Roberto Giovannini, La Stampa 30/04/2010, 30 aprile 2010
SOPRAVVIVERE IN GRECIA CON LO STIPENDIO DIMEZZATO
I tagli alla busta paga fanno male. Sempre. Giudicate cos’è peggio: essere un supermanager di Stato e passare da 300 mila a 150 mila euro l’anno, oppure avere un contratto a termine al nuovo museo dell’Acropoli e di un salario già minimo, di 1000 euro, perderne 210? Storie di vita vera della Grecia anno di grazia 2010: anno della crisi.
Arthouros Zervos, 58 anni, ingegnere e docente, è dal novembre del 2009 presidente e Ceo della Dei, l’Enel ellenica che fornisce l’elettricità al paese. Penelope «Peli» Kahtitsi, 36 anni, passione per il canto, ha una laurea, due master e, da pochi mesi, lavora come dipendente al museo con contratto rinnovato a cinque mesi. Arthuros Zervos è un «eroe del Politecnico». Faceva parte, cioè, di quel gruppo di studenti che, nell’autunno del 1973, dettero l’ultima spallata al regime militare «dei colonnelli». Nei decenni successivi diventarono loro i protagonisti della vita politica, economica e culturale dell’Ellade. Col passare del tempo, molti ex-ragazzi di sinistra si sono moderati: il professor Zervos (Master in Ingegneria a Princeton e Dea sulla meccanica dei fluidi al Curie di Parigi, grandissimo esperto di energie rinnovabili e soprattutto di eolico) non parla di politica, ma ha sempre votato a sinistra, anche a sinistra del Pasok. E lo scorso novembre il governo Papandreou lo ha chiamato a dirigere la Dei, società pubblica quotata in Borsa (lo Stato ha il 51 per cento), 23 mila dipendenti, con il mandato di scommettere tutto sull’energia prodotta dal vento: una miniera d’oro per un paese come la Grecia. E poi è arrivata la crisi.
«Si sapeva che la situazione fosse difficile – spiega Zervos – ma non così difficile». In uno dei pacchetti di provvedimenti, il governo ha imposto dei tagli agli stipendi del personale delle aziende pubbliche: alla Dei non è stato licenziato nessuno, ma i dipendenti hanno dovuto subire un taglio del 7 per cento del salario mensile. In più, la mannaia è calata anche sulle remunerazioni dei grandi manager pubblici. Una mannaia pesantissima, per il professor Zervos che ha perduto tra il 50 e il 60 per cento del suo stipendio. «Stavo attorno ai 300.000 euro, finirò per prenderne circa 150.000». Come l’ha presa? «Non certo con gioia – ammette – ma dobbiamo fare la nostra parte. Anche se i veri ricchi sono i tanti professionisti e imprenditori che evadono le tasse. E poi c’è la Chiesa che potrebbe contribuire. uno Stato nello Stato».
Penelope Kahtitsi parla perfettamente inglese, francese ed italiano, ha lavorato nella diplomazia greca a Bruxelles, alle Nazioni Unite, alla Fao. E adesso si considera relativamente contenta di essere riuscita a vincere il concorso bandito dal nuovo - meraviglioso - museo sotto l’Acropoli, destinato - si spera - a ospitare i magnifici fregi del Partenone rubati nel 1801 da Lord Elgin. Sta in biglietteria e organizza le visite delle scuole. Non è certo il suo lavoro ideale «ma - dice - comunque mi garantisce un contratto a tempo determinato di cinque mesi. Naturalmente spero di essere confermata. L’anno scorso sono stata senza lavoro per sette mesi anche se il mio curriculum è di alto livello».
Ma anche su «Peli» è caduta la mannaia delle misure governative: il suo mensile, 1000 euro, ha subito il taglio del 7 per cento e la quattordicesima che doveva ricevere a Pasqua è stata molto alleggerita. Peraltro, nella prossima busta verrà prelevato pure l’«arretrato» dei tagli salariali per il primo trimestre. «Non è certo facile vivere con così poco – dice Penelope – ad Atene i prezzi di ogni cosa sono altissimi. Io, per esempio, devo pagarmi un affitto di 360 euro per una casa di 55 metri quadri». Certo, si può arrotondare con un secondo lavoro. Penelope insegna francese a 18 euro l’ora, ma il futuro resta incerto: «Stiamo aspettando. Vedremo come andrà dopo l’estate».
Il problema dei tagli agli stipendi, invece, non preoccupa affatto Eleni Varveraki. Lei, un salario non ce l’ha più da quando il negozio di abbigliamento dove faceva la commessa l’ha lasciata a casa un anno e mezzo fa senza troppi complimenti. Un licenziamento avvenuto sette giorni prima il suo ventiseiesimo compleanno. Eleni è furiosa. Perché ha perso 650 euro al mese che, lavorando 10 ore ogni giorno, le permettevano di vivere da sola, ma con l’aiuto dei genitori, in una casetta a Maroussi e che ora dovrà abbandonare. Perché gira in cerca di un posto, ma non trova niente.
Ma in Grecia, il futuro non sorride neppure agli anziani. Come il povero ma dignitosissimo signor Yiannis Balbouras. Lo si può incontrare attorno all’elegante «Plathia Kolonaki» dove, gli capita ogni tanto, di vendere origano a chi glielo compra, un po’ per necessità, molto più per compassione. Altrimenti gira per i caffè, cercando di piazzare ai greci che ancora non hanno smesso di sperare nella fortuna, i biglietti della lotteria pubblica Lahio. Una cartella costa due euro l’uno. A lui spettano 14 centesimi.