Antonello Cherchi, Il Sole-24 Ore 1/5/2010;, 1 maggio 2010
VIA AL DECRETO SUGLI ENTI LIRICI
Sul decreto legge di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche c’è ora la firma di Napolitano, che ieri ha emanato il testo dopo le correzioni apportate dal ministero dei Beni culturali su sollecitazione del Colle (si veda Il Sole 24 Ore del 29 aprile). E non si è fatta attendere la reazione del comparto. Ieri sera è saltata la rappresentazione del Don Chisciotte all’Opera di Roma, domani sciopero alla Fenice di Venezia, e al Teatro Regio di Torino, il 6 al Carlo Felice di Genova, l’11 a Bologna, il 13 alla Scala. Giudizio negativo sul decreto legge anche dai lavoratori del Petruzzelli, riuniti ieri in assemblea. Intanto, il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, ha confermato di voler incontrare giovedì prossimo i quattro segretari nazionali dei sindacati dello spettacolo e ha giudicato le agitazioni «irresponsabili».
Nel testo firmato da Napolitano è stata attenuata una delle parti fonte delle maggiori polemiche: la previsione di riconoscere la Scala e l’Accademia di Santa Cecilia come fondazioni di particolare interesse nazionale, con la conseguenza di attribuirgli margini di manovra più autonomi, è stata cancellata. Ora si parla, più genericamente, di «eventuale previsione di forme organizzative speciali per le fondazioni lirico-sinfoniche in relazione alla loro peculiarità, alla loro assoluta rilevanza internazionale, alle loro eccezionali capacità produttive». Di nomi, insomma, non se ne fanno.
Resta fermo l’intento del decreto legge di mettere ordine nel dissesto finanziario della lirica, con i conti in perenne rossoe gravata da debiti al galoppo. Confermate le altre misure: divieto, a partire dal 1? gennaio 2011, delle attività autonome per il personale del comparto, che, una volta firmato il nuovo contratto, saranno possibili solo dietro autorizzazione del sovrintendente; blocco del turn over (ma con la novità della deroga per le «professionalità artistiche, di altissimo livello» indispensabili per gli spettacoli); per i posti vacanti, assunzioni a tempo determinato nel limite del 15%dell’organico (a tale proposito, è stata cancellata la norma che faceva decadere tutte le graduatorie nazionali per le assunzioni a tempo determinato); riduzione del 50% del trattamento economico aggiuntivo, frutto della contrattazione integrativa. Sempre in tema di spettacolo, cambieranno i criteri per la ripartizione dei contributi statali al settore e i ballerini e i tersicorei potranno andare in pensione a 45 anni (mentre ora il limite è 52), così come le donne. L’onere della disposizione è stato calcolato in 1,7 milioni l’anno.
Il decreto legge contiene anche norme sul diritto d’autore, sulla mission di Cinecittà e sulla rinascita dell’Imaie, l’ente mutualistico di artisti ed esecutori, messo in liquidazione per la gestione finanziaria disinvolta.
Infine, è stato abrogato l’articolo 14 del decreto legge 159/2007, che consentiva la gestione integrata dei servizi aggiuntivi nei luoghi d’arte.