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 2010  aprile 30 Venerdì calendario

ARRESTATO PER PEDOFILIA

IL FIGLIO DEL PITTORE TADINI-

Esaminato il computer e sentitele intercettazioni telefoniche, il gip Michaela Curami, ha firmato l’ordine di arresto per Francesco Tadini: figlio cinquantenne del famoso pittore defunto. Le conversazioni fra il gallerista e la signora Elena, prostituta ventenne alla quale lui si rivolgeva per fare sesso a pagamento con minorenni, erano di questo tenore: «Dai tre ai dieci anni, le voglio anche da picchiare. Posso pagare dai mille a quattromila euro». L’interlocutrice romena, nell’ipotesi di rapporti di questo tipo suggerisce a Francesco di «andarci leggero. Perché si tratta di bambine». E lo invita a non temere e a stare tranquillo, perché non c’è alcun rischio «dato che anche con la quindicenne è andata bene» e «io non ti ho mai truffato». Parola di prostituta romena, intercettata anche mentre dice a uno della banda: « venuto da me un personaggio famoso e mi ha chiesto due bambine».
Secondo chi indaga quell’uomo è Francesco Tadini: artista, autore teatrale ed ex direttore dello Spazio omonimo. Insieme con i file: 1.250 foto di piccolini seviziati, torturati, legati mentre subiscono sesso da adulti e «unitamente ai video a sfondo pedofilo», le conversazioni telefoniche hanno fatto scattare le manette.
Gli uomini della Mobile di Milano sono andati a prelevare Tadini ieri all’alba, nella sua bella casa di via Jommelli: sullo stesso piano c’era il famoso studio con i quadri di
papà. Francesco, che già era stato sottoposto a interrogatorio (da indagato) lo scorso 17 febbraio, ha cercato di giustificare la mole di materiale osceno rintracciato sul suo pc, balbettando che si tratta «di documenti necessari alle indagini e gli studi artistici sull’abiezione umana e le sacche di povertà sociale». Gli inquirenti non hanno creduto alla versione, così come ritengono falsa la risposta fornita dopo la contestazione di sfruttamento della prostituzione minorile. La signora Elena avrebbe infatti procurato «al cliente» l’incontro di sesso con una ragazzina romena di 15 anni, direttamente nel suo appartamento di via Vincenzo Russo, era il 21 dicembre 2009, somma versata per la prestazione carnale: euro 500. Tadini nega: «Non sapevo si trattasse di una minorenne». Obiezione: c’è l’intercettazione con Elena a smentire e soprattutto la cifra: 500 euro sono il prezzo per fare sesso con minori. Tant’è che la tariffa richiesta dalle zingare dell’Est che hanno dai 18 in su, va dai 30 ai 50 euro. I poliziotti avevano già sequestrato alcuni computer e hard disk dalla casa del gallerista. E proprio l’esame del materiale informatico, affidato a un consulente, ha permesso di recuperare 14mila file e 50 video pedo-pornografici: immagini di esseri di età anche inferiore ai dieci anni. Piccoli ri-
presi in posizioni erotiche e in atti di autoerotismo sadico. Basta e avanza per contestare, oltre allo sfruttamento della prostituzione, anche il reato di pedofilia.
Il nome di Francesco Tadini era finito sul registro degli indagati nell’ambito di una indagine sul racket della prostituzione condotta dalla Questura di Milano. Nel febbraio scorso c’era stato il blitz: 20 arresti e lo smantellamento della gang di romeni e albanesi specializzati nello sfruttamento della prostituzione. Indagando su mercanti di carne umana stranieri, i poliziotti hanno intercettato le telefonate di Tadini con Elena. E da lì è partito tutto, fino ad alzare il sipario sul materiale conservato nel computer, e pronto per «essere fruito», come sta scritto nell’ordinanza firmata dal gip Michaela Curami.
I fatti contestati a Tadini si collocano in un lasso di tempo che va da dicembre 2009 a questo gennaio. In meno di due mesi sarebbero stati consumati reati sufficienti a fare scattare i ferri ai polsi del cinquantenne molto conosciuto a Milano. Quella del sesso con le bambine «da picchiare» si è ”limitata” a restare ”soltanto” una richiesta che i romeni non sono riusciti a soddisfare, per carenza di ”merce umana”. Ma il materiale fotografico trovato sul pc, le conversazioni telefoniche e il sesso a pagamento con la quindicenne (secondo il giudice) bastano per far aprire il portone di San Vittore a Francesco Tadini e anche per girare le chiavi della cella. Almeno fino all’interrogatorio di garanzia.