Gianmaria Pica, Il Riformista 27/4/2010, 27 aprile 2010
L’AZIENDA ULTRACENTENARIA DEL SIGNOR ROBBI BLOCH
Dopo l’annuncio dato sabato scorso sulle colonne di Repubblica, la ditta Schostal (abbigliamento) - uno status per la città di Roma - ha chiuso lo storico punto vendita nel centro della Capitale. La società Schostal, però, ha assicurato gli affezionati clienti la «normale vendita - si legge - prosegue nella sede di Piazza Euclide», zona Parioli. Ma non è la stessa cosa.
Perché chiude? Dall’ultimo bilancio disponibile, quello relativo all’anno finanziario 2008, risulta che i ricavi sono calati di oltre 290 mila euro: nel 2007 ha registrato un fatturato pari a 2,75 milioni di euro, l’anno successivo si è ridotto a 2,46 milioni. A pesare sul bilancio (in perdita di 11 mila euro) i debiti contratti dalla società: più di 2 milioni di euro, a fronte di poco più di 131 mila euro di crediti. Non sono pochi 140 anni di vita. Il negozio aprì i battenti a via del Corso nel dicembre 1870. A fine Ottocento il prezzo delle calze oscillava dalle 2 lire per quelle di cotone fino alle 22 lere per quelle di seta: con 350 lire si poteva acquistare il corredo da sposa più economico. I prezzi erano contenuti in un catalogo che il direttore e poi proprietario del negozio, Lazaro Bloch, distribuiva ai clienti più affezionati. Le camicie da uomo in «vero shirting» costavano dalle 5,5 alle 10 lire. Le cravatte - solo bianche - costavano una lira. Schostal è sopravvissuto anche alle leggi razziali del 1939: i fascisti, sospettando che fosse di origine ebraica, decisero che l’insegna andava tolta. I Bloch si opposero. Oggi la famiglia è giunta alla quarta generazione. Ma nulla può contro la globalizzazione.