Barbara Corrao, Il Messaggero 5/4/2010, 5 aprile 2010
NUCLEARE E AZIENDE IN CRISI, IN PANNE DOSSIER-CHIAVE
Non sono passati ancora due anni da quando Claudio Scajola annunciò in Confindustria che l’Italia sarebbe tornata nel nucleare. «La posa della prima pietra avverrà entro il 2013», disse il 22 maggio 2008 all’assemblea annuale degli industriali. E da allora il ministero è come un treno in corsa che si ritrova, ora, smarrito di fronte al grande lavoro ancora da completare. Il rientro nel nucleare ha occupato praticamente notte e giorno l’attività del Dipartimento Energia in Via Veneto. Molte sono le cose già fatte: la legge Sviluppo, il primo decreto delegato che fissa la cornice per la scelta dei siti. Ma molto resta ancora da fare. Innanzitutto, ci sono le nomine all’Agenzia per la sicurezza nucleare, snodo fondamentale per poter procedere lungo l’iter che dovrebbe portare entro un anno l’Enel, in joint venture con il colosso francese Edf, a indicare dove intende collocare le sue centrali.
Per fare questo, serve l’Agenzia. Lo statuto è alla firma di Palazzo Chigi ma manca il regolamento ed entro l’estate Scajola e Prestigiacomo, il primo per l’Enea, la seconda per l’Ispra, avrebbero dovuto firmare i decreti sul passaggio di personale dai due enti alla nuova struttura di controllo nucleare. Determinante è anche il Documento di programmazione che deve indicare gli obiettivi in materia di energia e gli strumenti per raggiungerli. La scadenza per presentarlo era fissatata a giugno, ma sarà possibile ora rispettarla? Il Documento è pronto ma è anche chiaro che andrà discusso con il nuovo ministro. Insieme alla mappatura dei siti nucleari, di competenza dell’Agenzia, era la base per avviare la campagna di comunicazione e consultazione nazionale. Infine, manca la riunione del Cipe che deve quali tipi di centrali(Epr francese, Ap1000 americano, e via dicendo) le aziende potranno adottare per produrre elettricità con l’atomo. Nucleare e rinnovabili sono nel programma di governo, Scajola lo stava attuando. Anche per questo, in via Veneto, sono in molti a invocare continuità nel ruolo del sottosegretario Stefano Saglia, per non disperdere il lavoro già impostato.
Se il nucleare è il dossier più affollato, gli effetti della crisi economica sulle aziende sono l’altra spina nel fianco del ministero. Proprio oggi doveva essere approvato il programma per Vinyls (un migliaio di lavoratori coinvolti) e l’avvio della cessione degli asset nel cloro a Eni e Ramco. Un passaggio essenziale per la successiva vendita dell’azienda. Poi c’è la crisi Merloni (2.500 persone tra diretti e indotto): il programma di cessioni è stato prorogato al 22 maggio ma andrà rinnovato. Senza, l’azienda rischia il fallimento. C’è poi il tavolo per il destino della Fiat di Termini Imerese, convocato per il 3 giugno. Ma qui, sembra un paradosso, i tempi sono meno stringenti (Marchionne ha fissato la chiusura al 31 dicembre 2011). I tavoli di crisi sono circa 150. E a metà agosto scade la delega per la riforma degli incentivi all’industria. Per i vari passaggi, vanno messi in conto tre mesi. O si fa entro 15 giorni, o salta.