Antonio Debenedetti, Corriere della Sera 30/04/2010, 30 aprile 2010
NON DIMENTICARE ENZO SICILIANO
Franco Cordelli, scrivendo del coinvolgente e coraggioso saggio di Giulio Ferroni Scritture a perdere, ricorda l’ opera di quattro critici letterari «tutti insieme spariti: Raboni e Giuliani, Garboli e Baldacci». Scrive Cordelli: «Non pensavano allo stesso modo, ma un loro giudizio era, anche dall’ avversario, ritenuto influente». Ci sarebbero da fare dei distinguo ma non è questo il punto. Leggendo sono rimasto sorpreso che Franco abbia trascurato il nome di Enzo Siciliano. Perché? Quasi coetaneo di Raboni, da cui lo separavano meno di due anni, Siciliano ha svolto un’ opera insostituibile, come direttore di «Nuovi Argomenti» e come critico militante, scoprendo e incoraggiando molti autori. Potrei fare, oltre al mio e a quello di Cordelli, i nomi di Montefoschi, di Paris, Veronesi, Carraro, Pavolini, Piperno e tanti altri. Non si può dimenticare poi come Enzo sia stato prodigo, anche nella conversazione, di ammaestramenti, offrendo un esempio di alta e costruttiva conversazione letteraria.
Antonio Debenedetti