Frammenti, 23 maggio 2010
Tags : Natalia Ginzburg
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "GINZBURG, NATALIA"
- Di fronte c’era Natalia Ginzburg, che smistava tutte le carte a me: ’Fai tu tutto il turismo e spettacolo...’ (Alberto Arbasino sulla sua esperienza alla Camera) (Voce del Catalogo Arbasino Alberto)
- Natalia Ginzburg, che, commentando la sua ”Manon” in tv scrisse «la Guerritore ha solo dei bei capelli». (Emilia Costantini, Corriere della Sera 24/02/10)
- Così Natalia Ginzburg, anche lei distante dal cristianesimo, scriveva sull´Unità del 22 marzo 1988 (riprendo la citazione dall´Avvenire di ieri): "Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l´immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo" (Vito Mancuso, la Repubblica 5/11/2009)
- Alessandro Dalai: Quando proposi "le formiche", firme storiche della casa come Natalia Ginzburg e Giulio Carlo Argan si mobilitarono per scongiurare "lo stupro dello Struzzo" (Leopoldo Fabiani, la Repubblica, 25/3/2009)
- Eppoi rimane quel monito saggio e forte di Natalia Ginzburg, per cui se per i credenti Gesù Cristo è il Figlio di Dio, per gli altri «può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo» (Giuseppe Dalla Torre, Avvenire, pag.1)
- senza l’umiltà e quel senso dell’umana finitudine che alla laicissima eppur religiosa Natalia Ginzburg faceva dire, in una poesia dedicata a Dio: «Non possiamo saperlo». Non possiamo sapere se Dio «è piccolo come un granello di sabbia», se «ha gli occhiali neri e due volpini al guinzaglio» o se invece «muore di fame, e ha freddo, e trema di febbre» (Luca Ricolfi, La stampa 8/2/2009)
- Natalia Ginzburg sul crocefisso: «Non toglietelo, è il segno del dolore umano» (Spagna, via il crocifisso dalle scuole pubbliche di Alessandro Oppes, la Repubblica, 24/11/2008, pag. 14. Anche Adriano Prosperi, La Repubblica 25/11/2008)
. Nel reclutare gli altri attori Pasolini si è mosso nell´ambito degli scrittori suoi amici: Natalia Ginzburg per la parte di Maria di Betania (Nello Ajello, la Repubblica 30/9/2008)
- Per questo mi piace citare una lettera a Vigorelli di Natalia Ginzburg che, a proposito della candidatura al Campiello del suo libro Caro Michele, avverte il giurato Vigorelli: «Non desidero concorrere al Premio, anche perché, essendovi fra quei libri scelti alcuni libri che trovo molto belli, e nomi di amici che mi sono molto cari, non desidero entrare in competizione» (La Repubblica 2 marzo 2008, PAOLO MAURI)
- Scomparso assai prematuramente Gabriele, Cesare Garboli rimase devoto alla di lui vedova, Natalia Ginzburg, che ricambiò la sua ammirazione coccolandolo come un’altra sorella maggiore (Masolino D’Amico La Stampa 29/01/2005)
- Quando Malerba propone alla Einaudi i racconti delle Galline pensierose , Calvino li accoglie con entusiasmo e scrive subito la quarta di copertina. «Ma Natalia Ginzburg, non so perché, mi odiava, per lei il libro era troppo piccolo. Il libro uscì nell’ 80, ma mi vendicai aggiungendo una gallina di nome Natalia» che «aveva deciso di scrivere un romanzo, ma non le vennero in mente né la trama né i personaggi né il titolo né lo stile della scrittura». E che con i suoi romanzi autobiografici «ebbe molto successo fra le oche». La controvendetta di Natalia non si fece attendere e Il serpente scomparve dalla lista della Biblioteca ideale Einaudi (Corriere della Sera 31/05/2005, pag.35 Paolo Di Stefano)
- Serena Cruz. La sua storia divise l’Italia, e Natalia Ginzburg, nel pamphlet Serena Cruz o della vera giustizia, tentò di dare una risposta a un interrogativo lacerante: perché quella bambina fu portata via ai genitori che avevano frodato la legge, ma lo avevano fatto per un atto d’amore, per essere messi in condizione di volerle bene?» (Alberto Custodero, ”la Repubblica” 20/5/2004).
- "Nessuno costringe Calvino e Ginzburg ad essere marxisti". (Franco Fortini, ottobre 1975)
. Spesso gli autori si sono rivolti ai loro editori sollecitandoli nei pagamenti e nei contratti. Una volta, lo stesso Pavese andò dall’editore con un biglietto con cui minacciava di mettersi in ferie polemiche insieme a Natalia Ginzburg; Einaudi rimandò il biglietto con una postilla: «Vengo con voi» (La Stampa dellí11/05/01 a pagina 29)
- Natalia Ginzburg scrisse: ”A me sembra che Patroni Griffi scrivendo questo romanzo abbia compiuto anche un atto di estremo coraggio. Non tanto perché ha usato dei temi che di solito chiamiamo osceni (ma osceno non è mai l’argomento, oscena è unicamente un’attitudine dello spirito) ma perché si è servito dell’amorosità e dello ”stile d’acqua”. E con ”stile d’acqua” voleva intendere quella semplicità non priva di complessità che scorre fluente come scorre l’acqua. L’altro romanzo, La morte della bellezza, è solenne come il titolo annuncia, ed è anche più articolato. Qui il tema non è solo quello dichiarato sin dal primo rigo: ”Com’era bella Napoli quarant’anni fa!”, ma anche l’omosessualità che Patroni Griffi tratta con accenti inconsueti, che a volte fanno venire in mente le figure neoclassiche del Canova. ”Questo è il romanzo di due giovani il cui segno distintivo è la bellezza, che si svolge in una città il cui segno distintivo era, fino a quarant’anni fa, la bellezza” (Raffaele La Capria, ”Corriere della Sera” 22/9/2005)