Varie, 2 maggio 2010
APPUNTI SUI CINESI DI PRATO
Un milione di capi di abbigliamento con false etichette ’made in Italy’, 80mila rotoli di tessuto irregolare per un totale di oltre 6.300 chilometri. Sono i numeri, rilevantissimi, dell’ultima operazione portata a termine dalla guardia di finanza di Prato contro la falsificazione, la sicurezza dei prodotti e la tutela della produzione italiana. Un imprenditore cinese di 40 anni e’ stato denunciato per vendita di merce con indicazioni fallaci. Un blitz di proporzioni gigantesche che di fatto classifica l’intervento come il piu’ importante mai compiuto nella lotta alla contraffazione. Nel mirino e’ finita un’intera filiera cinese, tutti gli anelli della catena a cominciare dall’importazione fino alla commercializzazione di articoli tessili e di abbigliamento. L’operazione, che ha interessato le aree industriali del Macrolotto 1 e 2, si e’ concentrata in particolare su due aziende. Una, con sede nel primo Macrolotto, riceveva dall’estero capi di abbigliamento finiti privi dell’indicazione di provenienza, poi provvedeva ad apporre l’etichetta e vendeva sul mercato italiano ed europeo. Capi con tanto di scritta ’made in Italy’, che di italiano avevano solo la cucitura dell’etichetta. Dopo la perquisizione dei locali, i finanzieri hanno sequestrato rotoli per migliaia di metri di etichette ’made in Italy’ da tagliare e cucire sui vestiti. Nell’altra azienda, piu’ di 2.500 metri quadrati in una delle zone piu’ nuove del distretto industriale, i finanzieri hanno scoperto oltre 80mila rotoli di tessuti privi dell’obbligatoria etichettatura di composizione, importati direttamente dalla Cina e destinati per la maggior parte alle confezioni dell’area fiorentina, anche se la quantita’ fa ritenere agli investigatori che tra i clienti vi siano stati anche commercianti e imprenditori provenienti da altre parti d’Italia e addirittura dall’Europa.
PRATO - Oltre un milione i capi di abbigliamento recanti false etichettature ’made in Italy’ e 80 mila rotoli di tessuto irregolare, per un totale di 6.300 chilometri, sono stati sequestrati dai militari della compagnia della guardia di finanza di Prato in un’operazione che ha smantellato un’intera filiera cinese consistente nell’importazione e nella commercializzazione di prodotti tessili e di abbigliamento. Lo rendono noto le fiamme gialle.
L’operazione, che nasce nell’ambito del patto ’Prato sicura’ rinnovato recentemente in città alla presenza del ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha interessato le aree industriali macrolotto uno e macrolotto due di Prato. Un imprenditore cinese quarantenne è stato denunciato con l’accusa di vendita con indicazioni fallaci. I capi già confezionati e il tessuto erano giunti in Italia importati dalla Cina.
un prodotto per la donna che nei negozi e mercati rionali ha scalzato maglie e abiti dei piccoli confezionisti del Napoletano e di Martina Franca. Questo modello di business vince grazie a due condizioni: i cinesi comprano sempre di più le stoffe direttamente nel loro Paese (se le acquistassero dai tessitori di Prato spenderebbero il doppio) e la loro filiera produttiva ha a monte una miriade di laboratori conto-terzisti che sfruttano il lavoro di connazionali arrivati con visto turistico a tre mesi. Un meccanismo così oliato ha retto anche alla Crisi perché produce a prezzi cinesi in Europa e sfrutta la vicinanza con i mercati migliori. Ogni sabato a Iolo, il quartier generale del pronto moda pratese, c’è una ressa di furgoni che arrivano persino dalla Polonia».
Prato, 18 marzo 2010 - Nas, carabinieri e polizia municipale nel ristorante cinese da 400 posti aperto da nemmeno un mese. Esordio amaro per il ristorante «International» che in poche settimane è già stato oggetto di polemiche, di commenti roventi su facebook legati soprattutto alla sosta selvaggia e ora di un controllo capillare.
L’esito? Non buono. Il titolare, un trentasettenne cinese diventato ristoratore dopo essere stato piccolo imprenditore tessile, è stato denunciato dai carabinieri per irregolarità nella conservazione dei cibi e per contrabbando: nei frigoriferi erano stipati prodotti alimentari di origine animale provenienti dalla Cina e importati illegalmente e negli scaffali sono stati trovati alcolici privi di etichetta in italiano e della fascetta di assolvimento delle imposta sull’accisa.
La quantità di cibi sequestrati è ingente: i militari del Nas hanno portato via quattro frigoriferi a pozzetto dove erano stati stoccati insieme pesce, carne, verdura e pasticceria (i cibi dovrebbero essere conservati rigorosamente separati), duecento uova dei «cento anni» e polli neri. Il controllo non era scaturito da lamentele di clienti, assicurano dal Nas. Anzi, mentre i militari imballavano e portavano via quintali di alimenti e alcuni avventori orientali infilavano la porta alla spicciolata per evitare coinvolgimenti, molti altri, fra cui una decina di clienti italiani, sono rimasti seduti a tavola a consumare il pasto.
La cucina, considerando che era in pieno funzionamento, è stata ritenuta in condizioni accettabili: per questo non sono stati presi provvedimenti nei confronti del ristorante. Al blitz ha partecipato la polizia municipale, verificando il rispetto delle normative anti fumo – un cliente è stato multato – e dei divieti di sosta davanti al locale, così come indagini sono state avviate dalla Direzione provinciale del lavoro per quanto riguarda l’impiego di manodopera e dal personale Asm sulla raccolta e stoccaggio dei rifiuti.
In città la lente è costantemente puntata sulle attività di ristorazione e catering orientali. Solo nel 2009 i Nas, agli ordini del tenente Fedele Verzola, hanno sequestrato a Prato, nel corso di 444 ispezioni, 23.660 chili di alimenti e messo i sigilli a dieci strutture, quattro delle quali sono state poi chiuse. Il valore di questi sequestri viene stimato intorno ai 575mila euro.
Ma i controlli procedono a tenaglia. Nella mattinata di ieri una pattuglia della stradale ha controllato un furgone condotto da un cinese e intestato a sua madre che è titolare di un negozio: a bordo c’erano contenitori sporchi e non sigillati di tofu sfuso, pacchi di ravioli cinesi surgelati conservati a temperatura ambiente, casse di verdura stipate con sacchi di spazzatura. Il vano di carico del furgone, privo di coibentazione e gruppo frigo, era arrugginito nelle parti metalliche e marcio in quelle in legno del pianale. Ai poliziotti non è rimasto che chiamare tecnici della prevenzione dell’Asl 4 per un sopralluogo congiunto: la merce è stata sequestrata e il conducente denunciato insieme alla madre. In attesa che la giustizia penale faccia il suo corso, per la violazione al codice della strada e per la violazione delle norme igienico sanitarie il giovane dovrà pagare 3.000 euro di multa.
Si muove sul filo tagliente della diplomazia, Sun Yuxi ambasciatore della Repubblica Popolare cinese a Roma. "I rapporti tra Italia e Cina diventeranno sempre più stretti", assicura a margine del seminario organizzato in Confindustria dalla Fondazione Italia Cina per dibattere degli scenari dell’economia cinese nel 2010.
Ambasciatore Sun, che prospettive reali ci sono per noi italiani di incrementare le relazioni economiche con la Cina?
Negli ultimi due anni gli investimenti cinesi in Italia sono più che raddoppiati. Le cifre parlano da sole. E tutto ciò nonostante una crisi terribile, quindi noi crediamo ancora nell’Italia. A luglio scorso una delegazione di duecento imprenditori è venuta proprio qui in Confindustria per siglare accordi. Almeno 30mila imprenditori cinesi operano sul territorio.
La realtà è molto vivace, come sapete.
Che ne è stato di questa missione di luglio?
Ovviamente non posso sbilanciarmi sugli esiti, vi ricordo però che sono stati fatti acquisti per 2 miliardi di dollari da parte di realtà cinesi.
Sul fronte dell’interscambio le previsioni parlano nel 2010 di una risalita a quota 40 miliardi di euro. Il governo italiano può far qualcosa per migliorare ulteriormente le prospettive?
Le nostre autorità stanno davvero facendo di tutto per migliorare la situazione, in quanto alle vostre, bisogna chiederlo a loro. L’Italia è sempre più attiva nelle esportazioni verso la Cina. Posso assicurarvi che stiamo seguendo attentamente l’andamento dei contatti e dei memorandum d’intesa stipulati. C’è anche un’altra cosa che vorrei suggerire...
Quale, a cosa si riferisce?
Vi invito a seguire con attenzione cosa succederà dopo l’arrivo in Italia tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio dei responsabili del fondo sovrano cinese, il China corporation investment. Quella missione ha fatto centro.
Sono passati anche dall’ambasciata a Roma oppure da Davos in Svizzera sono andati in aeroporto, direttamente?
Prima di tutto sono passati da noi, in ambasciata, almeno per prendere i visti necessari per andare in Svizzera. Ma non solo.
Di fronte ai controlli a tappeto sulle imprese dei suoi connazionali del distretto di Prato, l’area più densamente popolata da cinesi in Europa, lei ha protestato per vie ufficiali chiedendo controlli sì, ma uguali per tutti. Cosa dirà domani agli amministratori locali nell’incontro programmato a Prato?
Noi vogliamo che i nostri connazionali facciano affari e prosperino nella maniera più lecita possibile. Esattamente come gli altri imprenditori presenti nella zona.
11 marzo 2010
Controlli nelle aziende cinesi, la squadra interforze sequestra due immobili e 58 macchinari tessili
18/03/2010 - Controlli in due aziende orientali di via Valdingole. Un imprenditore e’ stato denunciato per sfruttamento della manodopera clandestina
Nuovo blitz nelle aziende cinesi. Stamani la squadra interforze della questura di Prato ha controllato due ditte situate in via Valdingole. In entrambi gli edifici, di proprieta’ di italiani, sono stati trovati vani dormitorio e cucine realizzati abusivamente e questo ha comportato il sequestro preventivo dei locali. Un cinese e’ stato denunciato per impiego di manodopera clandestina, mentre sono stati cinque i cinesi avviati ad espulsione perche’ non in regola con il permesso di soggiorno. I controlli hanno portato al sequestro di 58 macchinari da lavoro e alla rimozione di cinque bombole gpl utilizzate senza le dovute accortezze. Una ventina, in tutto, i cinesi che sono stati identificati.