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 2010  maggio 01 Sabato calendario

CAIUS, TITIUS E SEMPRONIUS. LA FAVOLA DEI CANI DI POMPEI

Pompei, scavi: sino a poco tempo fa chi passeggiava nelle strade e visitava gli edifici della città romana si imbatteva In poveri cani, abbandonati e soli alla ricerca di acqua e cibo, la cui presenza non era graditissima a tutti: alcuni turisti se ne lamentavano e comunque – si diceva – compromettevano il decoro e il giusto rispetto dovuto al luogo.
Come risolvere il problema? Una volta tanto, in un modo estremamente civile: cercando di incoraggiare i turisti ad adottarli. Ma come? Prima mossa: dopo aver provveduto a garantir loro un minimo di sostentamento (acqua e cibo), i cani sono stati forniti di chip, a tutti è stato messo un collare, e ciascuno di essi ha avuto finalmente un nome. Ovviamente, un nome da antico romano: Caius, Titius, Sempronius…
Risultato: sentendosi finalmente accettati e riconosciuti, i cani di Pompei hanno voluto dimostrare la loro felicità e la loro gratitudine, e sono rapidamente entrati nel loro ruolo. All’ingresso delle loro case i romani scrivevano «cave canem» (letteralmente, «fai attenzione al cane » ) : questo avrebbero fatto, i cani riconoscenti, e questo hanno fatto. Nelle case di cui hanno preso possesso hanno cominciato a fare doverosamente la guardia, abbaiando e ringhiando ai turisti che volevano entrare.
Ovviamente e opportunamente (i cani se ne saranno fatti una ragione) a questo punto sono stati spostati in una zona dove non potevano creare inconvenienti. una bella storia, quella dei cani di Pompei, che mi è stata raccontata durante una recente visita agli scavi. Tenera e istruttiva, a me sembra. Meritano davvero di essere adottati, questi cani.
Eva Cantarella