Italo Carmignani e Valentina Errante, Il Messaggero 30/4/2010, 30 aprile 2010
di Italo Carmignani e Valentina Errante PERUGIA (30 aprile) - Non c’è iscrizione nel registro degli indagati, ma c’è il denaro con la forma elegante degli assegni circolari e c’è una novità
di Italo Carmignani e Valentina Errante PERUGIA (30 aprile) - Non c’è iscrizione nel registro degli indagati, ma c’è il denaro con la forma elegante degli assegni circolari e c’è una novità. Il denaro è passato dalle mani dell’architetto Angelo Zampolini a quelle di Claudio Scajola e utilizzato dal ministro per comprare casa al numero 2 di via Fagutale a Roma. La novità è che ora lo confermano indirettamente due testimoni, le proprietarie dell’immobile. In realtà sarebbe una normale transazione se non fosse per due particolari. Primo, l’architetto Angelo Zampolini è uno dei più importanti uomini di fiducia di Diego Anemone, l’imprenditore finito in carcere perché al centro dell’inchiesta ”Grandi eventi” per avere avuto tanti appalti e fatto numerosi favori. Secondo, di questa transazione si parla nella richiesta di arresto firmata dai pm per lo stesso Zampolini, per l’ex commissario dei mondiali di nuoto di Roma, Claudio Rinaldi (avrebbe favorito sempre Anemone), e per Stefano Gazzani, il commercialista dell’imprenditore finito in cella. Una richiesta di arresto ora stoppata dal gip Massimo Ricciarelli (per competenza territoriale) e appellata al Riesame dai pubblici ministeri perugini che si occupano dell’indagine, Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. In un’informativa del nucleo di polizia tributaria di Roma allegata alla richiesta si parla espressamente di quel passaggio di assegni. Ecco il dettaglio. «...il 6 luglio del 2004 Zampolini versa 900.000 euro in contanti, senza transitare sul conto corrente, richiedendo l’emissione di 80 assegni circolari, di cui 40 transitati a Barbara Papa e 40 intestati a Beatrice Papa, per rispettivi 450 euro ciascuna...». Dalle indagini emerge che non c’è alcuna relazione tra Zampolini e le sorelle Papa, proprietarie dell’immobile al numero di via Fagutale. Ancora dal rapporto della Finanza: «...il 23 marzo 2010 sono state sentite le due donne che hanno dichiarato in sintesi: riconosciamo gli assegni in parola, nonché la girata da noi effettuata per il versamento in banca, e che gli stessi furono consegnati loro dal ministro Claudio Scajola all’atto della vendita, nel 2004, dell’immobile di cui erano comproprietarie in via del Fagutale...». Le due donne aggiungono che «l’importo complessivo della vendita fu di un milione e 700 mila euro, diviso tra loro in parti uguali, in parte pagato in contanti...». Una somma diversa, sostiene sempre il nucleo di polizia tributaria nel suo rapporto, da quella registrata (13 luglio del 2004) all’Ufficio delle Entrate, dove risulta che il valore della vendita dell’immobile di via Fagutale, passato dalle sorelle Papa a Claudio Scajola, è di 610.000 euro. In sostanza una differenza, sostiene la Finanza, di un milione di euro. Ma non solo. La stessa operazione viene indicata anche per un’altra persona, il generale della Finanza (in forza ai servizi segreti) Francesco Pittorru. Le stesse carte parlano di modalità identiche: ad opera di Angelo Zampolini 285 mila euro in contanti diventano assegni circolari, quindi passano a Monica Urbani, proprietaria di un immobile in via Merulana a Roma, tramite il generale Pittorru. La consegna viene confermata dalla Urbani che riconosce gli assegni. Va precisato che la Urbani non ha mai avuto nulla a che fare con Zampolini. Ma nonostante le indagini dettagliate, per ora nessuno sa coma mai Zampolini faccia avere quei soldi a Scajola e a Pittorru. L’architetto, sentito dai pubblici ministeri perugini, dopo una prima versione («i soldi sono miei, guadagnati attraverso l’attività professionale») ammette di avere avuto quei soldi da Diego Anemone, ma aggiunge: mi ha detto Anemone di fare così, ma non so per quale motivo, nè il perché. In attesa di riceve il benestare dal Tribunale del Riesame per competenza territoriale, l’inchiesta Grandi eventi, partita dagli arresti di Angelo Balducci, Diego Anemone, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis e passata a Perugia per il coinvolgimento del magistrato romano Achille Toro (corruzione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio) prosegue anche su un altro fronte. Ieri i pubblici ministeri perugini hanno sentito Claudio Rinaldi, il commissario dei mondiali di nuoto di Roma contro cui era stato spiccato un mandato di arresto. Rinaldi, funzionario pubblico, assistito dagli avvocati Titta Madia e Valter Biscotti, ha spiegato quel presunto favore al Salaria Sport Village (riconducibile a Diego Anemone e Filippo Balducci) e il «...rilascio del titolo autorizzativo per i lavori d’implementazione del Village, abusando dei poteri connessi alla loro carica...». Scelte che per i pm avrebbero fatto guadagnare alla società circa 9 milioni di euro. Sempre per la procura, «in relazione a questo atto (Rinaldi ndr) riceveva dalla parte privata (Anemone ndr) la corresponsione di denaro per una somma allo stato non determinata che veniva girata in conti esteri (tra cui per Rinaldi, San Marino, tramite la madre) intestati ai pubblici ufficiali...». Ieri l’ex commissario per i mondiali di nuoto ha spiegato di non avere favorito alcuna società sportiva: «Tutti i circoli hanno avuto le stesse autorizzazioni», ha sostenuto. Il funzionario pubblico ha dato una spiegazione anche per il denaro transitato, attraverso sua madre, nella Repubblica di San Marino e su altri conti esteri. Sul punto avrebbe presentato anche documentazione bancaria: «Quei soldi non si riferiscono a me. Mia madre non agiva per mio conto, ma per conto di altri». Forse Rinaldi ha presentato documentazione che riguarda altri indagati. I pubblici ministeri perugini hanno ritenuto molto interessanti sia l’interrogatorio dell’ex commissario per i mondiali che quello di Zampolini, avvenuto qualche giorno fa. Intanto l’inchiesta corre sempre sul bilico della competenza territoriale. Per il gip Ricciarelli, Perugia non deve occuparsene, mentre, per i pm, la richiesta di misura cautelare ricalca quella nei confronti degli altri funzionari pubblici: Balducci, De Santis e Della Giovampaola. Un atto controfirmato da Paolo Micheli, altro gip dello stesso ufficio perugino. Chi la spunterà?