varie, 30 aprile 2010
Vanda Eraldi, 85 anni. Romana, pensionata, costretta a letto da una malattia, viveva ai Parioli col figlio Leandro Ventura, 62 anni, ex direttore e ora proiezionista al cinema Odeon, e con la nuora Bruna Mantovani, 51, maschera all’Arlecchino, la mania del videopoker
Vanda Eraldi, 85 anni. Romana, pensionata, costretta a letto da una malattia, viveva ai Parioli col figlio Leandro Ventura, 62 anni, ex direttore e ora proiezionista al cinema Odeon, e con la nuora Bruna Mantovani, 51, maschera all’Arlecchino, la mania del videopoker. Da qualche tempo la famiglia s’era indebitata con le finanziarie e la Mantovani, ossessionata da quei problemi di soldi, più volte aveva cercato di convincere marito e suocera a risolvere la faccenda vendere una casa a Castel Guelfo. Siccome quelli non ne volevano sapere, l’altra mattina impugnando un coltello da cucina entrò in camera della Eraldi e le infilò la lama tre volte nel petto. Quindi telefonò al marito, «Leandro vieni subito, ho fatto una sciocchezza. E’ successa una cosa gravissima», lui si precipitò fuori dal posto di lavoro, percorse i pochi metri che lo separavano da casa, salì al secondo piano e si chinò orripilato sulla madre che giaceva nel letto in una pozza di sangue. A quel punto la Mantovani, aggredendolo alle spalle, lo infilzò due volte alla schiena, poi al volto e alla mano, ma lui riuscì a sfilarle di mano il coltello, la immobilizzò sedendosi sopra a lei, e chiamò la polizia mentre la donna urlava: «Siamo pieni di debiti, dobbiamo morire tutti e tre». Quella mattina, di buon’ora, la Mantovani aveva scritto cinque lettere: due al figlio operaio Marco, per raccomandargli di esser forte e di aver cura di sè («nonostante ciò che è successo esaudisci il tuo desiderio e domenica va a vedere Atalanta-Bologna»), una alla fidanzata di lui, una a un amico bancario (per chiedergli di seguire il figlio nelle questioni finanziarie), una al cognato Alessandro Ventura, in cui cui parla dei debiti, dello sfratto che avevano ricevuto nella casa ai Parioli, e di come lei aveva risolto tutto: «Se moriranno Leandro e sua madre i problemi saranno risolti, perché si potrà vendere la nostra casa di Castelguelfo, vendita a cui loro due sono contrari. Inoltre, con la morte di Leandro, il debito si estinguerà e tu e Marco potrete vivere tranquilli». Prima delle dieci di mattina di martedì 27 aprile in un bell’appartamento in via Belle Arti 16 a Roma.