governare senza il ricatto delle estreme».( L.Sal., Corriere della Sera 10/8/2007)

«carognitt de l´oratori», Casini secondo Bossi (Edmondo Berselli, la Repubblica 27/8/2007)

Il trattamento di favore diventa un’offesa insopportabile per chi è costretto a combattere ogni giorno con l’ufficiale giudiziario che vuole sfrattarlo. Per capire ”svendopoli” bisogna iniziare il nostro viaggio da via Clitunno, nel quartiere Trieste. In questa strada immersa nel verde, ci sono due palazzi che facevano parte del patrimonio Ina-Assitalia e che rappresentano bene il confine tra i sommersi e i salvati delle dismissioni. Lì abitava, prima della separazione, Pier Ferdinando Casini con la prima moglie Roberta Lubich e le due figlie minorenni. […]Negli anni Novanta le famiglie Morchio e Casini sono uguali: entrambi inquilini delle Generali, pagano un canone basso e sperano di poter comprare l’appartamento con lo sconto. Poi arrivano le vendite tanto attese e l’uguaglianza svanisce: la famiglia Lubich-Casini rileva a prezzi di saldo tutto il palazzo. […]Anche l’immobile dove vive la prima moglie di Casini è stato ceduto in blocco ma con una procedura atipica. Ha comprato a un prezzo basso, 1 milione e 750 mila euro, la Clitunno Spa, società creata appositamente da un manager bolognese di area Udc, amico di Casini e della prima moglie. Si chiama Franco Corlaita e ha già rivenduto tutto. Indovinate a chi? Alla famiglia Lubich. Nel novembre del 2006 la mamma di Roberta compra per 586 mila euro il secondo piano. Ad aprile del 2007 la prima moglie di Casini compra il piano terra, a 323 mila euro. Passano due mesi e il 21 giugno scorso l’operazione si chiude con la cessione alle due figlie minori di Casini del terzo piano (306 mila euro per 5 vani catastali) e del primo piano (8,5 vani per 586 mila euro). Casini partecipa all’atto (mediante un procuratore) in qualità di genitore anche se il notaio precisa che paga tutto la moglie. Per convincere il giudice tutelare ad autorizzare la stipula dell’atto, i genitori presentano una perizia da cui risulta che l’acquisto è ”molto conveniente”. Generali non fa una piega. Inutile dire che gli inquilini del palazzo vicino sono infuriati e ipotizzano una simulazione dietro questo strano giro. Nella sostanza, dicono, la famiglia Casini ha comprato con lo sconto e noi no. Alla beffa contro i vicini, si aggiunge quella agli inquilini, senza alcuna distinzione di rango. Al primo piano del palazzetto Lubich-Casini vive in affitto Roberto Barbieri, senatore del centrosinistra e presidente della Commissione parlamentare sui rifiuti. Paga un canone di ben 3 mila euro ma è stato trattato come gli altri. Nessuno gli ha detto che il suo appartamento è diventato della figlia di Casini. Nessuno gli ha proposto l’acquisto a 586 mila euro. Con tremila euro al mese avrebbe potuto accendere un mutuo per comprare. Invece a maggio del 2008 dovrà lasciare.
PIER FERDINANDO CASINI
presidente Udc
Via Clitunno (zona Trieste)
Il palazzo nel quale (fino al 1999) Casini viveva in affitto con la prima moglie Roberta Lubich e le figlie è stato ceduto a fine 2005 da Generali a una società di un amico di famiglia. I 5 appartamenti che lo compongono sono stati poi girati all’ex moglie (due interni), alle due figlie (uno per ciascuna) e alla ex suocera del presidente dell’Udc. Per un totale di 30 vani catastali
totale 1,8 milioni di euro
Anno 2005-2007
stima zona 2006
fonte Agenzia del territorio 5100/6900 euro mq
(Marco Lillo, L’espresso 6/9/2007)

Sa chi raccoglieva voti per me a Bologna? Pier Ferdinando Casini".
Ne ha fatta di strada, il ragazzo.
"Sì, ma se non ci fossi stato io a farlo entrare nel giro di Forlani dopo la morte del suo padrino Bisaglia... Organizzai apposta un convegno a Imola per presentarlo".
E ora che cos’ha in testa, secondo lei? Vuole prendere il posto di Berlusconi o fare da stampella all’Unione?
"Tenta di fare il premier, mi pare evidente. Ne ha le doti. Anche se non è certo all’altezza dei grandi che ho conosciuto io".
(Intervista a Lorenzo Cappelli, Il Giornale 23/09/2007, Stefano Lorenzetto).

«Adesso con quella cravatta lo strozzo». Umberto Bossi minaccia il leader Udc Pier Ferdinando Casini, che al «matrimonio interetnico» sfoggia una vistosa cravatta verde leghista, dono di Roberto Maroni. Non per altro, spiega: «Il verde gli sta male» (Marco Cremonesi, Corriere della Sera 24/9/2007).

«Che faccia ha il buon cattolico italiano? Qual è la faccia del moderato cristiano nel nostro Paese? Quella furbissima di Pier Ferdinando Casini?» (Pippo Baudo) (Catalogo dei Viventi 2009)

«Casini è moderato a giorni alterni» (Walter Veltroni) (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 12/12/2007).

Nel 1993 Casini e il suo compagno di strada di allora, Clemente Mastella, uscirono dalla vecchia Dc (già ribattezzata ppi) fondando il Ccd per un solo motivo sostanziale: il loro segretario, Mino Martinazzoli, aveva deciso di non ricandidare nè l’uno nè l’altro stabilendo nel mezzo della tempesta di Mani pulite l’esclusione dalle liste di chiunque avesse già trascorso in Parlamento due legislature. Entrambi si accasarono con Berlusconi. Mastella per non molto, Casini si fece un paio di giri in più. Già dopo il successo elettorale del 2001 con il centrodestra, divenuto presidente della Camera dei deputati e compreso che nessuno avrebbe lasciato nelle sue mani la leadership del centrodestra, Casini ha tenacemente provato a costruire in ogni modo un terzo polo di centro, cercando di ritagliarsi con furbizia una legge elettorale che ne garantisse l’indispensabilità. Fu lui a chiedere il ritorno al proporzionale che ha partorito il Porcellum e- da ultimo- a spingere per quella legge tedesca che lo avrebbe reso arbitro dei destini di Berlusconi, Veltroni e chiunque altro si fosse messo alla guida dei poli. Non gli è riuscita, perché i pesci non hanno abboccato all’amo e ora si trova su quella strada che da anni immaginava di imboccare. Ma senza carrozza, cavalli e cocchiere. Costretto a camninare a piedi nudi, con il rischio di non arrivare in fondo. Ma non è strano trovare Casini lì. Sarebbe stato assai più difficile comprendere il suo inserimento in quella squadra di centrodestra guidata da un capitano ritenuto addirittura ”dannoso per il Paese” (così, a giochi fatti, Casini ha definito Berlusconi). L’anomalia piuttosto è stata quella vista in campo fra il 2001 e il 2006, a giocare in una squadra senza mai passare la palla al capitano e quando era possibile, anzi, cederla all’avversario. Come un giocatore della Roma deciso a giocare contro Francesco Totti e che nella partita chiave piuttosto di passargli la palla, preferisse cederla a un Ibraimovic o a un Del Piero. La collocazione ora è più naturale, anche se fa effetto assistere i paladini del buon governo scendere in campo con il solo scopo di rendere impossibile a qualcuno il governo. Raccogliendo gli ultimi poteri forti ancora a disposizione, qualche vecchio banchiere democristiano doc, qualche tonaca ancora disponibile, forse Casini riuscirà. Altrimenti dovrà ritirarsi anche lui nella piccola Bavaria siciliana... (ItaliaOggi 19 febbraio 2008, Franco Bechis)

Pier Ferdinando Casini, leader Udc fresco di accordo con i cugini della Rosa bianca, ha una terapia shock per il debito pubblico che parte dalle privatizzazioni: «Bisogna cedere le partecipazioni dello Stato in Eni, Enel, Finmeccanica. La svolta liberale passa anche da qui, da una cultura vera del mercato: applicata nei fatti e non solo enunciata. Se il Tesoro cedesse le partecipazioni residue si ridurrebbe il debito dal 105 all’80% del Pil. Solo grazie alla minore spesa in tassi di interessi si libererebbero 20 miliardi l’anno, una somma che da sola vale ben più di una manovra» (l Sole 24 ore 29 febbraio 2008, Alberto Orioli)

«Pier Ferdinando Casini. Pierfurby si piace e sembra che chieda agli altri di amarlo. Mi tiene d’occhio sempre. Prima di conoscere Azzurra Caltagirone andava al ristorante da Nino a via Borgognona. Entrava e diceva ai camerieri: «Ci sono belle figliole?». E acchiappava sempre. Un vero acchiappone. Lì lo fotografai con Clarissa Burt e con altre ragazze. Oggi non è che sia un soggetto molto appetibile per i fotografi» (Umberto Pizzi a proposito di Casini, Franco Adriano, ItaliaOggi 3/4/2008)

Pier Ferdinando Casini 1,83 cm (Corriere della Sera 4 aprile 2008)

Due giorni fa, sulla giustizia, Pier Ferdinando Casini, aveva usato parole che sono musica per le orecchie del Cavaliere: apertura di un tavolo di confronto tra maggioranza e opposizione sulle riforme e conseguente esclusione di Antonio Di Pietro. E ieri in un’intervista per il mensile «Pocket», Silvio Berlusconi ha lanciato verso gli ex dc un segnale di disgelo: «Per Casini le porte del Pdl non sono aperte, sono spalancate. Casini ha deciso di non far parte della Pdl e ha scelto una strada che lo sta portando su posizioni che hanno deluso elettori ed ex dirigenti dell’Udc. Speriamo che cambi idea» (Augusto Minzolini, La Stampa 10/12/2008)

Pier Ferdinando Casini. Due anni fa, a passeggio nell’elegante Cortina, si sfogò con Chi: «Ahimè... mia figlia ama un comunista». Lei, Benedetta. Lui, David. Casini: «Purtroppo questo David non lo vedrò mai leggere Libero...» (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 29/12/2008)

Sarà la lotta dura e pura contro il bipartitismo, sarà l’impegno per mantenere le preferenze alle Europee oppure l’opposizione non gridata ma ferma, come quella al presidenzialismo prospettato dal premier, ma Pier Ferdinando Casini è in netta crescita nel cuore degli italiani, che gli riservano il secondo gradino del podio nella «gara» del gradimento tra i leader dei principali partiti. Con il 46,7% di preferenze, registrate l’8 gennaio da un sondaggio Ipsos, il leader dell’Udc si posiziona alle spalle del premier Silvio Berlusconi (al 52,6%) e davanti al segretario del Pd Walter Veltroni (al 45,4%). Il leader del-l’Italia dei Valori Antonio Di Pietro è invece in calo del 4%, scende al 41,2% rispetto al 44% di ottobre. Umberto Bossi è quinto con il 40%. L’ex presidente della Camera supera tutti, invece, quanto a potenziale: la differenza fra i giudizi favorevoli al leader e quelli al partito di riferimento tocca il 10,8% per Casini, che stacca Berlusconi, Veltroni, Di Pietro e Bossi. Gli italiani gli assegnano voti positivi (dal 6 al 10) nel 43,9%, facendolo diventare il secondo della classe (Silvio è sempre il primo con il 51,1%) davanti al leader del Pd al 43,3% (Francesca Basso, Corriere della sera 14/1/2009).

«Casini: l’Amedeo Nazzari del Parlamento. Casini, mi tolga una curiosità: come mai ha smesso di far politica? Ha quell’aria tranquilla, beata… da pensionato: sembra che abbia appena ritirato la social card. Era carica? Se era carica coi 40 euro, la conservi… è rarissima… è come il Gronchi rosa, un giorno varrà una fortuna…» (Maurizio Crozza a Ballarò) (Stefania Berbenni, Panorama, 19 marzo 2009)

Musica preferita di Casini: : Celentano (Una carezza in un pugno) e Jovanotti (Fango), Battisti (Acqua azzurra acqua chiara), Gino Paoli (Il cielo in una stanza), Cat Stevens (Father and Son) (Jacopo Iacoboni, La Stampa 17/3/2009)

«Se Casini fosse con Berlusconi, molti degli errori che questo governo sta facendo non li farebbe. Se fosse con il Pd, molte delle derive laicistiche non ci sarebbero. Ma c’è bisogno di nuovi soggetti politici, capaci di intercettare i cambiamenti del Paese» (Intervista a Paola Binetti, Barbara Romano, Libero 22/3/2009).

Si chiamano Francesco e Caterina e non c’è gara, sono loro i più nuovi e i più giovani candidati d’Italia, anche se non potranno essere eletti al Parlamento europeo (non sono gli unici) perché hanno rispettivamente uno e cinque anni. Per ora, più che svecchiare la politica, danno una bella rinfrescata all’immagine del papà, un ex Dc che sta al Centro da tempo immemorabile, ma nella vita privata ha ben saputo rinnovarsi mettendo su (non è l’unico) una seconda famiglia felice. Francesco e Caterina sono i figli di Pier Ferdinando Casini. Le loro faccette serie fanno cucù dai manifesti elettorali dell’Udc affissi in tutta Italia e, questa settimana pure dalle pagine di un settimanale popolare a larga diffusione (Stefania Miretti, La stampa 24/4/2009)

Pier Ferdinando Casini è diventato presidente della Camera con un amore alle spalle sbocciato nel 1982 con Roberta Lubich, figlia del cardiologo Turno Lubich, ex moglie dell’industriale del caffè Francesco Segafredo. Un matrimonio in chiesa alle spalle e un altro in comune con Azzurra, figlia di Francesco Gaetano Caltagirone, tycoon dell’immobiliare e dell’editoria. Le fortune politiche del leader dell’Udc, per saggezza italiana, non sono mai state una faccenda di cuore, la sua carriera è proseguita con due famiglie e quattro figli: Maria Carolina e Benedetta, Caterina e Francesco. Casini è un politico cattolico e un padre di famiglia liberal, i manifesti della sua campagna per le elezioni europee ne sono un esempio. Pier Ferdinando in compagnia dei figli nati dal suo matrimonio con Azzurra e uno slogan che riporta alla normalità della vita perfino le saette che s’incrociano in queste ore fra Arcore e Macherio: ”Un divorziato cattolico”. Passato e presente di Casini si fanno rivendicazione politica in quello slogan, ricordano che il divorzio è una dimensione a tratti ultra ma col tempo assolutamente terrena dell’esperienza di un uomo e una donna, è il gioco delle coppie che può durare per sempre o spezzarsi (Mario Secchi, Panorama, 14 maggio 2009)

Udc di Pier Ferdinando Casini, che lo scorso anno ha potuto contare su 2.210.000 euro (seconda sola a Forza Italia), l’80 per cento dei quali proviene da un’unica fonte: l’immobiliarista Francesco Gaetano Caltagirone. Un bel po’ di soldi, ma spezzettati in 18 tranche da 100 mila, perché così il suocero ci ha anche risparmiato su. Esiste infatti una norma studiata ad hoc perché i partiti calamitino soldi dai privati: chi dona fino a 103 mila euro può scaricare dalle tasse il 19 per cento dell’importo, molto di più rispetto a un’associazione qualsiasi (Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, L’Espresso, 28 maggio 2009)

A Pier Ferdinando Casini sembra di avere a che fare con dei ”baluba” (in milanese, persone rozze e incolte) quando è costretto a parlare con il comunista Oliviero Diliberto, e con i Verdi in generale (Antonio Caprarica, Papaveri e papere, Sperling e Kupfer 2009)

Infuriato Pier Ferdinando Casini: «Gheddafi in ritardo di due ore? Roba da matti... Se fosse rimasto un minimo di dignità e di decoro delle istituzioni, Fini dovrebbe chiudergli le porte della Camera dei deputati» (corriere.it, dagospia 13.6.9)

Nelle stesse ore durante le quali Casini con Famiglia cristiana faceva professione di orgogliosa autonomia («Andare da soli ancora una volta non ci spaventa», «siamo disponibili a fare le alleanze solo sulla base dei fatti»), i suoi emissari, in perfetto stile andreottiano, trattavano a 360 gradi, e con l’occhio non ai programmi bensì agli organigrammi. Il negoziato, per quanto risulta a Panorama, è più avanzato con il centrosinistra in Piemonte (se il candidato del Pdl sarà leghista e quello del Pd non sarà Mercedes Bresso), Liguria e Basilicata. Orientamento verso il centrodestra invece in Lombardia, Venero, Lazio e Calabria. In Campania e Puglia tutto dipenderà dal nome: l’Udc starà con chi gli offre la presidenza. In Campania è tornato in pista il nome di Ciriaco De Mira (Panorama, 17/09/2009)

«Casini è un interlocutore essenziale. Ed è giusto guardare lontano: con proposte serie, si può puntare a unire molte altre energie. Sino a creare, in alcuni anni, la prima forza del Paese» (Rutelli quando lasciò il Pd) (Marco Cianca, Corriere della Sera 31/10/2009)

Pier Ferdinando Casini ha detto parole sagge: «Guai a promuovere provvedimenti illiberali. Le leggi già consentono di punire le violazioni. Negli Usa Obama riceve intimidazioni continue su Internet, ma a nessuno viene in mente di censurare la Rete» (Stefano Rodotà, Repubblica 17/12/2009)

Dalla dichiarazione dei redditi 2009: Pier Ferdinando Casini con 123.005, in perdita rispetto ai 142.130 dell’anno precedente. Con le azioni si è dato molto da fare anche Casini: nella sua dichiarazione figurano partecipazioni tra l’altro a Unicredit, Intesa, Monte Paschi, Enel, Eni, Geox, Siemens, Nokia e Santander (Francesca Angeli, il Giornale 16/3/2010)

Ultima ragione di soddisfazione tra i forzisti, la marginalizzazione dell’Udc. A conti fatti il partito di Pier Ferdinando Casini, che come noto ha scelto la ”politica dei due forni”, appoggiando ora i candidati del centrodestra e ora quelli del centrosinistra, ha ottenuto quasi ovunque risultati deludenti. In Emilia-Romagna il candidato governatore dell’Udc è arrivato ultimo, doppiato anche dallo sconosciuto candidato dei grillini, e in Puglia l’Udc non è stata in grado di portare la Poli Bortone oltre l’8%. Pure nel Lazio, dove l’Udc è stata decisiva per la vittoria della Polverini, ha ottenuto meno del 5%, nonostante a molti elettori fosse impedito votare per il PdL. «Risultati di cui il Vaticano e i vescovi non potranno non tenere conto», commentava ieri sera di uno dei berlusconiani impegnati a tenere il filo dei rapporti con l’altra parte del Tevere, «così come non potranno ignorare che in Piemonte Casini ha rischiato di far vincere l’abortista Bresso». Se la caccia alle spoglie del berlusconismo è rimandata a data da destinarsi, quella alle spoglie dell’Udc rischia di aprirsi già oggi (Fausto Carioti, Libero 30/3/2010)

Pier Ferdinando Casini, coi suoi trenta vani catastali per un milione e 800 mila euro in via Clitunno a Roma, presi con la ex moglie (Goffredo Buccini, Corriere della Sera 06/05/2010)

Pier Ferdinando Casini è sintetico: «Abito in una casa di proprietà di mia moglie (Azzurra Caltagirone, ndr) nel quartiere Parioli» (Mauro Suttora, Oggi 26/5/2010)