varie, 5 maggio 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BONDI
Enrico" -
2001
La guida di Parmalat viene affidata a Enrico Bondi, che si afferma come il risanatore, semplificando, tagliando i debiti, riportando i conti in attivo (viene ridotto quasi a zero il peso della chimica, limitata la crescita nell’agroindustria e dato il massimo rilievo all’energia) (Sergio Bocconi sul Corriere della Sera del 24/05/01).
2002
Le banche hanno stravinto, parola di Umberto Agnelli: «Con una offensiva senza precedenti gli hanno impedito di nominare Enrico Bondi alla guida della Fiat» (Federico Rampini, ìla Repubblicaî 14/12/2002).
2003
"Bondi non molla". Ufficialmente alla guida della Parmalat da lunedì (al posto di Calisto Tanzi) il neopresidente non è "mai sfiorato" dall’idea di lasciare. Nella serata di venerdì il consiglio di amministrazione, gli ha dato mandato di rivolgersi al tribunale per concordare, in sede civile, una procedura concorsuale che tuteli la continuità aziendale [...] Una via d’uscita può essere quella dell’amministrazione controllata, che concede del tempo, qualche settimana perché il giudice decida e nomini i commissari da affiancare al consiglio, altri tre mesi prima che ci sia l’adunanza dei creditori. Giusto il tempo perché Bondi possa stendere il piano di salvataggio". (Armando Zeni, ”La Stampa” 20/12/2003).
2004
Cossiga ha intanto restituito al commissario straordinario Enrico Bondi i 30 mila euro di un viaggio aereo che a suo tempo gli venne offerto da Tanzi con soldi Parmalat (Vanity Fair 1/4/2004).
Finirà con Bondi presidente della Lega calcio? Ha detto Gazzoni Frascara: «La situazione del mondo del calcio è più o meno come quella della Parmalat, se il paragone serve a rendere l’idea. per questo che avanzo la candidatura di Enrico Bondi alla guida della Lega: Galliani ha cercato di lavorare al meglio, ma serve un manager esterno. Prima o poi Bondi finirà il suo lavoro alla Parmalat, e presto mi auguro di vederlo entrare in Lega: però, sempre seguito da un finanziere, proprio come appare nei Tg di questi giorni». (L’espresso”15/1/2004).
2005
Compensi degli amministratori della nuova Parmalat: nel 2005 Enrico Bondi ha percepito 158 mila euro lordi per la carica di ammianistratore delegato. L’assemblea dei soci l’8 novembre 2005 ha deliberato compensi annui di 370 mila euro per Bondi (più 20 mila di variabile (G.D., Il Sole-24 Ore 8/4/2006).
Nel 2001, quando l’ex monopolio telefonico viene acquistato dalla Pirelli di Tronchetti Provera, il nuovo top manager Enrico Bondi scopre una cimice sull’auto privata. Contemporaneamente Tronchetti riceve pesanti lettere minatorie, scritte in modo da far pensare che provenissero dai vecchi dirigenti ostili alla nuova proprietà. Bondi e Tronchetti denunciano tutto alla Procura di Milano e quindi cambiano i responsabili della sicurezza. così che arriva Tavaroli. Poi però l’inchiesta del pm milanese Alberto Nobili scopre che la microspia sull’auto di Bondi era in realtà una carcassa non funzionante di un telefonino Motorola. La conclusione del perito è che non era in grado di intercettare niente (Scheda biografica di TAVAROLI Giuliano).
2006
Guardagni 2006. Sotto la quota del milione Enrico Bondi, numero uno della Parmalat: 390 mila euro (Ettore Livini, repubblica.it 31/3/2006).
2007
In realtà la mossa di Enrico Bondi, il commissario straordinario cui fu affidata la patata bollente della Parmalat, serve a frenare la rabbia che monta contro la dirigenza: l’ultima contestazione è stata dura, i tifosi accusano Bondi di non aver mai considerato le necessità della squadra (tre anni fa disseche era una delle prime cose di cui disfarsi) e di averla progressivamente depauperata dei più bravi: Gilardino, Barone, Simplicio, Bresciano, Paolo Cannavaro. «In tre anni, Bondi non ha saputo trovare un compratore: perchè?», accusano i Boys, la frangia ultrà della curva (La Stampa 3/01/2007).
L’amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo ha lasciato tutti di sasso, rispondendo a una domanda sulla vicenda Parmalat. Il grande banchiere italiano, abitualmente uso a toni di grande equilibrio e rispetto, ha sostenuto che il ”Sole 24 ore” non è «un giornale serio», perchè in caso contrario non avrebbe pubblicato la tabella che mercoledì ha illustrato ai suoi lettori come le banche, e Unicredit tra quelle, abbiano recuperato da Parmalat più di quanto le avessero prestato. L’accusa è stupefacente. evidente che Profumo attacca Ferruccio De Bortoli per colpire Enrico Bondi, il commissario straordinario della Parmalat che quella tabella ha fatto elaborare, e che ha inoltrato al Tribunale di Milano. Profumo sostiene che è scorretto sostenere che Unicredit abbia recuperato il 124% dei crediti in essere al momento del default, come Deutsche Bank il 140% e Capitalia il 123%. E’ ingiusto considerare tra i recuperi i proventi e le commissioni per operazioni finanziarie e altri proventi percepiti prima del default, sostiene Profumo. Senonché la tesi di Enrico Bondi è assolutamente opposta. Una tesi tenacemente e solitariamente sostenuta da anni contro l’intero sistema bancario, che tende a presentarsi nelle vesti del raggirato insieme a migliaia di incolpevoli bond-holder che comprarono i titoli proprio agli sportelli di quelle stesse banche: le banche davano copiosi finanziamenti per oltre 13 miliardi di euro a un gruppo che dal 1990 era tecnicamente fallito. A tassi superiori rispetto a quelli di mercato, dunque con lauti guadagni. E ora, grazie alla recovery dei crediti in azioni e all’avvaloramento del titolo, realizzano ulteriori buoni realizzi, com’è accaduto a Capitalia pochi giorni fa con la cessione del suo 5%. Lo spiazzamento degli obbligazionisti è nei fatti. Bondi con la sua tenacia ha un merito straordinario. Non s è piegato di fronte a campagne odiose di stampa fomentate dalle banche, campagne che ancora continuano, da parte di chi per lungo tempo sosteneva che revocatorie e risarcitorie andavano concentrate in una bad company per lasciare invece l’azienda industriale e il suo futuro ad aggregazioni decise dalle banche stesse (Oscar Giannino, Libero 8/7/2007).
Facilmente bruciabile il nome di Enrico Bondi che, spedito dalle banche a mungere le mucche per rimborsare crediti improbabili, ha scelto al contrario di spremere i banchieri (compreso Passera) per tappare il buco Parmalat (Il Foglio. Fabio Dal Boni 22/07/2007).
I conti li ha fatti l’avvocato dei creditori Carlo Federico Grosso appena uscito dall’aula del tribunale di Parma. Quaranta milioni di euro. Il 10% dei soldi che i 35 mila risparmiatori rappresentati al processo avevano fiduciosamente prestato a Tanzi & co., sottoscrivendo i bond Parmalat, prima di vivere le drammatiche giornate del crollo dell’azienda nel dicembre del 2003. Così su due piedi potrebbero sembrare spiccioli. Ma non lo sono. Anzi non lo sarebbero. Uno perché la cifra che dovrebbe essere pagata, in aggiunta alle pene detentive, dall’ex revisore di Grant Thornton Italia Maurizio Bianchi, dall’ex direttore finanziario Luciano Del Soldato e dall’avvocato d’affari e inventore del fondo Epicurum Giampaolo Zini, è stata riconosciuta dal giudice Truppa come «danno morale», quindi teoricamente sommabile a un eventuale risarcimento del «danno materiale». Due perché questo 10% dovrebbe andare a sommarsi a quanto gli stessi ex creditori del polo che mischiava indiscriminatamente finanza creativa al latte stanno già ricevendo in Borsa con le azioni frutto del concordato Bondi. [...]Nel frattempo per gli ex obbligazionisti non resta che controllare le quotazioni in Borsa del titolo Parmalat e seguire le cronache finanziarie del braccio di ferro tra Enrico Bondi e le banche che hanno ricevuto le «revocatorie » e le cause. [...]Per ora la strategia di Bondi sembra aver dato qualche buon risultato (Vari 26/7/2007).
Una volta preso il timone del gruppo di Collecchio, Bondi è partito lancia in resta con una serie di azioni di rivalsa contro le banche che negli anni precedenti avevano affiancato Tanzi in decine di operazioni finanziarie. A cominciare dall’organizzazione e il collocamento dei prestiti obbligazionari, i famigerati bond, piazzati a migliaia di investitori in giro per il mondo. [...]Grazie a questa strategia d’attacco, che è costata finora circa 80 milioni di spese legali, Bondi è già riuscito a portare nelle casse della nuova Parmalat almeno 800 milioni di euro. Sembrano invece ancora lontane da una possibile transazione le vertenze più importanti, quelle con Bank of America e Citigroup. Ovvero i due istituti americani che, secondo l’accusa, avrebbero giocato un ruolo determinante, guadagnandoci alla grande, nel prolungare l’agonia della multinazionale del latte. [...]La coppia Unicredit-Capitalia è costretta a difendersi anche sul fronte penale. La banca guidata da Profumo è coinvolta nelle indagini sia a Parma, per la bancarotta, sia a Milano, nel filone sul collocamento dei bond. In entrambi i casi, però, l’inchiesta si trova ancora in una fase preliminare e difficilmente potrà concludersi, con l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio, prima di alcuni mesi. [...]I legali di Bondi hanno chiesto al giudice che la banca romana sia riconosciuta come responsabile civile e quindi obbligata al risarcimento dei danni in caso di condanna. Su questo punto la decisione è attesa nelle prossime settimane. Poi, se la fase preliminare si concluderà entro l’inizio del 2008 con un rinvio a giudizio per gli indagati, è probabile che anche questo filone processuale venga riunito a quello sulla bancarotta Parmalat, il principale, e a quello su Ciappazzi e le aziende del polo turistico Parmatour (Vittorio Malagutti, L’Espresso 10/8/2007).
2008
Nel civile, il solo Enrico Bondi, amministratore delegato della nuova Parmalat, ha promosso 110 cause (La Stampa 13 marzo 2008, Paolo Colonnello).
Dopo le dimissioni di Maurizio Prato i nomi più accreditati per provare a raddrizzare l’Alitalia sono quello dell’ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio e di Enrico Bondi,salvatore della Parmalat (LiberoMercato 4 aprile 2008, Antonio Castro).
New Entry e casa Bondi: «La denominazione New Entry che io ho dato all’operazione – esordisce Cipriani (investigatore privato cui Giuliano Tavaroli, capo della Security di Telecom, ha commissionato il dossier Oak Fund) richiamava la circostanza dell’acquisizione di Telecom da parte di Tronchetti Provera, e infatti colloco alla fine 2001-inizi 2002 l’avvio delle attività investigative su una situazione che la nuova proprietà intendeva verificare. Il nome operazione Fondo è relativo sempre allo stesso oggetto». Sviluppato investigando su Vittorio Nola (il capo della Sicurezza di Telecom professionalmente estromesso dal falso ritrovamento di una microspia sull’auto dell’ad Enrico Bondi); e sullo stesso Bondi, «alla cui insaputa sorvegliammo anche l’abitazione di Arezzo su invito di Tavaroli» e di cui «fui incaricato da Tavaroli di svolgere investigazioni più approfondite con le solite modalità, anche illecite» (Corriere della Sera 25 luglio 2008).
Nel 2006 sulla notizia che lo «stipendio» di Enrico Bondi per il salvataggio della Parmalat era stato quantificato in 32 milioni di euro arrivò la precisazione di Antonio Marzano, l’ex ministro padre della legge 347 del 2003. In realtà, aveva sottolineato Marzano, il calcolo (giusto) del compenso, che deve essere inteso comprensivo di tutta l’attività dall’inizio alla fine e anche di eventuali consulenze e staff di cui il commissario si vuole dotare, è definito dalla Prodi- bis (Massimo Sideri, Corriere della Sera 28/11/2008).
2009
Dopo oltre 5 anni dedicati al risanamento dopo il crac da 13 miliardi, Bondi ha riaperto la campagna acquisti di Parmalat. Con una cassa di oltre 1,4 miliardi, Bondi sta guardando numerosi dossier per acquistare altre aziende in Australia e Africa. Prima acquisizione della Parmalat targata Enrico Bondi: un accordo vincolante per acquistare attività di produzione e lavorazione del latte fresco dall’australiana National Foods (Luca Fornovo, La Stampa 21/5/2009).
Ci sono voluti cinque anni dal crack del dicembre 2003 del gruppo alimentare, numerosi processi civili e penali spesso finiti a favore del gruppo bancario, per mettere fine all’azione giudiziaria di Enrico Bondi, l’ex commissario straordinario oggi amministratore delegato che soltanto negli Stati Uniti aveva chiesto 10 miliardi di dollari di danni. [...] Con quest’ultima transazione Bondi ha portato a poco meno di 2,1 miliardi di euro le somma incassate complessivamente dagli istituti di credito italiani ed esteri per chiudere i contenziosi relativi al crack del 2003. [...] Proprio il colosso Usa si sta rivelando l’osso più duro per Bondi e, al momento, l’unico che ha preferito assumersi i rischi delle vie legali anziché chiudere il contenzioso staccando un assegno milionario. I quasi 100 milioni di dollari incassati da Bank of America andranno a rimpinguare il tesoretto accumulato da Bondi nel corso della sua gestione, giunta ormai al secondo mandato, cifra che l’ad potrà utilizzare per far crescere la società attraverso acquisizioni (Mara Monti, ”Il Sole-24 Ore” 29/7/2009).
Il suo avvocato di fiducia nelle cause miliardarie contro le banche per il crac Parmalat è Giuseppe Lombardi (scheda biografica di LOMBARDI Giuseppe).
Qui interessa però capire se i possessori di obbligazioni Parmalat riusciranno ad incassare qualche euro dalla vendita dei capolavori di Van Gogh e di Monet. «A nostro avviso l’unica cosa che potrà fare in questo momento la procura di Parma è di nominare un custode giudiziario a cui consegnare i quadri»: a parlare è Carlo Federico Grosso, avvocato del «comitato Parmalat bond clienti Sanpaolo Imi» a cui hanno aderito 32mila degli oltre 40mila obbligazionisti Parmalat che si sono costituiti parte civile davanti al tribunale di Milano. I magistrati emiliani hanno già chiesto e ottenuto il sequestro conservativo del tesoro d’arte (vedi Il Sole 24 Ore di giovedì 10 dicembre). La richiesta di sequestro avanzata dal pm parmense è stata appoggiata anche dai legali della Parmalat guidata da Enrico Bondi. [...]Di certo è impensabile – conclude il legale – che le opere d’arte vengano consegnate al commissario straordinario Bondi senza una decisione di un giudice ». Sempre che la figura di Bondi e quella di custode giudiziario non coincideranno (Vitaliano D’Angerio, Plus24 12/12/2009).
2010
Il copione si ripete ormai da anni: gli hedge fund che sono entrati fin dall’inizio nella nuova Parmalat busseranno alla porta dell’amministratore delegato, Enrico Bondi, per chiedere di alzare il monte dividendi. La cassa dell’azienda di Collecchio d’altra parte fa invidia a Piazza Affari: tra revocatorie e cause è noto che, anche al netto delle cedole, il cash a disposizione è di circa 1,4 miliardi di euro (M. Sid., Corriere della Sera 31/03/2010).