FRAMMENTI, 12 maggio 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE ”BODRATO
Guido”
[Benigno Zaccagnini] Con altri tre (Bodrato, Cavina e Salvi) formava un quartetto di persone per bene che gli avversari interni alla Balena Bianca chiamavano ’la Banda dei Quattro’.
Fonte: Giampaolo Pansa, L’Espresso 15/2/2007
Anche Guido Bodrato, ex ministro moroteo, vorrebbe rientrare nel giro del potere bancario cittadino, ma non gli si attribuiscono troppe chance.
Fonte: Alberto Statera, la Repubblica 5/2/2007
Corrado Belci e Guido Bodrato, rispettivamente direttore del Popolo e capo dell’ufficio stampa e propaganda dell’epoca [rapimento Moro], che su questa vicenda hanno scritto un libro ( 1978, Moro la Dc e il terrorismo, editore Morcelliana) per difendere le scelte di quella primavera.
Fonte: Giovanni Bianconi, ”Corriere della Sera” 16/2/2007.
”Ma è poi così vero che nella Prima Repubblica il Parlamento era molto più lento? Quando si doveva decidere sui fondi di dotazione dell’Eni o dell’Iri, che erano pubbliche, lo si faceva in quattro giorni”, osserva un democristiano e parlamentarista doc come Guido Bodrato.
Fonte: Alessandra Sardoni, Il foglio 18/11/2009
Il prossimo traguardo in agenda è la celebrazione del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, e «forse non è un caso che si tratti di una ricorrenza che celebra il passato e non più il futuro», come sottolinea Guido Bodrato. Dopo una vita da uomo forte della Democrazia Cristiana, da sei anni ha abbandonato la politica attiva ma non si è distratto. Anzi: «Torino ha perso questa battaglia perché, a differenza di Milano, si è trovata improvvisamente priva di una solida classe dirigente forte di una strategia condivisa». Parole, e concetti, che ritornano: «Nel giro di pochi anni siamo passati da un equilibrio dinamico a uno statico, che ormai vede la classe dirigente impegnata solo a reggersi in piedi, vicendevolmente. Ma una città non può vivere di se stessa, delle sue sole energie, dei suoi poteri forti: ci vorrebbe una strategia improntata all’apertura internazionale, allo sviluppo, alla produzione di ricchezza, alla collaborazione con tutti i territorio che compongono il Piemonte, tutti valori che hanno sempre fatto parte del dna di questo territorio».
Fonte: Marco Ferrando, Il Sole-24 Ore 6/5/2010;