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 2010  aprile 30 Venerdì calendario

INTESA SANPAOLO. FUORI SINISCALCO TOCCA A BELTRATTI


Fuori il «candidatissimo» Domenico Siniscalco, dentro l’outsider Andrea Beltratti «unico candidato» di Torino. E sullo sfondo, ancora una volta, la sagoma di Enrico Salza. Più che una grigia storia di potere bancario, la corsa per la presidenza del consiglio di gestione di Intesa-Sanpaolo somiglia sempre di più a un romanzo. L’ultimo colpo di scena ieri, alla vigilia dell’assemblea che dovrà rinnovare il consiglio di sorveglianza della banca: l’ex ministro del Tesoro Domenico Siniscalco è costretto ad abbandonare la sua candidatura. Lui, finora dato per vincente nella corsa alla presidenza, sbatte la porta con clamore («Non si fanno giochi di pollaio sulla più grande banca italiana») dopo aver saputo che la Compagnia di Sanpaolo - primo azionista di Intesa-Sanpaolo con il 9,9% - punta tutto non più sul suo nome ma su quello di Andrea Beltratti, 51 anni, professore alla Bocconi e un’esperienza bancaria che al momento si limita a un posto nel cda di Biverbanca.
Una nota del presidente della Compagnia torinese, Angelo Benessia, spiega infatti che «tenuto conto anche dell’accoglienza delle altre Fondazioni» è «oggi in grado di ritenere che la candidatura del professor Beltratti, ora unico candidato raccomandato dalla Compagnia di Sanpaolo, se proposto al comitato nomine secondo le statuite procedure, potrà conseguire un vasto consenso». Dunque Benessia, come da mandato della sua Compagnia, ha sondato le altre Fondazioni - in primis la Cariplo guidata da Giuseppe Guzzetti - e ritiene di aver ottenuto l’ok sul nome di Beltratti. Anche la Fondazione Cariparo, guidata da Antonio Finotti e tradizionalmente vicina a Benessia, pare abbia espresso il suo favore per questo candidato, così come Cariparma ed altri importanti soci.
Del resto proprio Guzzetti risulta essersi speso molto contro una presidenza Siniscalco, sostenendo che avrebbe rappresentato l’ingresso della politica in banca e chiedendo invece di salvaguardare l’«autonomia» di Intesa-Sanpaolo. La pietra dello scandalo, per il presidente Cariplo e vero gran tessitore dei destini della banca, era stata un’intervista del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che metteva il suo marchio sul nome di Siniscalco. Ma a preoccuparlo era anche - anzi, soprattutto - il fatto che Siniscalco sia considerato assai vicino al ministro dell’Economia Giulio Tremonti. In un momento in cui la Lega dice di mirare al mondo del credito, quell’ingresso nella principale banca italiana avrebbe avuto - fatta salva l’esperienza e la personalità di Siniscalco - un significato politico indigesto per alcuni azionisti.
Da qui il cambio di rotta di Benessia. Sebbene il presidente della Compagnia due settimane fa fosse entrato in consiglio con il solo nome di Siniscalco come candidato alla presidenza e ne fosse uscito - su richiesta della vicepresidente Elsa Fornero - con due candidature «gemelle», il pressing delle altre Fondazioni è stato decisivo. Non a caso ieri Benessia, ha voluto dire anche che «la comunanza di intenti delle Fondazioni, ancora una volta, costituisce un punto di forza di assoluta importanza per la serenità del management della banca». E in quanto a Beltratti, è «un candidato che esprime appieno la giusta valenza della torinesità».
Cosa accadrà ora? Come hanno ripetuto in questi giorni esponenti di spicco delle Fondazioni, lo statuto attribuisce il potere di nominare il presidente non ai torinesi, ma al consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo su proposta del comitato nomine. Il consiglio di sorveglianza viene eletto oggi, tra lunedì e martedì dovrebbe riunirsi per formare i vari comitati e solo dopo si potrà procedere formalmente alle nomine dell’intero consiglio di gestione, presidente compreso.
E Salza? Al momento è fuori. Ma chi lo conosce sa che il vecchio presidente lotta ancora per restare al suo posto. Qualche sponda la potrebbe trovare - oltre che in Fondazione Cariplo - anche nella stessa Compagnia di Sanpaolo, tra i «dissidenti» alla linea Benessia. Prima che si decida il consiglio di gestione Intesa-Sanpaolo, infatti, la fondazione torinese deve trovare un altro nome da mettere al posto di quello di Siniscalco, ovviamente non disponibile per un posto da semplice consigliere. Alcune riflessioni sono già state fatte: si tratta di uomini di banca e il nome di Salza non compare tra questi. Ma nella Torino dei poteri politici e finanziari solo in apparenza quieta - insegnano le cronache di questi giorni - mai dire mai.