Frammenti, 29 aprile 2010
Tags : Carlo Callieri
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CALLIERI
CARLO"
"Questo non è un sindacato moderno. Questi sono dei burocrati, dei formalisti. Sono statici. Altro che segretari di confederazioni: i segretari comunali, dovrebbero fare" (Carlo Callieri sul ”Corriere della Sera” di mercoledì 4 agosto).
(Ipse dixit 13-19 agosto 1999)
"Abbiamo vissuto tante fasi nella storia del sindacato: collateralismo, cinghia di trasmissione, supplenza. Oggi siamo all’inversione: taluni stanno pericolosamente involvendo verso ambizioni politiche" (Carlo Callieri sulla ”Stampa” di sabato 4 settembre). (Ipse dixit 10-16 settembre 1999)
la cosiddetta ”Capri-connection”, cioè quell’asse di imprenditori e frequentatori dell’isola campana e dei suoi convegni, da Della Valle a tutti gli altri, che avrebbero voluto portare Carlo Callieri al vertice di Confindustria e che invece hanno perso, spazzati via da Romiti e dai ”berluschini” del Nordest, che hanno preferito il ben più ruvido D’Amato. (Massimo Giannini, ”la Repubblica” 26/6/2001).
Paolo Panerai: ”Ma no. Con Carlo Callieri (amministratore delegato e direttore generale della Rizzoli, ndr) a livello personale avevo un buon rapporto. Il fatto è che né Callieri, né tantomeno l’Avvocato, dovevano dire o chiedere alcunché. Era il sistema che era fatto così [...](Angelo Pergolini, ”Panorama” 10/12/1998).
CARLO CALLIERI, ex vicepresidente della Confindustria: «J.P. Morgan, all’ inizio della sua carriera, veniva considerato un mezzo bandito. Il capitalismo è fatto così: all’ inizio sei un buzzurro, se segui le regole ti ingentilisci. Capiterà anche con Ricucci». (Repubblica Affari & Finanza 23/01/2006)
Con l’abituale franchezza, il vicepresidente della Compagnia di San Paolo, Carlo Callieri, ammette l’esistenza del problema e indica nei comportamenti individuali l’unica soluzione: «Per evitare di essere considerati tappabuchi delle casse pubbliche, basta avere il gusto di evitare servilismi nei confronti delle istituzioni». (Luigi La Spina, La Stampa 14/3/2007)
INDICE DEI NOMI DEL VOLUME: MARCO FERRANTE "CASA AGNELLI. STORIE E PERSONAGGI DELL’ULTIMA DINASTIA ITALIANA" MONDADORI 2007
Collocazione: A2
Callieri, Carlo, 164,168
Che a sua volta, nel Duemila, aveva visto il suo candidato, Carlo Callieri, sorpassato in dirittura d’arrivo dal rampante D’Amato. (L’Espresso 10/01/2008)
Il vero artefice di quella sfida ai sindacati e ai lavoratori, in realtà, non fu tanto Romiti quanto Carlo Callieri (soprannominato John Wayne, ndr). (Il Manifesto 16 gennaio 2008, Loris Campetti)
Nell´indagine è stato sentito come teste Carlo Callieri, ex direttore del personale di Fiat Auto, che ha confermato: «Le dichiarazioni di Pagella del 1995 sono del tutto inattendibili».
(Ettore Boffano e Paolo Griseri per "la Repubblica" 12/06/2009)
Anche Panerai ha concordato ieri con Angelo Rizzoli che la cessione avvenne per un tozzo di pane, mentre Carlo Callieri, ex manager Fiat e a.d. di Rizzoli dal 1984 al 1986, ha affermato durante la trasmissione che il prezzo era giusto.
«Dall’amministrazione controllata la Rizzoli uscì malconcia, assai malconcia, perché la verità è che il trio i Blu l’aveva devastata», ha rilanciato Callieri. «L’amministrazione controllata aveva fatto un riassetto molto meritorio ma cambiando» in corsa «perché da una impostazione iniziale che prevedeva di salvare tutto c’era stato un momento in cui si temeva che la Rizzoli, che era più debole, trascinasse a fondo il Corriere della Sera. Allora il commissario giudiziale decise di separare le due aziende e a quel punto ognuna prese il mare per suo conto. La via della salvezza è stata assai complicata e ha portato la non emersione di alcune cose che poi sono venute fuori nel corso della gestione ordinaria».
(Marco Livi, ItaliaOggi 1/4/2010)
E lei scelse il suo braccio destro Carlo Callieri, distaccato dalla Fiat a fare l’amministratore delegato della Rizzoli. In un recente dibattito alla televisione del gruppo Class editori, Callieri ha ribadito che il prezzo pagato fu giusto.
«Oggi l’azione manageriale di Callieri non la ricorda più nessuno. Ma il suo contributo fu determinante. Andò giù con la scimitarra, licenziò, tagliò. Dopo un anno, quando per motivi di famiglia volle lasciare Milano, la Rizzoli era risanata. Logico che il valore dell’azienda a quel punto risultasse superiore». (Stefano Lorenzetto, il Giornale, 18/4/2010)