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 2010  maggio 27 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CALASSO

ROBERTO"

Piero Ottone ha ceduto solo di recente al computer. [...] Scrive a mano anche Roberto Calasso. (Donata Righetti, Corriere della Sera, 03/12/2000; pag.33)

«"Nascondere. Dove? Alla superficie": forse Roberto Calasso si è ricordato di questa esortazione di Hofmannsthal quando ha scelto, per la copertina del suo ultimo libro, "La letteratura e gli dèi", un quadro conservato presso lo Staatliche Museen Preussicher Kulturbesitz di Berlino [...]» (Giovanni Mariotti). (Giovanni Mariotti sul Corriere della Sera del 10/03/01 a pagina 37).

La quattordicesima Fiera del Libro di Torino [...] Tra gli ospiti: [...] Roberto Calasso. (Varie, framm. 37863)

Copie de "La versione di Barney" vendute in Italia: 80 mila. Roberto Calasso, direttore editoriale della casa editrice "Adelphi", acquistò il libro a Francoforte, nel 1997 («Lo lesse tutto d’un fiato, se ne invaghì e lo fece tradurre da Matteo Codignola»). Fu pubblicato in Italia a settembre del 2000 in 15 mila copie («un azzardo per un autore sconosciuto in Italia. E infatti la partenza è faticosa»). (Francesco Erbani su La Repubblica del 04/07/01 a pagina 37.)

 una prosa, quella del ”Foglio”, che sembra piuttosto intonare una parodia di presagio. Parodia, ha scritto Roberto Calasso, nel senso di «un mondo di simulacri vaganti, distaccati da qualsiasi sostanza che garantisce una fissità dei significati». (Filippo Ceccarelli La Stampa, 29/05/2002)

alle lezioni [di Elemire Zolla] andava il giovane Roberto Calasso, che infatti poi pubblicò o ripubblicò gran parte delle sue opere per l’Adelphi (Mario Baudino, ”La Stampa” 31/5/2002).

I suoi [di Tullio Pericoli] ritratti letterari, nati sull’’Indice” e proseguiti su ”Repubblica”, hanno inaugurato un genere: biografie dell’anima racchiuse in un dettaglio. In tutto, quasi millecinquecento. Roberto Calasso gli ha proposto di raccoglierne la metà, e a settembre con una copertina adelphiana azzurro polvere uscirà un volume di seicento pagine che ”è come un dizionario lungo vent’anni, tra sbalzi di stile vertiginosi”. (Simonetta Fiori, ”la Repubblica” 1/8/2002)

«Con Simenon non ci si annoia mai» sorride il suo editore Roberto Calasso, nell’ufficio milanese dell’Adelphi. (Manuela Grassi Panorama, 26/06/2003)

[Le recensioni di SZYMBORSKA Wislawa] in Polonia hanno molto successo: Adelphi, mi dice Roberto Calasso, presto ne pubblicherà una scelta (Paolo Mauri, ”la Repubblica” 11/11/2003).

Intanto Bazlen presenta a Foà un giovane collaboratore destinato a un grande avvenire: è Roberto Calasso, vive a Roma, ma nel 1967 (due anni dopo la morte di Bazlen) sale a Milano e negli anni diventerà direttore editoriale e autore di punta della casa editrice. [...] La crisi vera [di Adelphi], in realtà, si ha nel 1994, con l’uscita di un libriccino del cattolico francese della III Repubblica Léon Bloy, Dagli ebrei la salvezza: additato da molti come opera antisemita e ignobile, scatena una durissima battaglia sulle pagine culturali italiane. Vedendo, per esempio, combattere aspramente Cesare Segre contro Roberto Calasso. (Ranieri Polese, ”Corriere della Sera” 26/1/2005).

[Marina Warner] Case editrici come la vostra Adelphi del mio amico Roberto Calasso dimostrano sempre che la qualità ha una sua piccola grande ragion d’essere (Mario Fortunato, ”La Stampa” 10/6/2005).

Fu all’inizio degli anni settanta che Cases polemizzò con Roberto Calasso autore allora di un saggio su Gottfried Benn. Per Cases fu l’occasione di fare i conti con l’Adelphi e alcuni suoi protagonisti: Colli innanzitutto, e poi Zolla e lo stesso Calasso. Scrisse per l’occasione ”Gottfried Benn difeso contro un suo adoratore” (il saggio, apparso nei Quaderni Piacentini nel 1973, fu ripubblicato nella bellissima raccolta Il boom del Roscellino, edizioni Einaudi). Quell’articolo al vetriolo provocò una lunga risposta di Calasso (’Congiure del Tao” ripubblicato ne I 49 gradini), nella quale, pur respingendo le accuse e stigmatizzandone perfidamente certe scelte (come marxista intelligente Cases si sarebbe accorto troppo tardi di aver buttato il meglio dell’età moderna), ne riconosceva l’acume e la brillantezza. Era stato Bobi Bazlen, con equivalente peso ed ironia, a riconoscergli il merito ”della prima voltità”, espressione che potrebbe far sorridere, ma nella quale si coglie la grande capacità del polemista Cases di arrivare prima e meglio di altri sulle battaglie culturali di quegli anni. (Antonio Gnoli, ”la Repubblica’ 28/7/2005).

[Anna Maria Rimoaldi, che si occupa dello Strega] «Giuseppe Pontiggia, che nell´´89 batté per un voto Roberto Calasso con un libro che non è il suo migliore. Fu per questo che l´Adelphi non ha più partecipato allo Strega, e mi dispiace molto (Francesco Erbani, La Repubblica, 09/05/2006)

Juventini chiamati dalla Juve a studiare una strategia per un recupero d’immagine: [...] Roberto Calasso, [...]. (Maurizio Crosetti, La Repubblica 19/10/2006)

Adelphi. Così, tra il 1962 e il 1963, grazie all’aiuto finanziario di Roberto Olivetti e della famiglia Zevi, nasce l’Adelphi, e si manifesta a immagine e somiglianza di Bazlen anche se nei primi tempi l’anima della casa editrice e la natura del filo che lega tutte le pagine è chiara solo a lui. I primi volumi (’Classici”) sono una prova generale; escono l’anno successivo, nel 1963, e sono le opere di Georg Büchner, ”Robinson Crusoe” di Defoe, le novelle di Gottfried Keller e ”Fede e bellezza” di Niccolò Tommaseo. Bazlen, nel frattempo, aveva portato nella squadra un promettente giovane di ottime letture che aveva avuto un maestro d’eccezione, Mario Praz. Si trattava di Roberto Calasso che compiva ventuno anni proprio il giorno in cui venne reso partecipe del progetto, a Bracciano durante una festa di Ernst Bernhard, in una bella serata del maggio. (Leonardo Luccone, Il Foglio 17/3/2007)

Il romanzo [Il giorno del giudizio di Satta], proposto dagli eredi a vari editori, uscì postumo nel ’77 presso la padovana Cedam. Non certo quello che si dice un editore di grido. Finché nel ’79 Roberto Calasso se ne innamorò e lo ripubblicò da Adelphi facendone un bestseller. (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 3/4/2007)

[GABERSCIK Dalia] Mio padre [Giorgio Gaber] e mia madre giocavano a poker per tutta la notte con Roberto Calasso, allora direttore editoriale dell’Adelphi, e Battiato. Io andavo a letto alle 10 e mezza, loro ridevano come pazzi fino a mattina, ma in palio non c’erano soldi, c’erano (Gabriella Mancini, ”La Gazzetta dello Sport” 5/11/2007)

CODIGNOLA ERNESTO Genova 23 giugno 1885, Firenze 28 settembre 1965 [...] Nonno di Roberto Calasso. (catalogo dei morti)

Il volumetto einaudiano da lui [Luciano Zagari] curato fu al centro di un rovente e insieme elegante confronto critico tra Roberto Calasso e Cesare Cases. (Marino Freschi, ”Il Messaggero” 25/6/2008).

In Italia rappresenta, tra gli altri, Calvino, Calasso, Baricco e Magris. Ma se i rivali lo considerano l’agente più potente e pericoloso degli States, nel suo curriculum vitae Andrew Wylie assomiglia più a un «businessman gentiluomo» (Alessandra Farkas, Corriere della Sera 31/10/2008)

La visione [nella sua storia della letteratura] che Asor Rosa ha dell’ultimo mezzo secolo e dell’intero Novecento è lacunosa e squilibrata. Faccio qualche esempio. Non si parla della saggistica di [...] Roberto Calasso (Alfonso Berardinelli, Il sole 24 ore 8/3/2009)

Un pezzo di strada assieme a Gaber. [Franco Battiato] «Ero un ragazzo alle prime armi. Si prese cura di me. Ci siamo divertiti da pazzi nelle balere dell’hinterland milanese. Giocavamo a poker io, lui, Ombretta Colli, Roberto Calasso e Fleur Jaggy. Ci giocavamo i libri dell’Adelphi». (Giancarlo Dotto, La stampa 29/4/2009)

Roberto Calasso aveva già avviato le sue personali trattative che si rivelarono molto efficaci e L’insostenibile leggerezza dell’essere, assieme alle altre opere di Kundera, passò all’editore Adelphi. (Alain Elkann, La stampa 28/06/2009)

Ferrara trascinò centomila lettori a comprare e leggere il romanzo [La versione di Barney], a farne una bibbia contro l’ipocrisia. Roberto Calasso, editore di Adelphi, portò qualche copia del giornale a Richler che se ne inorgoglì. (Mattia Feltri, La Stampa, 13/8/09)

 vero che quando avete rilevato la maggioranza dell´Adelphi Roberto Calasso non ha gradito? [Giulio Lattanzi, capo della Rcs libri] «Ci sono sempre delle preoccupazioni ogni qualvolta subentra un socio di maggioranza. Ma la mia visione è massima indipendenza degli editor nella politica culturale». Quella di Adelphi è stata definita snobistica. Come replica? « un´accusa ridicola formulata da Giuseppe Laterza. Stiamo parlando di una casa editrice che ha fatto un pezzo rilevante di storia culturale degli ultimi trent´anni. Se questo è snobismo viva lo snobismo. Dovremmo definire snobistica la riscoperta che Calasso ha fatto di Zia Mame, un libro uscito per la prima volta negli anni Sessanta e rilanciato oggi in una nuova traduzione? snobistico che sia diventato il romanzo dell´estate?». (Antonio Gnoli, la Repubblica 26/8/2009)

lo stesso Calasso, più tardi, editore benemerito di Nietzsche, vide nella Weil piuttosto un pensatore metafisico, e non sociale e politico, rendendo poco comprensibile la sua intera vicenda umana. (Alfonso Berardinelli, Il foglio 10/12/2009)

[Vittorio Sgarbi] «Chiederei un sostegno soprattutto agli scrittori e letterati che per vie tutte loro hanno scoperto pittori che io reputo straordinari». A chi pensa? «A Enrico d´Assia che Roberto Calasso ha messo su alcune copertine dei libri Adelphi, [...]» (ANTONIO GNOLI, Repubblica 22/1/2010)

[Benedetta Craveri ] «Prima di incominciare a scrivere a mia volta - la biografia di Madame du Deffand su incoraggiamento di Roberto Calasso - ho esitato a lungo». (Mirella Serri, Tuttolibri-La Stampa 30/1/2010, pagina XI)

[Romano Montroni] «Con gli amici discutiamo dei fatti del giorno, poi finiamo sempre a parlare di libri. Benni, De Luca, Galimberti, Calasso: entusiasmano. Ai tempi Roberto Calasso dell’Adelphi spiegò così bene Follia di McGrath a noi librai Feltinelli che lo portammo al successo. il libraio a fare la fortuna o la sfortuna di uno scrittore: salvo che se va da Fazio». (Giovanna Zucconi, Tuttolibri-La Stampa 20/2/2010, pagina XI)

Kraus è entrato nella cultura italiana più tardi con il volume ”Detti e contraddetti” per iniziativa di Roberto Calasso, che lo tradusse e commentò ampiamente e con speciale passione. (Alfonso Berardinelli, Il Foglio 24/04/2010)