Frammenti, 12 maggio 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE ”BODEI
Remo”
«Il progetto teorico di Bodei è stato quello di elaborare una struttura logico-interpretativa che consiste nel pensare i conflitti tra concetti nella forma di una complicità antagonistica, di logos intrinsecamente legato (e, insieme, intrinsecamente estraneo) al polemos», si legge nella scheda di Bodei [nel XIV volume della Storia della Filosofia di Reale e Antiseri (Bompiani) ]
Fonte: Pierluigi Panza, Corriere della Sera, 16/1/2009
[Hanno detto] Remo Bodei L’ arte non prescinde dal tempo per esprimere semplicemente lo spirito della Storia universale, bensì è connessa al ruolo delle mode e a tutti gli ambiti del gusto.
Fonte: Pierluigi Panza, Corriere della Sera, 16/1/2009
[Michela Marzano] ha una formazione filosofica, ha studiato a Pisa con Remo Bodei.
Fonte: ANTONIO GNOLI, la Repubblica 25/6/2009
«L’abitudine di collezionare amici ovunque, in internet attraverso facebook o via chat, oppure in tv nelle rubri¬che della De Filippi, ha invaso la vita sociale». una prima rifles¬sione del filosofo Remo Bodei, che aggiunge: «Si sta diffonden¬do un’idea di cameratismo spon¬taneo che non è democrazia ma solo sciatteria e banalizzazione dei rapporti umani». L’altro fatto¬re rilevante specie per le giovani generazioni è, secondo Bodei, l’effetto-emulazione nei riguardi dell’inglese, dove «you» è onni¬comprensivo da secoli.
Fonte: Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 12/9/2009
«La fabbrica dell’uomo fa arretrare la civiltà» - «Qui ormai siamo alla fabbrica degli esseri umani, al ”mondo nuovo” di Huxley». Remo Bodei, filosofo alla Ucla di Los Angeles, mette in guardia dalla «confusione» tra mastociti ed embrioni («fino al quinto giorno l’embrione non esiste») ed è turbato da una «novità scientifica che è buona in quanto cura l’infertilità e mostra il funzionamento naturale dei meccanismi genetici» ma che apre «scenari potenzialmente inquietanti». E’ un passo avanti per la scienza o un passo indietro per la civiltà? «Bisogna distinguere la scienza (che fa ricerca e va lasciata libera) dalla tecnologia, cioè dalle applicazioni su cui ragionare in base a codici etici e criteri di convenienza politica. Il punto nodale è la nascita di individui formati ma anonimi. Non più solo figli della provetta che è già qualcosa, bensì figli di laboratorio, prodotti in catena di montaggio. Quindi l’uomo si fa creatore». Con quali effetti? «Imponderabili: le biotecnologie creano l’anti-destino. Ciò che prima era lasciato alla lotteria naturale, alla volontà di Dio viene determinato artificialmente. La nascita non è più iscritta nelle rocciose leggi naturali o nell’imperscrutabile volontà divina. Già si può diventare madre a 60 anni, in menopausa. Adesso si fa un passo ulteriore con bimbi senza tradizione né soggettività. Una mera costruzione di laboratorio. Certo, è meglio che un bambino nasca piuttosto che non nasca e poi conta come verrà educato, però qui siamo al non ritorno, alla svolta epocale. Coi metodi artificiali si potrebbe avere una generazione solo di donne, senza maschi. Non occorre demonizzare, ma dobbiamo ragionare a lunga gittata conoscendo le conseguenze. Per la nostra civiltà è un danno irreparabile fare a meno dei due genitori. Già si fa a meno di un genitore nelle famiglie artificiali». Cioè? «Si triplica la figura materna: madre biologica, portatrice e legale. Il seme o l’ovulo è dato da sconosciuti, perciò in Svezia sono corsi ai ripari e si può conoscere il donatore. Intanto a Londra i figli di questi incroci vanno nelle stazioni a vedere se qualcuno assomiglia al padre. La Chiesa ha messo la vita al centro a scapito di altre questioni e ha diritto di farsi sentire. Il problema sono i politici che senza crederci si mettono in mezzo per scopi elettorali svilendo la religione. La Chiesa ha diritto di intervenire, lo Stato deve garantire l’interesse generale senza imporre ai cittadini di altra fede precetti che diventano legge».
Fonte: Giacomo Galeazzi, La Stampa 30/10/09
A Ballarò, a Raitre, da Giovanni Floris, hanno invece un serio problema: la forfora. Sì, perché coloro ai quali tocca la (s)ventura di approdare in quello studio televisivo capita il cosiddetto «effetto bianco Natale»: no, non c’è il freddo polare, è che la neve viene evocata dall’ostile presenza di più o meno grandi «coriandoli» di cuoio capelluto sulle giacche scure dei partecipanti. Nell’ultima puntata il malcapitato più colpito dalle riprese è stato l’accademico Remo Bodei, ma ogni martedì ha regalato visioni forforose di vip.
Fonte: Pierre de Nolac, Italia Oggi 03/12/09