Frammenti vari, 13 maggio 2010
Tags : Bernardo Caprotti
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE ”CAPROTTI
BERNARDO”
Lo stesso accade per l’Esselunga, colosso dei supermercati del Nord Italia con oltre 4 miliardi di fatturato: qualche tempo fa il patron Bernardo Caprotti (81) aveva lasciato maggiore spazio al figlio Giuseppe (45). Qualcosa non deve aver funzionato: un paio d’anni fa Caprotti senior è tornato in prima linea, dopo aver firmato un bilancio 2003 in cui affermava la necessità di "ripristinare quei valori etici e di comportamento sui quali da sempre l’azienda ha basato la sua rinomanza" (L’Espresso 20/04/2006 Luca Piana)
Ne sa qualcosa Bernardo Caprotti che proprio sui tanti vantaggi delle Coop di consumo ha scritto addirittura un libro. (Mario Cobianchi, Panorama 27/9/2007)
Bernardo Caprotti le ha attaccate con un pamphlet d’inusitata vis polemica, Falce e carrello. Ma le cooperative farebbero male a reagire in chiave meramente difensiva e a liquidare tutto come un polverone alzato per rendere impresentabile l’unico potenziale acquirente italiano di Esselunga nel caso venga messa in vendita. Caprotti è di gran lunga il migliore nel suo campo: l’indice di produttività di Esselunga è di 2,51 contro l’1,38 del sistema Coop Italia, secondo in classifica. E con il suo prestigio l’ottantunenne imprenditore milanese dà forza politica all’esposto contro il sistema Coop, presentato il 4 aprile 2006 alla Commissione Ue dalla Federdistribuzione, l’associazione dei gestori di ipermercati e supermercati (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 24/9/2007)
Dalle pagine dei giornali ai tribunali: lo scontro tra Esselunga e le coop si alza di livello. Alle denunce contenute nel libro di Bernardo Caprotti la grande distribuzione cooperativa risponde con una sentenza della magistratura, annunciando una causa per risarcimento danni di 300 milioni e un esposto all’Ue. Il tutto per dimostrare che le coop non complottano, ma sanno riconoscere «la regia» dietro gli attacchi. «Il libro – ha spiegato ieri il presidente dell’Ancc, Aldo Soldi – puzza di riciclato. Perché Caprotti, se ha subito dei torti, non si è rivolto alla magistratura? Perché ha aspettato trent’anni per denunciare certi episodi? Il sospetto è che il problema non sia quello di aprire un supermercato in più, né quello della concorrenza ma quello di colpire il bersaglio grosso: le coop». Come? Per esempio intervenendo presso l’Ue dove pende un ricorso per aiuti di Stato depositato da Federdistribuzione. «Quando si parla di mercato bisogna avere le carte in regola – prosegue Soldi – perciò adesso a Bruxelles ci andremo noi portando qualche documento nuovo». Ovvero una sentenza del Tribunale di Milano che condanna alcuni dirigenti della Esd, la centrale acquisti cui è associata Esselunga, per alterazione fraudolenta delle condizioni di mercato (Roberta Scagliarini, Corriere della Sera 26/9/2007)
Anche di Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, 82 anni e tre figli, si mormora da tempo voglia vendere, «ma ancora non si è capito...» (Gabriella Jacomella, Corriere della Sera 6/1/2008)
Molto, ma molto più cattivo di Romiti, almeno a quel che ha denunciato una cassiera dell´Esselunga cui sarebbe stato impedito persino di andare a far pipì in orario di lavoro, Bernardo Caprotti, classe 1925, uomo tutto di un pezzo che ha in odio "i rossi" e i sindacati, il quale nel 1957, in società con Nelson Rockefeller, aprì a Milano il primo supermercato italiano e oggi controlla una delle più grandi catene di distribuzione. Il figlio Giuseppe, assai diverso dal padre, ha studiato alla Sorbona, si è laureato in storia e la sua tesi è stata pubblicata da Franco Angeli. Nel 2002, quando diventa amministratore delegato, annuncia che sarà molto diverso dal padre e che non intende litigare con i sindacati. Passano neanche due anni e Bernardo mette fisicamente alla porta il figlio con tutti i suoi dirigenti, caricandoli in Mercedes. Ottuagenario, torna al comando. «Avevamo sugli scaffali l´Argentil - bolla l´incapacità del figlio - a cinque euro, mentre i nostri concorrenti lo vendevano al trenta per cento in meno». (Repubblica 23 marzo 2008, ALBERTO STATERA)
Bernardo Caprotti: un paio d’anni fa, passati gli ottanta, dichiarò che nesssuno dei suoi discendenti era in grado di succedergli. Il figlio lasciò Esselunga, e da allora s’è scatenata la corsa all’acquisto della catena di supermercati. (La Stampa 13 luglio 2008, MARCO SODANO)
«Quelle che apprezzo in Bernardo Caprotti, il mio modello: correttezza, professionalità, trasparenza. Vidi il fondatore dell’Esselunga una sola volta, 26 anni fa. Mi portò da lui l’agente di una cantina: cercavano una soppressa da abbinare a una vendita promozionale di Prosecco. ”Se per caso ti ordineranno la merce”, mi disse il rappresentante, ”poi non sognarti di spedire a casa di qualche dirigente dell’Esselunga cestini di salumi o cartoni di Cartizze in segno di riconoscenza: si verrebbe a sapere e ti straccerebbero il contratto all’istante”. Una lezione che non ho mai dimenticato». (intervista a Aribert Norbert Bernhard Ellemann, Stefano Lorenzetto, il Giornale 21/9/2008)
Bernardo Caprotti, alias mister Esselunga, ha allontanato il figlio Giuseppe dall’azienda. ( R. Lacala, Novella 2000, n. 47, 19/11/2009, pp. 22-23)
Figlio di antiquario e antiquario a sua volta, con l’allora amico fraterno Bernardo Caprotti decise di tentare «[...] questa nuova attività lontana dalle tradizioni familiari, [...] Nel progetto essi avevano coinvolto Nelson Rockefeller che, proprietario di supermercati americani, poteva fornire il necessario know-how. Quando, avviata l’attività (il primo supermercato, primo anche in Italia, aprì i battenti a Milano nel 1957 in viale Regina Giovanna), Rockefeller decise di uscire dall’investimento, la sua quota venne acquistata da Caprotti e l’amicizia con Brunelli saltò per aria. Nessuno capì come andarono le cose, ognuno dei due amici accusò l’altro di averlo voluto imbrogliare. Bernardino, sostenne qualcuno, riuscì a volare a New York qualche ora prima di Marco. (Valeria Sacchi, ”La Stampa” 21/9/2007in Scheda di Parrini su Brunelli Marco)